CRIVELLI, Andrea
Nacque probabilmente a Trento, ove il padre Leonardo, originario di Castel Tesino, si era trasferito da Pergine (Weber, 1925, p. 351). Nel 1513 era fattore del conte palatino Giovanni Antonio Pona, allora camerlengo a Verona per l'imperatore, poi console della città (Albertini, 1921, p. 120; Weber, 1925, p. 350). Per il Pona, nella cui casa compare come testimonio già in un atto del 1502, svolgeva funzioni amministrative, curando compravendite ed affitti.
Il C., appartenente ad una famiglia benestante, era sposato con Aurelia Balduini, ed aveva una figlia di nome Elisabetta (Albertini, 1921, p. 120); di professione speziale, rivestì numerose ed importanti cariche cittadine, a partire dal 1525, quando venne eletto console durante il periodo della guerra rustica. In tale veste egli venne inviato a richiamare Bernardo Cles, principe vescovo di Trento, rifugiatosi a Riva. Nel settembre dello stesso anno fu incaricato di mettere in condizioni di difesa le mura della città (Weber, 1925, p. 352). Nel 1527 il Cles chiamò il Pona a sorvegliare i lavori per la realizzazione della sua residenza (Magno Palazzo) accanto al castello del Buonconsiglio; il C. fu chiamato anch'egli alla fabbrica e affiancato all'"inzigner" Ludovico Zaffran, col quale il 13 novembre si recò a Verona per scegliervi un maestro lapicida (Semper, 1895, p. 384).
Il ruolo del C., con la pubblicazione dei documenti relativi ai lavori clesiani del Buonconsiglio (Semper, 1895, 1896; Ausserer-Gerola, 1924)., è stato erroneamente interpretato come. quello di direttore tecnico o di ideatore della fabbrica (Gerola, 1934, p. 30); d'altra parte si riteneva (a partire dal Semper, 1895, p. 384) che la principale attività del C. fosse quella di architetto, o quanto meno di soprastante alle fabbriche ordinate dal Cles (cfr. Thieme-Becker). Tuttavia si era già notato (Weber, 1925, p. 352) che il suo nome nei documenti non appare mai accompagnato dal titolo di maestro muratore, di architetto o di ingegnere; più recentemente (Rasmo, 1955, pp. 25 ss.) la figura del C. per la fabbrica del Buonconsiglio e per quelle successivamente volute dal Clesio è stata riportata nel suo giusto ambito, e cioè non di architetto o soprastante, ma di amministratore e uomo di fiducia del vescovo, il quale era costretto ad assentarsi spesso da Trento ed aveva necessità di un responsabile che curasse la stesura degli atti, la contabilità ed i rapporti con le maestranze, e che, come appare nella fitta corrispondenza relativa ai lavori del Buonconsiglio (Ausserer-Gerola, 1924), sapesse recepire le sue indicazioni e lo tenesse informato di ogni dettaglio. D'altra parte nessun documento fa esplicito rifemento a disegni del Crivelli.
Allontanatosi nel 1528 lo Zaffran dalla direzione della fabbrica, il C. non lo sostituì, come si è ritenuto (Semper, 1914, p. VI), ma continuò a svolgere funzioni di responsabile amministrativo; mentre il capo delle maestranze, al quale va semmai riferita l'ideazione architettonica, era il maestro lombardo Alessio Longhi (Rasmo, 1955, p. 26), che da allora in poi lavorò al servizio del Cles sempre in coppia con il Crivelli. Quest'ultimo, negli anni 1527-32, svolse anche funzioni di maggiordomo del vescovo (Menestrina, 1904, p. 103). Ultimata nel 1536 la residenza del Buonconsiglio, l'anno seguente il vescovo impegnò il Longhi nel restauro della residenza estiva di Cavalese; durante i lavori, terminati nel 1539, il C. svolse funzioni di tramite e di controllo, recandosi più volte in Val di Fiemme (ibid., pp. 99 s.). Analoghe funzioni svolse nei restauri di Castel Toblino, del 1537-38 (Semper, 1895, p. 384), di castel Tenno e castel Selva (Weber, 1925, p. 352; Cetto, 1952, pp. 317 ss.). Nel 1538 fu incaricato col Longhi dal Consiglio cittadino di giudicare l'operato dei costruttori del nuovo ponte di San Lorenzo sull'Adige (Weber, 1925, p. 352); dopo la morte del Cles (1539), prestò servizio anche per il successore Cristoforo Madruzzo.
