BENZI (de Bentiis, Gualdus, de Gualdo, de Goalda), Andrea
Nacque a Gualdo Tadino o nei suoi dintorni verso la metà del sec. XIV, da Pietro di Gionta dei Benzi; dei fratelli si conoscono i nomi di Bartolomeo, Pietro Paolo e Simone. Il B. dovette studiare nella sua città natale e dopo a Roma, dove conseguì il grado di "doctor iuris". Abbracciato lo stato ecclesiastico, gli fu concessa, in data non precisata, la cappella di S. Leonardo presso Gualdo. Ma la vera carriera del B. cominciò alla fine del 1388, con l'aiuto del suo conterraneo, lo scriba pontificio Antonio da Gualdo che, procuratore dell'arcivescovo di Spalato Ugolino, alla resígnazione di costui pare abbia procurato al B. l'arcivescovato vacante. Nello stesso 1388 il B. entrò a Spalato come arcivescovo titolare.
Il suo compito più urgente fu quello di stabilire buoni rapporti con il pericoloso vicino, re Stefan Tvrtko I Myrča di Bosnia, compito in cui riuscì assai bene: questi lo nominò infatti suo "consiliarius" e "capellanus spiritualis", confermò tutti i possedimenti e le entrate della mensa episcopale e ordinò ai suoi funzionari di proteggere la Chiesa di Spalato (30 ag. 1390). Già prima il B. aveva ottenuto un mandato di papa Bonifacio IX in data 10 marzo 1390, nel quale si ordinava al magistrato e ai cittadini di Spalato di restituire tutte le decime sottratte all'arcivescovato. Dopo la morte del re il B. riuscì ad avviare buoni rapporti anche con il suo successore Stefan Dabiša. Un privilegio del bano di Croazia in data 10 ott. 1392 gli consentì di costruire liberamente fortificazioni nell'ambito del territorio sottoposto alla sua giurisdizione, mentre inizialmente erano sorte per questa ragione contrasti col bano.
Nel 1394 si decisero a favore del re Sigismondo d'Ungheria le complicate controversie sulla sovranità in Dalmazia e in Croazia: il B. poté valersi dell'appoggio di quest'ultimo nello sforzo di recuperare e assicurarsi i beni e i diritti della Chiesa. Su sua sollecitazione re Sigismondo nel 1397 incaricò prima una commissione presieduta dal vescovo Ladislao di Knin, poi il capitolo di Knin, di redigere un inventario preciso dei beni della Chiesa di Spalato. Questi due inventari, come pure la raccolta dei più antichi privilegi patrimoniali (1083-1208), Costituirono la base dell'azione di recupero intrapresa dal B., interrotta ben presto dai violenti conflitti insorti tra lo stesso B. e la cittadinanza di Spalato. Una controversia sorta nel 1398 a motivo dell'immunità ecclesiastica fu composta ancora nell'agosto dello stesso anno. Quando una parte della popolazione si ribellò al re d'Ungheria dichiarandosi per Ladislao di Napoli, si determinò all'interno della cittadinanza una frattura che si trascinò per anni e davanti alla quale il B. non riuscì a mantenersi neutrale: anche se parteggiava per re Sigismondo, fu indicato tuttavia da una commissione istituita dal re e costituita dai capitoli di Nona e Traù, come il principale istigatore delle lotte di Spalato (aprile-maggio 1400).
Il 13 febbr. 1401 fu conclusa fra il B. e la città di Spalato da una parte e il vescovo Chrysogonus e la città di Traù dall'altra (coinvolta in queste lotte dai fuorusciti di Spalato) la pace, e poco dopo fu inflitta al B. un'ammenda, per non essersi presentato al processo. L'anno seguente la fazione a lui avversa mandò al re Sigismondo un documento nel quale veniva accusato di gravi mancanze. Lo stesso B. lasciò per alcuni mesi Spalato, proprio nel momento in cui quasi tutta la Dalmazia aderiva al re Ladislao di Napoli.
