BREGNO, Andrea
Figlio di Cristoforo da Righeggia, nacque nella limitrofa Osteno, nel Comasco (la famiglia dei Bregno viene detta ora da Righeggia o Righesio, ora da Osteno), nell'anno 1418 (Golzio-Zander. 1968, p. 436): era fratello di Ambrogio (morto prima del 1504) e di Girolamo (morto dopo il 1504). È ignota l'attività del B. prima della sua venuta a Roma, dove primo esempio della sua produzione è il rilievo con il Cardinale de Cusa,s. Pietro e un angelo in S. Pietro in Vincoli (frammento della tomba del cardinale, morto nel 1464, ora distrutta: cfr. Sciolla). Di poco posteriore il monumento funebre al Cardinale L. d'Albret (morto nel 1465) in S. Maria in Aracoeli; quasi contemporaneo un ciborio per S. Gregorio al Celio (con largo intervento di bottega), oggi frammentario. Nel 1466 lavorava con Giovanni Dalmata al monumento Tebaldi in S. Maria sopra Minerva dove è suo il S. Agostino. Nel 1473 Alessandro Borgia gli affidava l'altare maggiore di S. Maria del Popolo (ora in sagrestia), dalla cui iscrizione si apprende la morte di un figlio del B., Marcantonio, nato nel 1465 (Schmarsow, 1881 p. 22; Egger, 1927, p. 132).
Ancora con Giovanni Dalmata il B. lavorava nel 1476 al sepolcro del Cardinal Roverella in S. Clemente (Schmarsow, 1881 pp. 25 s.), mentre l'anno dopo era ultimato il sepolcro del Cardinal Pietro Riario (variamente attribuito, anche, a Mino da Fiesole, oggi nella cripta della basilica dei SS. Apostoli: Pope Hennessy, 1964; Zocca, 1967). Probabilmente degli stessi anni è la tomba del Cardinale Diego de Coca (morto nel 1477) in S. Maria sopra Minerva. Altre opere datate o databili del B. sono il ciborio della chiesa di S. Martino al Cimino (1478) e il monumento dei Cardinali Cristoforo e Domenico Della Rovere (morti nel 1479 e nel 1501) in S. Maria del Popolo. Negli stessi anni il B. interveniva nella cappella Sistina dove insieme con Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata eseguiva la transenna interna e la cantoria pensile; forse contemporaneo è il rilievo con la Madonna, firmato, in S. Giacomo in Augusta. Il 15 maggio 1481 il Platina chiedeva (Gaye, 1839) a Lorenzo il Magnifico di lasciar passare del marmo proveniente dalla Liguria e destinato a Siena dove "Andreas marmorarius, sculptor egregius" doveva eseguire per il cardinale Piccolomini l'altare nel duomo. L'opera, di bottega, è firmata "opus Andreae Mediolanensis", e datata 1485, ma già il 7 luglio 1484 il B., a Roma, assisteva ad alcuni scavi archeologici (Fedele, 1905); nel 1486 interveniva nel monumento di Alfonso de Paradinas e nel 1489 nel monumento di Giovanni di Fuensalida (ambedue già in S. Giacomo degli Spagnoli ed ora in S. Maria di Monserrato [J. Fernandez Alonso, Santiago de los Españoles..., Roma 1958, p. 47]). Del 1490 è il tempietto-edicola dell'altar maggiore di S. Maria della Quercia (Viterbo). Negli anni 1490-95 ebbe varie commissioni dal cardinale uditore di Rota Guillermo de Pereiris tra cui un altare, smontato nel sec. XVII e ora smembrato tra la chiesa di Boville Ernica, la ex collezione Stroganoff, e il Metropolitan Museum di New York.
