CASAREGGIO (Casareccio, Casaregis, Casaregi, Casaregio), Andrea
Figlio di una sorella dello scultore Pasquale Bocciardo, nacque a Genova nell'anno 1741. Seguendo una tradizione artistica familiare, fu avviato allo studio del disegno e della scultura sotto la guida dello zio presso l'Accademia ligustica di belle arti, di cui nel 1776 divenne socio e insegnante: incarico, questo, che mantenne fino alla morte. L'attività didattica venne evidentemente svolta con successo se l'Alizeri riporta che il 5 febbr. 1798 il nome dello scultore comparve in un libello manoscritto, trovato sull'ingresso dell'Accademia, nel quale era testualmente scritto: "per direttore voliamo Andrea Casareccio". Sempre l'Alizeri riferisce che l'attività dello scultore fu tutt'altro che feconda. Oltre a ciò, le "poche statue" che egli lasciò a Genova sono andate quasi completamente distrutte, per cui la valutazione della sua personalità artistica non può che risultare parziale, mentre per la conoscenza e la cronologia delle opere non resta che affidarsi alle indicazioni dell'Alizeri, che è fortunatamente fecondo di notizie sulla vita dello scultore.
Egli assegna all'attività giovanile del C. un ritratto marmoreo a figura intera, datato 1768, di SettimiaPallavicini, conservato nel grande atrio antistante la chiesa di S. Maria Immacolata nell'Albergo dei poveri. L'esame di questa opera non permette di confermare l'ipotesi di un viaggio giovanile del C. a Roma, formulata dall'Alizeri, dato che gli elementi stilistici che in essa si ravvisano non ci pare dimostrino una particolare conoscenza, da parte dell'artista, delle novità del neoclassicismo romano, ma rivelino invece stretti rapporti con la tradizione barocca genovese, per il forte movimento pittorico del panneggio e per la posa ancora manieristica del personaggio. Il C. venne a contatto con il neoclassicismo quando ormai era in età matura, cioè solo dopo il 1790, in seguito a un suo probabile viaggio a Roma e al ritorno a Genova da quella città dello scultore N. Traverso. Nell'ultimo decennio del secolo i due collaborarono, insieme con altri artisti minori, alla realizzazione di una serie di opere, elencate dall'Alizeri; di esse sono rimaste soltanto le due statue in stucco che decorano il salone del Gran Consiglio in palazzo ducale (sono del C. quelle rappresentanti la Pace e la Concordia, poste ai lati interni della porta d'ingresso) e i busti marmorei di nobili genovesi, collocati su mensole alle pareti dell'attigua sala del Minor Consiglio, sempre in palazzo ducale (il C. eseguì il ritratto del Doge Marcello Durazzo, datato 1794).
In questi due saloni, con un gusto di chiara origine romana, le statue e i busti che adornano le pareti dovevano avere, nell'intenzione degli autori, un carattere classico intonato all'architettura degli ambienti, essi pure ispirati a esemplari antichi. Ma le statue del C. documentano la impossibilità, da parte dell'artista, di venire ad un accordo tra la vecchia e la nuova maniera, fondendone i modi stilistici. Egli infatti modella le vesti delle due figure allegoriche secondo modi ampollosamente barocchi, mentre le teste sono esemplate su modelli classici. Peraltro lo stesso Alizeri si rende conto della discontinuità stilistica presente nelle opere del C. perché, pur annoverando lo scultore nella "schiera de' rinnovatori", specifica che egli non appare "libero del tutto da' vecchi metodi" e lo dice "incapace di una riforma".
L'Alizeri cita tra le ultime opere dell'artista il completamento del fonte battesimale nella chiesa di Nostra Signora delle Vigne, iniziato qualche decennio prima da D. Parodi, che aveva scolpito una nicchia con il Battesimo di Cristo. Il C. racchiude questo gruppo centrale in una specie di cornice marmorea delimitata in alto dall'immagine del Padre Eterno, tra angeli volanti, e ai lati da una fitta vegetazione ricca di foglie e di alberi carichi di frutta. Tentando di imitare lo stile del Parodi, egli realizza un'opera piuttosto stentata, che rivela la sua preoccupazione di tornare alla tradizione barocca genovese. L'ultimo lavoro del C., interrotto dalla morte, fu il modello in stucco della statua del Beato Leonardo da Porto Maurizio, commissionatogli dai padri francescani di S. Maria della Pace. Di questa plastica resta un esemplare in marmo, abbondantemente ritoccato da B. Mantero dopo la sua collocazione nella chiesa di Nostra Signora della Visitazione, in seguito alla demolizione di S. Maria della Pace avvenuta nel 1896-1900 per l'apertura di via XX Settembre.
Il C. morì a Genova il 3 apr. 1799.
Tra le opere andate distrutte a causa degli ultimi avvenimenti bellici, ricordiamo una statua di Santino Cambiaso nell'Ospedale di Pammatone (1762)e quattro statue in stucco e "tela imbiancata" collocate nelle nicchie laterali dell'oratorio della Morte ed Orazione in piazza S. Sabina, rappresentanti la Fede, la Speranza, la Misericordia e l'Orazione (negli archivi della Soprintendenza ai Beni monumentali e ambientali della Liguria è una documentazione fotografica). È inoltre particolarmente lodato dalle antiche guide un Angelone marmoreo, scolpito nel 1796, che faceva parte della ricca decorazione dell'altare della chiesa di S. Maria del Rimedio in via Giulia (demolita nel 1898). L'Alizeri ricorda ancora un bassorilievo rappresentante l'Apparizione di Venere ad Enea con Acate, scolpito nel 1776 in occasione dell'ingresso del C. a socio dell'Accademia ligustica di belle arti, e si sofferma infine a descrivere i "trionfi" che egli modellò insieme con il Traverso e con il Ravaschio in occasione delle feste per la incoronazione a doge di Michelangelo Cambiaso (6 febbraio 1792). Egli avrebbe infine fornito alcuni modelli in stucco al ceramista savonese Giacomo Boselli.
Bibl.: Descriz. ... di Genova da un anon. del 1818, a cura di E. e F. Poleggi, Genova 1969, pp. 59, 60, 103, 227, 279; F. Alizeri, Notizie dei profess. Del dis. in Liguria, I, Genova 1864, pp. 170-173; II, ibid. 1865, pp. 183, 184, 188, 200, 210, 211, 213, 220, 229; Id., Guida illustrata del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, pp. 94, 95, 118, 290, 402, 517; D. Castagna-M. U. Masini, Guida di Genova, Genova 1929, pp. 62, 352, 394; O. Grosso, Genova e la Riviera ligure, Roma 1951, pp. 22, 107; S. Langi, Ville della provincia di Milano, Milano 1972, p. 216; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 105.