CORNER, Andrea
Sulla metà del secolo XIV operarono a Venezia vari uomini politici di questo nome. La identificazione di ciascuno di essi è resa difficile dalla mancanza nei documenti del patronimico e del luogo di abitazione della famiglia. D'altro canto, anche gli alberi genealogici spesso non sono tra loro concordi. In particolare, appare più volte problematico distinguere dagli omonimi l'Andrea Corner che nel 1344 perorò presso il pontefice una causa di commercio con i Turchi. Secondo la genealogia del Priuli - che appare la più attendibile e che pertanto è qui usata come base fondamentale per la ricostruzione della vita del C. - egli sarebbe figlio di Giovanni di Andrea di Filippo. Era soprannominato "cerera", mentre nessuna fonte attesta il nome di Andreol che gli attribuisce il Barbaro-Tasca. Alcune genealogie lo dicono da S. Aponal (S. Apollinare), altre da S. Felice, mentre il segretario alle voci ricorda invece un Andrea Corner del sestriere di San Polo il quale, però, non necessariamente deve identificarsi con il Corner. Il manoscritto viennese del Barbaro lo considera fratello di Federigo cavalier: tale affermazione, però, non si ritrova nel manoscritto veneziano del Barbaro. E, d'altra parte, se il C. è da identificare con il Corner inviato come duca di Candia nel 1341, sembra difficile ammettere che il medesimo fosse fratello di Federico, perché altrimenti bisognerebbe pensare che quando ricevette l'incarico nell'isola avesse soltanto ventisei anni.
Appare possibile ritenere che il C. sia l'Andrea Corner nominato nel 1341 duca di Candia. Durante il suo governo si manifestò per la prima volta una grave ribellione nell'isola contro il dominio veneziano, ribellione che durò a lungo e richiese l'intervento di truppe veneziane. L'insofferenza della popolazione greca aveva offerto ai feudatari dell'isola il pretesto per insorgere contro Venezia. La ribellione si organizzò sotto la guida di Leone Calergi, il quale trattò segretamente con i Turchi per ottenere l'invasione dell'isola. Venezia inviò contro i ribelli un esercito agli ordini di Alessio Calergi, il quale sconfisse più volte i nemici. Di fronte all'insuccesso della ribellione, Leone Calergi decise di sottomettersi, sperando di ottenere clemenza dai Veneziani. Ma venne fatto prigioniero, e il duca ordinò di ucciderlo. La fine del Calergi suscitò una decisa reazione degli altri ribelli; ma ancora una volta l'esercito veneziano riuscì a sconfiggerli ed essi furono costretti a rifugiarsi sui monti. Successivamente il duca operò per stabilire un più deciso controllo sui nobili: impose, infatti, severe pene per i feudatari che non prestavano il servizio militare da loro dovuto. I nobili cercarono di essere liberati da questa disposizione e a tal fine inviarono nell'agosto 1342 un ambasciatore a Venezia. Nello stesso anno il duca rientrò in patria: lo sostituì Pietro Miani. La prematura morte di quest'ultimo, avvenuta insieme con quella di Alessio Calergi, dette nuovo spazio alla rivolta cretese.
Se, dunque, il C. è da identificare con il duca di Candia, è certamente da escludere ogni confusione con l'altro Andrea Corner che negli stessi anni fu consigliere del doge e come tale si distinse con proposte personali in Quarantia criminal. I documenti, invece, non consentono di chiarire se fu il C. il podestà di Serravalle nel 1343 o quello che venne eletto tra i Cinque savi il 18 settembre del medesimo anno per studiare, in otto giorni, le possibilità di finanziare l'allestimento di un'armata da inviare contro i Turchi secondo i desideri del papa e di altri principi cristiani.