Ultime opere sono il tabernacolo per Vannozza Catanei per la cappella Borgia in S. Maria del Popolo (1500-1501), noto solo dai documenti (Fedele, 1905) e la tomba di Pio II destinata a S. Pietro (1503), poi trasferita a S. Pietro in Vincoli, per gran parte opera di bottega. Nel 1503 il B. dettò il testamento (abitava allora nel rione Trevi) e lasciò un legato a favore della moglie Caterina (Bertolotti, II, p. 299). Morì nel settembre dello stesso anno e fu sepolto a S. Maria sopra Minerva (Cittadella, 1868, p. 223). La lapide porta la data 1506.
L'attività del B., svoltasi quasi esclusivamente a Roma e nel Lazio, è documentata solo in età matura; nulla si sa riguardo la sua formazione, che certamente dovette avvenire nell'ambito della tradizione plastica lombarda. Egli giunse a Roma con altri conterranei in un momento molto favorevole, quando pontefici di origine settentrionale, come Paolo II e Pio IV, e grandi Ordini religiosi, specialmente quello degli agostiniani, costruttori di S. Maria del Popolo, promuovevano un notevole numero di opere. Il B. fu il più noto e attivo tra i Lombardi allora presenti a Roma, ed anche il più aggiornato culturalmente, essendo amico del Platina e collezionista di antiche sculture, come è stato chiarito dalla critica più recente (Battisti). Ciò nonostante egli appare stilisticamente sempre legato alla tradizione nativa, pur accedendo a qualche simpatia classicista (monumento al Cardinale L. d'Albret)e agli influssi toscani, di certo rafforzati per i contatti con collaboratori come Mino da Fiesole. Le opere firmate e quelle dove è riconosciuto il suo diretto intervento sono assai raffinate, condotte con minuzia ed estrema perfezione tecnica, non disgiunte talvolta da una certa durezza. Fu grande la sua fortuna; e l'attività della bottega, particolarmente operosa con l'elezione di Sisto IV Della Rovere, fu incontrastata dopo la partenza (tra il 1480 e l'84) dei due maggiori maestri immigrati, Giovanni Dalmata e Mino da Fiesole. Della sua fama troviamo testimonianze contemporanee, oltre che nel ricordo del Platina nell'epitaffio che lo paragona a Policleto e nel ritratto che il Perugino inserì nel suo affresco della Consegna delle chiavi.
È probabile che il B. avesse, come in genere i suoi conterranei, pratica anche di architettura; la sua attività in questo campo non è ancora chiarita, nonostante alcuni suggerimenti non tutti però accettati dalla critica più aggiornata. Un intervento nel palazzo detto poi della Cancelleria, durante i lavori condotti dal cardinal Riario tra il 1483 e il '96, sembra però dovuto ad un altro Bregno di nome Antonio, presente a Roma nel 1484 (Fedele, 1905, pp. 453 s. nota 3), a conferma di quanto testimonia il Vasari (Le vite..., a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, p. 155) che cita un Antonio da Montecavallo. Anche il B. compare talvolta con questo soprannome, venutogli dalla località (Quirinale) dove aveva l'abitazione; non è escluso che i due fossero parenti. Altre attribuzioni, nel campo dell'architettura romana, riguardano la facciata di S. Maria del Popolo, su proposta già avanzata dal Venturi (1908) e accettata dal Lavagnino (1924), nonché gli interventi nella cappella Sistina: questi ultimi lavori furono però affidati alla esecuzione di Baccio Pontelli, chiamato poi ad Urbino. Del tutto fantastica sembra invece l'ipotesi di una attività da parte del B. come orefice o cesellatore, basata su di una errata interpretazione della sua epigrafe sepolcrale (Egger, 1927, pp. 129 s.).
Oltre al figlio Marcantonio e al sopracitato Antonio, ci è giunto il nome anche di un Domenico, detto "dal Brieno", impegnato a Roma nei lavori per il palazzo di S. Marco nel 1475 (Battisti, 1959, p. 40).
