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BOUCHERON, Andrea

di Rosalba Amerio Tardito - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)
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BOUCHERON, Andrea

Rosalba Amerio Tardito

Figlio di Giuliano di Simone, di famiglia oriunda di Orléans, e di Caterina Adelaide Romanon, nacque a Torino intorno al 1692 (G. B. Boucheron). Nel 1727 terminò, con altri argentieri, sei candelieri d'argento simili a quelli già nella chiesa di S. Carlo a Roma, alti più di un uomo, che vennero offerti da Vittorio Amedeo II a Benedetto XIII in occasione dei concordati con la S. Sede. Essi furono destinati in dono alla cattedrale di Benevento (Real Casa).

Nello stesso anno il B. si recò a Parigi come apprendista presso l'orefice T. Germain. Richiamato in Piemonte da Vittorio Amedeo II, fu nominato orefice di corte da Carlo Emanuele III, che gli concesse pure l'esenzione dagli oneri fiscali (docc. del 3 e 5 febbr. 1737); il 19 luglio dello stesso anno venne nominato custode delle argenterie e "mobili d'oro" della corte, della cappella della SS. Sindone e di Venaria, carica per la quale, nel 1753, otterrà un aumento di stipendio (Schede Vesme, I, p. 194). Il 14 nov. del 1737 fu costretto a sottomettersi all'università degli orefici di Torino e a pagare gli oneri, e il 22 novembre chiese e ottenne di tener aperte due botteghe - "che gli sono necessarie per la quantità del suo lavoro" - all'insegna delle armi regie, "con due leoni al disotto che le sostengono". Il suo bollo consisteva nelle lettere "A. B. con una corona sopra" (Archivio di Stato di Torino: Registro dell'administrazione delli signori giojellieri,orefici et argentieri dell'Università di Torino,ad dies).

Pare che la maggior parte delle opere del B., delle quali molte risultano documentate (cfr. Schede Vesme), sia andata distrutta durante i disordini e le guerre seguiti alla Rivoluzione francese, oppure fusa per far fronte ai disagi delle finanze statali. Tra l'altro si ricorda: un ostensorio istoriato raffigurante la morte di s. Filippo per la chiesa omonima di Torino; altro ostensorio per la chiesa della Visitazione (fusi alla fine del secolo); la cassa d'argento con il corpo del beato Angelo Carletti, in collaborazione con F. Ladatte, per il santuario di S. Maria degli Angeli in Cuneo, dove giunse "ai primi di settembre [1753]... dono della pietà di Re Carlo Emanuele III" (M. Bessone, Oasi e palme francescane in Cuneo, Cuneo 1940, pp. 149 s.).

Ci è rimasto fortunatamente il suo capolavoro: il rivestimento in bronzo e argento delle quattro facciate del Sacro pilone, per il quale concorse nel 1749, nel santuario di Mondovì. Esso venne eseguito in collaborazione con Francesco Ladatte (1749-51) e sotto le direttive dell'arch. Francesco Gallo (cfr. Schede Vesme, I, p. 194; II): secondo il Mallè, al Ladatte potrebbero spettare tutte le parti modellate in rilievo ed i trofei ai due lati; al B. le due finissime scene in medaglioni con bassorilievi dell'Annunciazione e dello Sposalizio. Il 15 genn. 1758 il B. era consigliere della università degli orefici di Torino; nel 1760 veniva pagato per due mazze d'argento "per il Supremo magistrato di Sardegna sedente in Cagliari" e per quello "sedente in Torino" (Claretta, 1893).

Il 21 febbr. 1761 morì in Torino e venne sepolto nella basilica Mauriziana, per la quale, nel 1753, aveva eseguito una croce processionale (Tamburini).

Francesco, fratello del B., risulta aver superato la prova di abilità per l'università degli orefici e argentieri di Torino il 21 dic. 1723, fabbricando "un bacile et fighera fatta a contorno con sua molletta sopra in caduna di dette presse", ed essere stato ammesso all'università con bollo rappresentante "un delfino con un puttino a cavallo che con una mano mette una corona in capo et l'altra mano con una conchiglia di mare". Ricevette le patenti per l'esercizio dell'arte il 4 dic. 1727 (cfr., nell'Arch. di Stato di Torino, il Registro dell'administrazione ...,ad dies).

Fonti eBibl.: Gran parte dei documenti è pubblicata in Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 193 s.; II, ibid. 1966, pp. 597 s.; in G. Claretta La campana ducale ... e la fam. Boucheron, in Atti della Soc. di archeol. e belle arti per la provincia di Torino, I (1875-76), pp. 246, 248; v. anche dello stesso autore, I Reali di Savoia..., in Misc. di storia ital., V, Torino 1893, p. 187; ma si vedano ancora, nell'Arch. di Stato di Torino, i fondi Real Casa, 1727, 3 e 5 febbr. 1737, e Registro dell'administrazione delli signori giojellieri ... dell'Univ. di Torino al 14 e 22 nov. 1737, 7 sett. 1741, 15 genn. 1758; Torino, Bibl. reale, Miscell. patria, CLV, n. 19: [G. B. Boucheron], Osservaz. pratiche sopra l'eccellenza de' lavori d'oro d'argento ... (ms., 1788); C. Danna-G. C. Chiechio, Storia artist. ill. del santuario di Mondovì, Torino 1891, p. 367; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, pp. 332, 335 s.; A. Bargoni, in Mostra del Barocco piemontese (catal.), III, Torino 1963, p. 5; L. Tamburini, Le chiese di Torino, Torino 1968, pp. 110, 258.

Vedi anche
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