Erano sorti infatti contrasti lungo le vie commerciali e Venezia ritenne opportuno inviare due ambasciatori al papa Clemente VI, per ottenere il permesso di commerciare con Alessandria d'Egitto governata dal sultano Ismail. È forse il momento di maggior prestigio del C. che insieme con Marin Faliero portò a termine felicemente la missione, ottenendo attestazioni di stima da parte della Curia pontificia e dello Stato veneziano che lo fregiò del titolo di cavaliere. La lettera con cui la Sede apostolica concesse il privilegio è datata 27 apr. 1344: in essa, preso atto delle difficoltà attuali del commerciare e come questo sia la risorsa principale della Comunità veneziana, si permette che quattro navi e sei galee della Signoria possano per cinque anni importare ed esportare le mercanzie più convenienti eccettuateperò armi, ferro, legnami, schiavi e quanto è proibito dal diritto comune. Ottenuto l'assenso del papa furono eletti, nell'agosto dello stesso anno, cinque sapienti con il compito di analizzare il testo pontificio e di riferire in Senato tutto quanto paresse necessario per il viaggio in Alessandria. Tra questi patrizi vi fu anche il Corner. Quando si trattò di discutere l'elezione dell'ambasciatore da inviare al sultano sorse un contrasto nel gruppo di coloro che potevano "metter parte": Pietro Gradenigo e il C., due dei cinque sapienti, volevano che il rappresentante della Signoria fosse scelto in Maggior Consiglio. Prevalse però l'opinione che fosse il Pregadi a eleggerlo (23 ag. 1344): questa precauzione era forse suggerita dalla particolare delicatezza della missione. Nel settembre dello stesso 1344 i due ambasciatori alla corte pontificia informarono il Senato di un errore nel calcolo delle spese da loro sostenute durante il viaggio e chiesero che l'ufficio competente venisse autorizzato a pagare interamente la cifra che loro spettava; l'istanza venne accolta.
Nel 1345 il C. fu podestà e capitano a Treviso e l'anno seguente, solo però secondo il Cappellari Vivaro, consigliere e capitano di un'armata contro i Turchi resasi necessaria per il deterioramento delle posizioni veneziane nel Mediterraneo orientale. Trattandosi di una carica militare il diplomatico potrebbe essere stato confuso con un probabile omonimo che nel 1332 fu savio del Consiglio, poi consigliere a Spalato e capitano generale da Mar nel 1340. È da ritenere che costui sia un'altra persona in base all'età e al fatto che molto probabilmente il Priuli non avrebbe taciuto cariche così prestigiose.
L'8 febbr. 1351 il C. fu nominato consigliere del doge Andrea Dandolo e apparve in Pregadi come promotore di alcune deliberazioni; l'anno seguente, esecutore nel Collegio di trenta savi in carica per sei mesi, poi prorogati in altri sei, come consiglio di guerra, contro il re di Ungheria e i Genovesi. Partecipò alla elezione del doge Marin Faliero e al Collegio (aprile 1355) dei venti patrizi di zonta al Consiglio dei dieci, con autorità consultiva, in occasione del processo fatto allo stesso doge. Anche il C. ascoltò il Faliero chiamato a discolparsi; non conosciamo però quale risoluzione abbia suggerito. In quel mese fu anche probabilmente tra i quarantuno elettori di Giovanni Gradenigo e l'anno dopo di Giovanni Dolfin.
Alla crisi interna s'era andata sommando l'incerta posizione veneziana in Dalmazia e nello stesso Trevigiano al punto che la sopravvivenza stessa dello Stato sembrava in pericolo. Luigi di Ungheria aveva chiesto esplicitamente la rinuncia da parte di Venezia di ogni diritto sulla Dalmazia. Vennero perciò eletti (12 nov. 1356) venticinque sapienti in Maggior Consiglio, tra cui anche il C., per rispondere ai capitoli di intesa proposti dal re tramite il legato della Sede apostolica. Alcuni giorni dopo si giunse a una convenzione: cinque mesi di tregua avrebbero potuto servire per valutare le possibilità di un'intesa, tra i principi cristiani, per una crociata proposta dal pontefice. Ma ben presto ricominciarono le ostilità e fu di nuovo necessaria una zonta di cinquanta patrizi, con autorità di voto, tra i quali ancora una volta fu il C. (9 genn. 1358). Il dibattito divise la classe dirigente veneziana tra coloro che, non accettando le pesanti proposte del re, intendevano continuare la guerra ad oltranza e gli altri che preferivano rinunciare alla Dalmazia pur di veder riconosciuti i diritti del Comune sul Trevigiano e il Cenedese. Anche in questo dibattito non è però possibile ricostruire l'opinione del Corner.