L'attività principale del C. rimaneva quella conseguente alle numerose cariche pubbliche rivestite: negli anni 1527, 1528, 1548 e 1549 fu tesoriere e procuratore della città, nel 1547 e 1551 console per la seconda e la terza volta (Albertini, 1921, p. 120). La notorietà acquisita come organizzatore di cantieri di notevole impegno spiega come il C. Venisse chiamato nel 1549 ad Innsbruck, sempre insieme col Longhi, per predisporre il progetto della nuova chiesa di corte (o dei francescani) ove doveva sistemarsi il mausoleo di Massimiliano I (Schönherr, 1890, p. .234). I due si recarono ad Innsbruck, ove consegnarono il progetto richiesto. Sempre dal 1549, il C. curava i lavori per la costruzione della chiesa di S. Paolo di Appiano (Atz, 1909, p. 493). Nel 1552 il governo di Innsbruck decise diavviare i lavori per la chiesa di corte, e mandò a richiamare a Trento il C. e due ingegneri (il Longhi ed un altro maestro muratore). Dopo qualche resistenza da parte del cardinale Madruzzo, che riteneva il C. troppo vecchio e i due ingegneri inadatti all'importanza. della fabbrica, egli tornò ad Innsbruck con Marco Della Bolla, che preparò il modello della chiesa, essendo. forse già morto Alessio Longhi (Rasmo, 1955, p. 25). Nel 1553, infine, il C. iniziò a dirigere l'opera, portando con sé Gerolamo Longhi, figlio di Alessio. Anche l'ideazione della chiesa di Innsbruck non andrebbe riferita al C. (ibid.), che era indispensabile relativamente all'organizzozione delle maestranze italiane, bensì ad Alessio Longhi per il progetto iniziale, e al figlio Gerolamo e a Marco Della Bolla per la pratica attuazione.
Il C., più che ottantenne (Albertini, 1921, p. 120), morì probabilmente poco dopo il 1554; in quest'anno è ricordato per l'ultima volta dai documenti relativi alla chiesa di Innsbruck, per essersi recato a Vienna a impedire modifiche al progetto (Menestrina, 1904, p. 105).
Fonti e Bibl.: Kunstfreund, VI(1890), pp. 17 s.; D. von Schönherr, Geschichte des Grabmals Raisers Maximilian I. und der Hofkirche zu Innsbruck, in Jahrbuch der kunsthistor. Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, VII(1888), 2, n. 4903; XI (1890), 1-2, ad Indicem; N. Tommasi. Il castello del Buon Consiglio in Trento, Innsbruck s. d, pp. 64-67; H. Semper, Docum. intorno alla fabbrica del castello del Buonconsiglio, in Arch. stor. d. arte, I (1895), pp. 119, 121, 380, 384; II(1896), pp. 143-46; H. Schmölzer, Zur Baugeschichie des Palazzo vescovile in Cavalese, in Jahrbuch der K. K. Zentral-Kommission für Erforschung und Erhaltung der Kunst- und histor. Denkmale, I(1903), pp. 325 s., 329; F. Menestrina, Bernardo Clesio e i restauri del palazzo di Cavalese, in Tridentum, VII(1904), pp. 99-108; K. Atz, Kunstgeschichte von Tirol und Vorarlberg, Innsbruck 1909, pp. 493, 890; G. Gerola. Appunti per la storia dell'arte nel Trentino, l'architetto B. Covo a Trento, in Tridentum, XIII (1911), p. 174; H. Semper, Il castello del Buon Consiglio a Trento. Docum. concernenti la fabbrica nel periodo clesiano (1527-1536), in Pro Cultura, V (1914), Suppl., pp. V, VI, 20, 27, 35, 66, 68 ss., 72, 74 s.; G. Albertini, Le sepolture e le lapidi nel duomo di Trento, in Studi trentini, II (1921), pp. 118 ss.; C. Ausserer-G. Gerola, I documenti clesiani del Buonconsiglio, Venezia 1924, pp. 18 s., 31-34, 40, 53, 56, 59, 62, 71, 74, 78, 101, 112, 115, 119, 126 s., 137, 141, 149, 154, 160, 163, 168 s., 172, 174, 178 s., 186 s.; S. Weber, Appunti per la storia dell'arte nel Trentino, in Studi trentini, VI(1925), pp. 350 n. 5, 351-54; G. Gerola, Il castello del Buonconsiglio ed il Museo nazionale di Trento, Roma 1934, pp. 30, 49; A. Cetto, Castel Selva e Levico nella storia del princtpato vescovile di Trento, Trento 1951, ad Ind.; N. Rasmo, A. Longhi archit. e scultore, in Cultura atesina, IX (1955), pp. 24-29; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 127.