CAMBINI, Andrea
Nacque a Firenze da Antonio. Si ignorano notizie sulla sua famiglia e la data della sua nascita, che comunque si può approssimativamente collocare intorno agli anni 1455-1460.
Educato nella raffinata Firenze rinascimentale al culto dell'umanesimo, il C. fu fine conoscitore della lingua latina. Discepolo dell'umanista Cristoforo Landino, ne tradusse in lingua volgare le Disputationes Camaldulenses. Tramite il suo maestro venne in contatto con gli ambienti neoplatonici dell'Accademia di Marsilio Ficino, che stabilì col C. rapporti d'amicizia lodandone in una delle sue lettere la prudenza e la moderazione. In tale clima di rinnovata attenzione ai problemi interiori il C. si dedicò alla traduzione di due operette ciceroniane di carattere spiccatamente etico: il De Senectute dedicato a Lorenzo di Bernardo de' Medici, e il De Amicitia dedicato ad Antonio de' Medici (entrambe rimaste semplici esercitazioni mai date alle stampe).
Il C., oltre all'attività culturale, partecipò attivamente anche alla vita politica di Firenze: uomo di fiducia di Lorenzo il Magnifico, svolse per lui diversi incarichi di carattere sia pubblico sia privato. Fu dal 1482-83 a Ferrara agente diplomatico presso il duca d'Este: durante la permanenza in questa città gli fu commissionata dai duchi la versione in volgare delle Historiarum ab inclinatione Romani imperii decades di Flavio Biondo che egli completò intorno al 1491 aggiungendovi un trentunesimo libro su materiale già raccolto forse da Gaspare Biondi (tale traduzione inedita si conserva nella Bibl. naz. di Firenze nel cod. II, III, 59 e nel Laurenz. Ashburnh. 541).
Dal maggio 1485 all'aprile '86 con l'appoggio mediceo fu priore in Firenze. Allo scadere del suo mandato, venne inviato a Siena con lettere credenziali per la famiglia Piccolomini, suscitando vivaci rimostranze da parte di Iacopo Petrucci per i suoi segreti contatti con fuorusciti senesi.
Negli anni seguenti, il C. crebbe sempre più nella stima dei Medici e pur continuando talora a svolgere missioni diplomatiche per conto del Magnifico, venne nominato economo ufficiale e procuratore del cardinal Giovanni figlio di Lorenzo. Nel 1488, preposto all'amministrazione dell'abbazia di Montecassino, il C. si dimostrò "austero collettore d'imposte... e a ogni sprazzo di pecunia cagionevolissimo sacerdote di Temide" (G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1927, p. 112); sicché, a causa del suo eccesso di zelo nella cura degli interessi dei Medici, finì per renderne impopolare il governo. Sostituito nel 1489 dall'Ugolini, il C. si recò nel gennaio di quello stesso anno a Bologna su incarico di Lorenzo, per proporre a Giovanni Bentivoglio un accomodamento di reciproca convenienza sullo spinoso problema dei fuorusciti. Obiettivo principale, ma non ufficiale della missione era stipulare un accordo che ristabilisse l'equilibrio fra i due Stati, turbato di recente dall'uccisione di Galeotto Manfredi.
Negli anni successivi, dal 1490 al '94, egli continuò a curare "con pieno mandato e procura" tutti gli affari delle abbazie che dipendevano da Giovanni de' Medici. Ancora nel novembre 1494 il C., memore della promessa fatta a Lorenzo che prima di morire gli aveva affidato "l'età del figlio e la dignità della città" (A. Fabroni, Laurentii Medicis Magnifici Vita, I, Pisa 1774, p. 197), era al fianco del cardinale durante i tumulti scoppiati in Firenze contro i Medici, venendo ferito nel tentativo di difendere il suo signore. Tuttavia anche il C., come altri fedeli di Lorenzo, deluso dal malgoverno di Piero, spezzò definitivamente i suoi legami con la famiglia medicea quando questa fu costretta all'esilio (1494): a causa di questo suo voltafaccia si mormorò di lui che "fatto ricco per mangiare la roba de' Medici... si fosse mostrato disconoscente di chi gli aveva fatto beneficio" (p. Villari, La storia di G. Savonarola e de' suoi tempi, II, Firenze 1882, App., p. 103). Nei primi difficili anni della Repubblica fiorentina divenne uno dei più accesi sostenitori del Savonarola e referendario di Francesco Valori gonfaloniere di Giustizia.
Quando l'8 apr. 1498 scoppiò una sommossa popolare contro il partito dei piagnoni il C. insieme a molti altri notabili fu coinvolto nella rovina del frate, accusato di voler sovvertire gli ordinamenti dello Stato: mentre il Valori pagava con la vita la sua amicizia col Savonarola, il C. veniva imprigionato e la sua casa saccheggiata. Nel corso del processo (26 apr. 1498), egli riuscì abilmente a smontare le più gravi accuse a suo carico; minimizzò le proprie responsabilità per l'intervento presso Alessandro VI in difesa del frate e, negando decisamente che in S. Marco si tramasse contro la Repubblica, addusse a giustificazione della sua veste d'intermediario tra il frate e il Valori i rapporti d'amicizia che lo legavano a quest'ultimo. La condanna fu un'ammenda di 150 giorni ed un'ammonizione per cinque anni.
Dopo questo grave episodio non si ha più traccia di alcuna partecipazione del C. alla vita politica di Firenze.
Unico frutto di questi trent'anni di completo silenzio rimane una sua operetta storica incompiuta, Della origine de Turchi et imperio delli Ottomanni, pubblicata postuma a Firenze nel 1529. Questo suo trattato, forse anche per l'attualità dell'argomento, godette nel XVI sec. di notevole fortuna: nel 1541vennero editi a Venezia i Commentarii delle cose de Turchi, con gli fatti e la vita di Scanderbeg, di Paolo Giovio e Andrea Gambini, e nel 1560-61ancora a Venezia Francesco Sansovino pubblicava, in tre volumi, Dell'Historia universale dell'origine et imperio de Turchi, utilizzando in parte materiale del Cambini.
Il C. morì a Firenze nel corso di una epidemia il 5 marzo 1527
Fonti e Bibl.: N. Valori, Vita del Magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici, Firenze 1568; Marsilio Ficino, Opera, Basileae 1576, pp. 650, 671, 743, 898 s.; M. Poccianti, Catalogus scriptorum florentinorum omnis generis, Firenze 1589, p. 10; A. M. Bandini, Specimen literat. florentinae saeculi XV, I, Florentiae 1747, p. 201; G. Cambi, Istorie, in Delizie degli eruditi toscani, XXI, Firenze 1785, pp. 32, 119-121, 130 s.; I. Nardi, Istoria della città di Firenze, I, Firenze 1842, p. 152; A. Portioli, Nuovidocumenti su G. Savonarola, in Arch. stor. lomb., I (1874), p. 341; A. v. Reumont, Lorenzo de' Medici, II, London 1876, p. 455; P. Villari, La storia di G. Savonarola e dei suoi tempi, Firenze 1882, p. 141; Append., pp. 259 ss., 285, 295, 310, 327, 332 s., 337-340, 350, 367 s., 373, 388-397; L. Landucci, Diario fiorentino dal 1450 al 1516, Firenze 1883, p. 171; Ricordanze di B. Masi, acura di G. O. Corazzini, Firenze 1906, p. 39; A. Della Torre, Storia dell'Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, p. 666; G. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1927, ad Indicem;G. Schnitzer, Savonarola, Milano 1931, ad Indicem.