BERNARDO, Andrea
Nobile veneziano della "contrada de San Pantalon", ricoperse importanti cariche politiche e partecipò attivamente alla vita pubblica della Serenissima tra il 1437 ed il 1463. Ignota è la sua data di nascita che può, peraltro, esser fissata con buone probabilità intorno all'inizio del sec. XV. Era figlio di Francesco, uno dei quarantun nobiluomini che nel 1423 elessero il doge Foscari. Sposò una "Nicoleta", di cui non conosciamo il casato, che gli dette sei figli: Barbara, Maria, Ieronimo, Antonio, Giovanni e Lorenzo.
L'ingresso del B. nella vita pubblica veneziana dovette venirgli indubbiamente facilitato dalla posizione eminente occupata, nella società, dalla sua famiglia. Essa fu sempre in ottimi rapporti con quella di Francesco Foscari, sotto il cui lungo dogato il B. ed i suoi fratelli rícopersero importanti cariche pubbliche: procuratore di S. Marco, Andrea; consigliere ducale, suo fratello Paolo. Un altro fratello del B., Pietro, sposò Camilla, figlia del doge stesso e della sua prima moglie, Maria Priuli. Non bisogna tralasciare di ricordare, inoltre, che un non lontano parente del B., Andrea di Francesco, di cui ci è giunto il testamento redatto il 16 ott. 1388 (si deve trattare con ogni probabilità dello stesso avo paterno del B.), fu testimone in Costantinopoli alla conferma di una tregua quinquennale stipulata tra la Serenissima e l'imperatore Giovanni Paleologo (anno 1357: cfr. Comm., V, 265).
Ignota la carriera dei B. sino al 1437, anno in cui ricoprì la carica di savio di Terraferma: tale notizia, ricavata da un documento, datato 23 maggio 1437, col quale il governo della Repubblica invitava, per il tramite dell' ambasciatore Marco Dandolo, l'imperatore Sigismondo ad entrare in guerra contro il ducato di Milano, è la prima testimonianza in nostro possesso della carriera politica compiuta sin'allora dal Bernardo. Nel 1441 fu inviato a Verona come pretore, in sostituzione di Maddaleno Contarini, richiamato a Venezia (era allora podestà di Verona Francesco Barbaro). L'anno successivo venne eletto, insieme con Triadano Gritti, ambasciatore presso lo Sforza.
Avendo il 30 genn. 1442 Angelo Simonetta ed Antonio Guidobono, inviati del condottiero presso il governo della Serenissima, riferito alla Signoria che questi non sarebbe passato per Venezia prima di andare nella Marca, si deliberò subito di inviargli una ambasceria costituita dai due nobili predetti; pochi giorni dopo però (5 febbr.), avendo lo Sforza annunciato che sarebbe giunto nella città, la missione fu sospesa.
Quattro anni più tardi, in un momento difficile per la famiglia Foscari, troviamo il B. a capo del Consiglio dei Dieci. Fu nel corso di tale magistratura che Iacopo Foscari venne infatti sottoposto a processo e condannato all'esilio in Napoli di Romania; dopo cinque mesi però non si era ancora imbarcato per tale località essendo colpito da malattia. Il Consiglio dei Dieci, di cui erano a capo col B., Lorenzo Memmo e Giovanni Pesaro, deliberò il 28 nov. 1446, su proposta avanzata dai consiglieri stessi - tra i quali compare Nicolò Bernardo, fratello del B. - che, "ritenuti validi i motivi di salute addotti", la condanna gli venisse tramutata nel confino a Treviso.
Il B., che era stato eletto capo del Consiglio il 1° nov.1446, fu nominato, probabilmente l'anno successivo, luogotenente della Patria dei Friuli; in questa carica fu sostituito nel 1448, mentre infuriava una grave pestilenza, da Francesco Barbaro, ex podestà di Verona. "Avogador de Comun" nel 1456, sei anni dopo fu dei quarantuno che elessero il doge Cristoforo Moro (12 marzo 1462).
L'anno seguente (1463) fu podestà di Padova, succedendo in questo ufficio il 20 nov. 1463 a Zaccaria Trevisano, il quale era stato suo collega come avogadore nel 1456.
Fece testamento il 4 giugno 1468, per cui, mancando notizie a lui relative posteriori a quest'anno si può fissare la data della sua morte in epoca immediatamente successiva, forse mentre era ancora doge Cristoforo Moro.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Sen. Secr. Deliberaz., XV, ff,110 (30 genn. 1442), 111 (5 febbr. 1442); Misti, Cons. X, XIII, ff. 35, 48, 50; Testamenti, Cancell. Inf., 148, 73, atti Persicini (4 giugno 1468); Testamenti, 1023.79, atti Aviano Passamonte (16 ott. 1388); Venezia, Biblioteca Naz. Marciana, ms. Marc. It., Cl.VII, 925: M. Barbaro, Genealogie delle famiglie patrizie venete, I, f. 134 r; G. Soranzo, Parte inedita della Cronaca di Anonimo veronese (1438-1445), Verona 1955, pp. 36, 75; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, Regesti,a c. di R. Predelli, V, Venezia 1901, n. 265; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori viniziani, I, Venezia 1752, pp. 65, 341, 381, 382; II, ibid. 1754, pp. 87, 103; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IV, Venezia 1855, pp. 271, 272; G. B. Verci, Storia della Marca Trivigiana e Veronese, XIX, Venezia 1791, p. 154; A. Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, Milano 1960, pp. 170, 180.