CISERI (Cisari, Cesari, Ceseri, Ciceri, Siceri), Andrea
Di origine lombarda, nacque probabilmente verso il 1620. La sua formazione di pittore e decoratore avvenne a Firenze alla scuola di Baccio del Bianco e di Bartolommeo Neri (tipico rappresentante quest'ultimo della pittura d'ornato in Firenze sulla metà del Seicento). Il C. fu tra gli aiuti dei pittori bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli durante i loro soggiorni fiorentini a servizio della corte granducale; la sua figura è però soprattutto legata alla lunga collaborazione col quadraturista e scenografo Iacopo Chiavistelli, con il quale strinse società nel 1646, per interessamento anche di Ferdinando Tacca di cui era grande amico.
Sotto la direzione del Tacca il C. e il Chiavistelli iniziarono, poco prima del 1650, la decorazione pittorica del teatro del Cocomero e, pochi anni dopo, di quello della Pergola, dipingendo anche le scene delle commedie che in quei primi anni vi furono rappresentate. La collaborazione col Chiavistelli riguardò anche le grandi decorazioni ad affresco delle sale dei maggiori palazzi fiorentini, primodi tutti la residenza granducale di palazzo Pitti, dove nel 1661 eseguirono per il principe Cosimo de' Medici (poi Cosimo III), in occasione del suo matrimonio con la principessa Margherita Luisa d'Orléans, la decorazione a finte architetture del nuovo appartamento terreno (decorazione in parte tuttora esistente).
Fra le altre opere che si possono ancora ammirare, in cui il C. fu collaboratore del Chiavistelli, sono da ricordare la grande sala del palazzo Cerretani sulla piazza vecchia di S. Maria Novella e il soffitto della chiesa di S. Maria Maddalena de' Pazzi in borgo Pinti (1669). Dalle fonti risulta tuttavia che altrove il C. operò anche senza l'intervento del Chiavistelli, come per il marchese Mattias Bartolommei (1664) nella villa di Montevettolini (Pistoia) o in alcune stanze del marchese Gherardo Frescobaldi nei suoi palazzi del quartiere di S. Spirito in Firenze (1665-66). Nella collaborazione col "compagno" tuttavia il C. venne a svolgere sempre più il ruolo di mero esecutore, spettando l'ideazione dei partiti decorativi e l'organizzazione del lavoro quasi esclusivamente al Chiavistelli. Ciò creò tra i due dissapori che dettero poi origine a una vera controversia giuridica, portata nel 1674 dinanzi ai consoli dell'Accademia del disegno: il Chiavistelli negava infatti l'esistenza di una "compagnia" tra lui e il C., in modo da poter incassare la maggior parte dei guadagni in qualità di capobottega, ché altrimenti avrebbe dovuto dividerli a metà col socio. L'Accademia dette però ragione al C. con sentenza del 18 ag. 1677; ma, stando alle fonti, sembra che questa non abbia poi avuto esecuzione, tanto che, angustiato dallo svolgimento dei fatti, il C. morì di lì a poco a Firenze.
Fonti e Bibl.: Le fonti principali per la conoscenza dell'artista sono, come per il Chiavistelli, una vita manoscritta di quest'ultimo (Firenze, Bibl. Medicea-Laurenziana, Antinori 248, cc. 2r-19r; cfr. G. Leoncini, Una vita di I. Chiavistelli ..., in Paragone, XXXI [1981], in corso di stampa); i documenti relativi al processo Ciseri-Chiavistelli (Arch. di Stato di Firenze, Accademia del Disegno 70 e 71). Vedi inoltre: F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno..., a cura di F. Ranalli. V. Firenze 1847, p. 30; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 244; Firenze, Bibl. nazionale, Palatino E. B. g. s: F.M.N. Gabburri, Vite de' pittori [c. 1714-1741], I, c. 297; III, c. 1578; P. Zani, Encicl. metodica... delle belle arti, I, 6, Parma 1820, pp. 197, 217; G. K. Nagler, Künstler-Lexikon, XVI, München 1846, p. 434; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 13.