Dopo il suo ritorno, nel dicembre del 1402 scoppiò a Spalato una sommossa popolare (in collegamento con il re di Bosnia che dichiarò nulli gli accordi conclusi dal B. con la città); il B. fu assalito e ferito e dovè fuggire. Bonifacio IX scagliò l'anatema contro la cittadinanza, che però non ne tenne conto ed elesse Marinus a Cutheis come successore del B.; il papa nominò invece arcivescovo di Spalato Pellegrino della casa reale d'Aragona e concesse al B. la dignità di vescovo di Samaria, in partibus infidelium.
Il B., che continuò a chiamarsi arcivescovo di Spalato, si trasferì alla corte del re Sigismondo. Nel 1407 insieme col vescovo di Fünfkirchen si recò, passando da Venezia, come oratore del re a Roma, dove ottenne un'indulgenza generale per tutti i partecipanti alle guerre di Sigismondo contro i Turchi. Dal 1405 risulta vicario della cattedrale vacante di Erlau (Eger), e nel 1408 questa dignità gli fu confermata dal papa. Nel gennaio dello stesso 1408 gli venne concessa una rendita sulle entrate dell'arcidecanato di Zala; nell'agosto il papa lo nominò collettore generale di tutti i redditi della camera apostolica in Ungheria. Nel luglio del 1409 Gregorio XII nominò il B. gran penitenziere del regno d'Ungheria, nel 1410 Giovanni XXIII, papa di obbedienza pisana, gli concesse il titolo di arcivescovo di Tebe.
Nonostante ciò il B., avvalendosi della protezione di Sigismondo, continuò a rivendicare i suoi diritti sull'arcivescovato di Spalato finché il 4 genn. 1413 gli fu assegnato l'arcivescovato di Kalocsa-Bács. Nel 1414 era già riconosciuto dal papa e dal re Sigismondo in questa nuova dignità.
Già nell'ottobre del 1413 il B. era attivo a Costanza, come oratore di Sigismondo (dal 1410 anche re dei Romani), per condurre con il Consiglio cittadino le trattative preliminari. all'apertura del concilio. Dopo avere ottenuto dal Consiglio nell'estate del 1414 il riconoscimento dell'immunità delle autorità pontificie nel corso del concilio, nel luglio dello stesso anno si diresse in Italia coi compito di svolgervi una duplice missione: annunciare il concilio in Romagna per incarico di Giovanni XXIII e trasmettere a Gregorio XII in Rimini la lettera di invito al concilio per incarico del re dei Romani. Le trattative, svoltesi a Rimini nell'agosto, risultarono molto difficili perché Gregorio .
XII era vivamente irritato per il troppo ritardato invito.
Il B. restò in Italia fino al settembre del 1414 e pare che nel corso di questo soggiorno abbia visitato anche l'Umbria, come si può dedurre dalla cittadinanza perugina concessa a lui e ai suoi fratelli il 13 apr. 1415. Dal febbraio dell'anno 1415 fino alla fine del concilio (aprile 1418) egli rimase, a quel che pare, stabilmente a Costanza. Il B. non ritornò più nel suo arcivescovato, ma nel 1418 fu nominato, dai prelati del concilio, amIninistratore del vescovo di Sion, Guglielmo di Rarognia, fuggito per una rivolta popolare, e confermato in questa dignità da papa Martino V. Le trattative da lui iniziate nel marzo del 1419 condussero nel 1422 a un accordo con i rivoltosi.
Nel 1425 il B. ricevette l'abbazia di S. Adriano in Zalavár presso Veszprém; tuttavia neanche allora ritornò in Ungheria, anzi, dopo la morte del Rarognia, avvenuta il 20 apr. 1431, fu nominato vescovo di Sion, mentre a Kalocsa gli succedeva come arcivescovo il suo vicario generale, Giovanni Buondelmonti. Nonostante ciò continuò a portare il titolo di arcivescovo di Kalocsa. Il 2 marzo 1435 il B., che aveva portato dall'Italia numerosa comitiva a Sion, concluse dopo nuovi disordini la pace con la popolazione del Vallese.
Il B. morì il 17 apr. 1437 a Sion e fu sepolto nella cattedrale, vicino all'altare di s. Andrea, che egli stesso aveva eretto.
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