CONTI, Andrea
Discendeva da una delle più antiche e rinomate famiglie romane, la quale nelle innumerevoli faide dei baroni della Campagna nel sec. XV stava spesso dalla parte degli Orsini contro i Colonna. Nato tra il 1420 e il 1430 a Roma, forse nella Torre delle Milizie, che allora apparteneva ai Conti, da Grato (Grado) di Ildebrandino signore di Montefortino e vicario pontificio di Paliano, apparteneva al ramo dei Conti di Valmontone. Nulla si sa finora della madre, che apparteneva sicuramente a una di quelle nobili famiglie romane con cui i Conti si imparentavano tradizionalmente.
Dei fratelli del C., Giovanni scelse la carriera ecclesiastica e diventò arcivescovo di Conza e cardinale (m. 1493); Giacomo fu capitano; pontificio e ber qualche tempo godette di una certa stima alla corte pontificia (m. 1484); delle sorelle, Iacoba sposò Orso Orsini.
Già in giovane età il C. si vide coinvolto con i suoi congiunti nel tradizionale contrasto che opponeva la sua faniiglia, partigiana degli Orsini, al gruppo delle nobili famiglie romane facenti capo ai Colonna e ai Savelli: nel 1451 infatti ci fu un tentativo di avvelenamento ai danni dei Conti che veniva attribuito al cardinale Prospero Colonna. Benché ancora giovane, il C. svolse una parte determinante nella cattura e nella condanna degli esecutori materiali dell'attentato, i cuochi rispettivamente del padre Grato e dello zio Alto. Posti sotto la sua sorveglianza, tutt'e due confessarono di essere stati istigati dal cardinale Colonna, e furono immediatamente uccisi. Poiché il C. si era comportato in modo brutale anche nei confronti di un ecclesiastico sospettato del delitto, don Nicola Pettinari, egli e i suoi congiunti furono scomunicati e privati dei beni dopo un'inchiesta da parte di una commissione pontificia presieduta dal vescovo di Piacenza Niccolò Amidano. In quella occasione i Conti persero anche Paliano, dove avevano esercitato il vicariato pontificio, che passò ai Colonna. Le fonti tacciono sull'esito della faccenda. Sappiamo solo che Niccolò V, con bolla del 6 ott. 1453, riabilitò il C. e il padre Grato (De Cupis, p. 591).
Il 19 genn. 1455 il C. è brevemente ricordato, insieme con i fratelli, in un compromesso di vendita relativo al castello di Torrecchia ceduto cinque anni prima da Grato alla sorella Cecc[h]a (Francesca), sposata con Ruggero Caetani, per il prezzo di 3.000 ducati d'oro: "Johan Conte per se i soi fratelli Andrea e Jacobo". Si potrebbe quindi supporre che Grato nel frattempo fosse morto, visto che nel documento figurano soltanto i suoi figli (cfr. Caetani, Varia, p. 180).
Anche Callisto III (1455-1458) si preoccupò sin dall'inizio del suo pontificato di porre fine alle faide dei nobili: il 19 genn. 1457 infatti invitò Antonio Colonna principe di Salerno e Odoardo duca della Marsia da un lato, e il C. e i suoi fratelli daIl'altro, a rinunciare alle ostilità, imponendo loro "una tregua di due anni sotto pena di incorrere altrimenti in gravi sanzioni" (cfr. Paschini, p. 193). Tuttavia con poco successo.
Nella lotta per la successione napoletana, in cui papa Pio II (1458-1464) sosteneva Ferrante d'Aragona contro il suo rivale Giovanni d'Angiò, il C., con il fratello Giacomo e con gli altri suoi congiunti, si schierò dalla parte del pontefice, visto che la fazione degli Orsini si era subito schierata a favore di Ferrante, mentre la parte avversa, guidata da Colonna, Savelli e Anguillara, parteggiava per l'Angiò. Secondo quanto riferiscono i cronisti contemporanei, all'inizio di luglio 1460 il C. e Giacomo Conti per incarico del papa vennero in soccorso di Ferrante con 300 cavalli e fanti, senza tuttavia poter evitare la grave sconfitta del re in seguito ad un attacco affrettato contro il nemico il 7 luglio a Samo, in conseguenza della quale molti nobili passarono alla fazione angioma. Ma nella battaglia decisiva presso Troia, il 18 ag. 1462, alla quale parteciparono anche contingenti pontifici, e quindi il C. e Giacomo Conti, Ferrante riuscì vittorioso. Alla fine del 1463, quando anche il Piccinino era passato al servizio di Ferrante, le truppe comandate dal C. potevano ritirarsi a Roma passando da Montecassino, dove si acquartierarono.