Con questo incarico terminano le notizie offerteci dal Priuli: possiamo ritenere vicina al vero la data di morte (1363) tramandataci dal Barbaro e dalle genealogie del Priuli, mentre risulta meno sicura, almeno finché non sarà chiaro di quale contrada egli fosse, quell'altra informazione che lo voleva sepolto nel chiostro dei Frari.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscellanea codd., I, Storia veneta, 19: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, pp. 9, 15, 33; Ibid., ibid., 25: G. Priuli, Genealogie, pp. 1785, 1832; Ibid., ibid., 56: Cronaca [attribuita a D. Barbaro], cc. 60v, 68v; Ibid., ibid., 74, cc. 6v, 8v; Ibid., ibid.,III, Codd. Soranzo, 31: G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, p. 879; Ibid., Segretario alle voci, Misti, reg. I, nn. 1163, 1282, 1561, 1890, 2633, 2652, 2874, 3216; reg. 2, n. 1688; Ibid., Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 23, cc. 117r, 121v, 122r; per il C. e gli omonimi sopra citati: Ibid., Senato, Misti, reg. 16, c. 47v; reg. 18, cc. 51r. 75v, 76v, 77rv, 78rv; reg. 19, cc. 19r, 29r, 80r, 81v; reg. 20, cc. 62v, 63rv, 78v, 86r; reg. 21, cc. 64v, 65r, 84r, 86r; reg. 22, cc. 43r-46r; reg. 26, cc. 42r, 61v, 62r, 90r, 94v; Ibid., Collegio. Segreta (1354-1363), cc. 16v, 17rv, 34rv, 35r; Venezia, Bibl. d. civico Museo Correr, Cod. Cicogna, 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, c. 187v; Venezia Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It. cl. VII, 128a (= 8639): G. G. Caroldo, Cronaa, cc. 189r, 190r, 219r, 244rv, 278r; ibid., 198 (= 8383), c. 73r; ibid., 307 (= 8467): Origine della Rep. veneta, cc. 26v, 28r, 30v, 31v, 35v, 38v, 40rv; ibid., 926 (8595), cc. 8v, gr, mr, 15r, 20v; ibid., 791 (7589): Cronaca detta Veniera, c. 77v; Vienna, Oesterreich. Nationalbibl., cod. 6155: M. Barbaro, Fam. nobili ven., A-L; R. de Caresinis Cron., in Rer. Ital. Script., 2 ed., XII, 2, a C. di E. Pastorello, pp. 4, 11, 13; I libri commem. della Repubblica di Venezia, Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, p. 141; Diplomatarium Venetum levantinum, a cura di G. M. Thomas, Venezia 1880, 1, pp. 277 s.; Le deliberaz. del Consiglio dei XL della Repubblica di Venezia, a cura di A. Lombardo, I, Venezia 1957, pp. 2, 8 s.; Le deliberaz. del Consiglio dei rogati, a cura di R. Cessi-P. Sambin, II, Venezia 1960, pp. 273; F. Cornelio, Creta sacra, Venezia 1755, pp. 310 ss.; S. Romanin, Storia documentata di Venezia,III, Venezia 1855, pp. 148, 189; C. F. Bianchi, L'antichissima e nobilissima famiglia veneta dei Cornaro, Zara 1886, pp. 4 s.; A. Berruti, Patriziato veneto. I Cornaro, Torino 1952, pp. 71, 106.