Fonti e Bibl.: A. Ponti Cosentini, Romytypion, Roma 1524; G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti..., I, Firenze 1839, p. 273; L. N. Cittadella, Notizie e ... relative a Ferrara, II, 3, Ferrara 1868, p. 223; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, Roma 1869, I, p. 435, n. 1676; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma..., Milano-Napoli-Pisa 1881, I, pp. 270 8.; II, p. 299; A. Schmarsow, Meister Andrea,in Jahrbuch der preuss. Künstsamml., IV (1883), pp. 18-31; Antiquarie Prospettiche romane, in Atti dell'Accad. dei Lincei, s. 2, III (1875-76), pp. 39 ss.; G. Pinzi, Mem. e doc. sulla basilica di S. Marta della Quercia..., in Arch. stor. dell'arte, III (1890), pp. 305, 314; D. Santambrogio, Didue opere scultorie..., in Arte estoria, X (1891), pp. 173 s.; E. Steinmann, A. B.'s Tätigkeit in Rom, in Jahrbuch der preuss. Kunstsamml.,XX (1899), pp. 216-232; Id., Dio Sixtinische Kapelle, I, München 1901, pp. 64-68 e Indice;J. vonSchmidt-T. de WahI, Iltestamento di A. B., in L'Arte, IV (1901), pp. 417-419; Boyer d'Agen, L'appartement Borgia au Vatican, in Les Arts, IV (1905), n. 46, p. 11; P. Fedele, Igioielli di Vanozza..., in Archivio della Soc. romana di storia patria, XXVIII (1905), pp. 453 s.; J. von Schmidt, M.º Andrea da Montecavallo, in Repert. für Kunstwiss., XXIX (1906), pp. 468 ss.; C. von Fabriczy, A. B. und Caradosso in Diensten Vanozza,ibid., XXX (1907), pp. 286 s.; V. Leonardi, Un altorilievo del Rinasc., in Boll. d'Arte, I(1907), p. 19; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1908, pp. 939-967; A. Muñoz, Pièces de choix de la coll.... Stroganoff, II, Rome 1911, p. 122, tavv. XCII s.; Id., Reliquie... della vecchia Basilica Vat. a Boville..., in Boll. d'arte, V (1911), pp. 170-173; Id., Ancora delle op. d'arte di Boville,ibid., VI (1912), pp. 239-45; J. B., A statue by A. B. (apostle St. Andrew), in Bullettin of the Metrop. Mus. of Art, VII (1912), pp. 165-167; E. Lavagnino, A. B. e la sua bottega, in L'Arte, XXVII (1924), pp. 247-263; H. Egger, Beiträge zur A. B.-Forschung, in Festschrift für J. Schlosser, Zürich-Leipzig-Wien 1927, pp. 122-136; L. Serra, Due opere inedite di A. B., in Rassegna marchigiana, VII (1929), pp. 224-228; Id., Riflessi romani nell'arte delle Marche (riass.), in Atti del 1º Congr. naz. di studi romani, I, Bologna 1929, pp. 627-634; Id., Statue di un altare di A. B. Per la Basilica Vaticana nel duomo di Treia, in Atti del III Congr. naz. di studi romani, II, Bologna 1935, pp. 391-393; P. Severin, Scultura comasca da A. B. ad A. Fontana, in Riv. archeol. d. ant. Prov. e dioc. di Como, CXXXV (1952), pp. 73-77; E. Battisti, IComaschi a Roma, in Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Como1959, pp. 9 s., 20 s., 29; J.Pope Hennessy, La scult. ital. Il Quattrocento, Milano 1964, pp. 81, 336 s.; E. Zocca, Op. d'arte dedicate a S. Antonio nella basilica dei SS. Apostoli in Roma, in IlSanto, VII (1967), pp. 221 s.; V. Golzio-G. Zander, L'arte a Roma nel sec. XV, Bologna 1968, pp. 436-438; G. C. Sciolla, Profilo di A. B., in Arte lombarda, XV (1970), I, pp. 52-58; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 566 (anche 1, p. 471 sub voce Andreas).