Anche Paolo II continuò negli sforzi di comporre i conflitti locali tra i nobili, e così il 27 sett. 1464 Giovanni Conti, arcivescovo di Conza, come membro più autorevole della famiglia, raggiunse un accordo con Deifobo e Francesco dell'Anguillara, "pro se ac d. Andrea et Jacobo, suis germanis fratribus". Le due parti scelsero Orso Orsini, conte di Nola come arbitro per tutte le controversie irrisolte (De Cupis, p. 640). Ma neanche questa pacificazione ebbe un effetto durevole.
Durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484), più ricco di notizie biografiche, il C. compare spesso nella sua qualità di maestro del S. Ospizio, soprattutto in occasione delle messe pontiflcie. Quando Sisto IV il 12 apr. 1481, nel discorso pronunciato in concistoro, fece appello ai nobili di comporre i contrasti di fronte al pericolo turco, fu il C. ad assicurare al papa il suo sostegno, insieme con il fratello Giovanni, Stefano Colonna e Virginio Orsini. Ma l'acuirsi della tensione, favorito dagli intrighi del nipote del papa Girolamo Riario, che sfociò nella guerra contro Napoli, riaccese ben presto i vecchi conflitti. Insieme con il Riario il C. e il fratello Giacomo, nell'estate del 1482, predisposero la difesa di Roma. Con l'occasione fecero anche alcune sortite nei dintorni, durante una delle quali il C., da Carpineto, riuscì a strappare a Nicola Caetani, spintosi contro Sezze e Priverno, il bottino che vi aveva fatto (soprattutto bestiame) e a metterlo in fuga. Tuttavia non poté impedire la presa di Terracina da parte delle truppe di Ferrante, benché vi fosse. stato mandato con "300 pedites et nonnullos milites" (cfr. Infessura, p. 95). La vittoria decisiva delle truppe pontificie presso Campomorto, il 21 ag. 1482, mise fine al conflitto con Napoli, ma immediatamente si risvegliò la vecchia rivalità tra Colonna e Orsini, nella quale il C. e il fratello sostenevano naturalmente questi ultimi. Mentre il contrasto culminava nell'esecuzione del protonotaro Lorenzo Colonna, il C. riuscì a conquistare, con l'aiuto del governatore di Campagna, le località di Vico e di Collepardo, di proprietà dei Colonna, ma fu una conquista effimera (estate 1484).
Dopo questi avvenimenti il nome del C. scompare dalle fonti. Non sappiamo quando sia morto. La moglie Paola, figlia di Gentile Orsini, conte di Nola, e di Orsina di Govanni Orsini, che il C. aveva sposato il 24 febbr. 1478, il 17 sett. 1491 fece testamento davanti al notaio Matteo de Talientibus (De Cupis, p. 776).
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Arm. XXXIX, 15, f. 79rv; Bibl. Apost. Vaticano, cod. Ferraioli 282, ff. 320v-330r: Notizio della famiglia Conti di Roma di GiovanniPietro Caffarelli; cod. Ottob. 2549, parte IV (D. Jacovazzi, Ropertorii di famiglie), sub voce; S. dei Conti di Foligno, Le storie de' suoi tempi..., a cura di G. Racioppi, I, Roma 1883, passim;A. de Tummulillis de Sant'Elia, Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890, ad Indicem;S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, Roma 1890, adIndicem; Le vite di Paolo II di Gasparo da Verona e Michele Canensi, in Rerum Ital. Script., 2 ed., III, 16, a cura di G. Zippel, p. 153; II Diario romano di Iacopo Gherardi da Volterra, ibid., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, p. 45; Iohannis Burchardi Liber notarum ab a. 1483 usque ad a. 1506, ibid., XXXII, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem; Il Diario romano di Gaspare Pontani, già riferito al notaio del Nantiporto, ibid., III, 2, a cura di D. Toni, pp. 7, 33; Diario della città di Roma dall'anno 1480 all'anno 1492 diAntonio de Vasco. ibid., XXIII, 3, a cura di G. Chiesa, pp. 508, 511; F. Contelorius, Geneal. familiae Comitum Romanorum..., Romae 1650, pp. 25, 37, 41; M. Dionigi, Geneal. di casa Conti, Parma 1653, pp. 145 s.; D. A. Contatore, Dehistoria Terracinonsi libri V, Romae 1706, p. 268; A. von Reumont, Geschichte der Stadt Rom, III, 1, Berlin 1868, adIndicem;C. De Cupis, Regesto degli Orsini, Sulmona 1903, pp. 591, 640, 776; G. Tomassetti, La Campagna romana, III, Roma 1913, pp. 452 s. (nuova ediz. a cura di L. Chiumenti - F. Bilancia, III, Roma 1976, pp. 536 a.); G. Caetani, Domus Caietana, I, 2, Sancasciano Val di Pesa 1927, ad Indicem;Id., Varia. Docum. dell'Archivio Cattani, Città del Vaticano 1936, ad Indicem;P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, ad Indicem;L. v. Pastor, Storia dei Papi, II, Roma 1961, p. 550.