BENZI, Andrea (de' Guatari)
Nacque a Siena il 1° genn. 1410, da Ugo, il celebre medico senese.
Il B. fece i suoi studi a Bologna, laureandosi in utroque iure nel 1430. Fu probabilmente per l'influenza che il padre aveva nella corte estense, come consigliere e medico di Niccolò III d'Este, che ottenne nel 1439 la nomina a podestà di Modena, carica che ricoprì fino al gennaio dell'anno seguente. Morto nel frattempo il padre (1439), egli passava poco dopo ad insegnare nello Studio bolognese (la sua nomina nel Collegio dei dottori è del 25 ott. 1442), ove teneva la cattedra di ius civile per l'anno 1443, e dal 1444 al 1446 quella di diritto canonico. Nel 1447 dovette fare un tentativo per tornare a risiedere nella città natale, tentativo infruttuoso perché contro di lui e contro i suoi doveva valere il bando che colpiva le principali famiglie del Monte dei Riformatori. 16 così che troviamo il nome del B. assieme a quello dei fratelli Sozzino, medico, Francesco, scolaro di arti e medicina, Carlo, scolaro di diritto, e Ludovico, allora assente dalla Toscana, in un documento fiorentino, in cui si attesta che su proposta avanzata da Iacopo Gherardini e da Andrea Lotteringhi della Stufa, il Consiglio dei popolo e del Comune di Firenze concedevano loro la cittadinanza.
Nello Studio fiorentino il B. tenne la cattedra di diritto canonico tra il 1447 e il 1449 (in un documento dell'ottobre 1451 risulta ancora creditore presso lo studio di 20 lire); nel 1450 passava all'università di Ferrara rimanendovi fino al 1458, con lo stipendio di 120 lire, e dal 1459 al 1461 tornava a Bologna con il medesimo incarico. In quell'anno passava a Roma, chiamatovi da Pio II a coprire la carica di avvocato concistoriale e fiscale; legato al pontefice dalla comune origine senese e dalla appartenenza al Monte dei Riformatori egli, anche per le sue indubbie capacità professionali, venne presto a svolgere in Curia un ruolo di rilievo. Il 25 dic. 1461 pronunciava in concistoro una "orationem et longam et loculentam" (Pii II Commentarii, p. 169) contro Sigismondo Malatesta, a cui doveva seguire la scomunica e il bruciamento in effige di questo. Sempre nel 1461 dovette seguire le pratiche per la canonizzazione di s. Caterina da Siena, come attestano i dispacci degli ambasciatori senesi Leonardo Bellanti e Francesco Arlingheri (giugno 1461).
Durante il pontificato di Paolo II il B. continuò ad occupare in Curia il suo ufficio; nel 1465 troviamo nuovamente il suo nome in documenti senesi riguardanti le trattative condotte dalla Repubblica con la Curia a difesa dei suoi diritti sull'abbazia di s. Anastasio: dinanzi all'atteggiamento avverso del pontefice, gli ambasciatori senesi cercarono infatti aiuto e consiglio dal Benzi. Non sappiamo se possa essere identificato con quel Benzi che, secondo i Commentarii di Giacomo Piccolomini, nel 1468, su incarico del papa, si recò a Napoli per tentare di contrastare l'accordo tra Roberto Malatesta e Ferdinando d'Aragona.
Il B. morì il 6 marzo 1472 a Roma; il suo corpo venne sepolto nella chiesa di S. Eustachio.
L'opera giuridica del B., rimasta per lo più manoscritta, è stata fino ad ora poco studiata e attende quindi una vera e propria valutazione critica. Legato ai modi della scuola del commento, egli appartiene al novero di quelle figure minori, nella scienza del diritto dei Quattrocento, su cui la storiografia giuridica sta tornando con interesse per cercare di individuare i nessi che legano la tradizione giuridica medievale al movimento umanistico.
L'opera di commento del B. al Corpus Iuris, per quanto frammentaria, è assai vasta; una fitta serie di lecturae riportatae (trattasi cioè di lezioni universitarie raccolte da allievi e riviste dall'autore secondo una tradizione che risale ai grandi maestri del '300) tocca numerosi titoli dei Codice e delle Istituzioni (copie mss. di queste lecturae trovansi nella bìblioteca del Collegio di Spagna di Bologna, nel cod. 223, ora in corso di numerazione), nonché del Digesto (Ibid., cod. 174, anch'esso in corso di numerazione).
Accanto a questi corsi di lezioni, il B. svolse una cospicua attività di consulente, di cui ci rimangono, oltre ad un consilium ms. conservato nella Biblioteca Classense e segnalato dal Besta e ad altri segnalati dal Kristeller (p. 68) nelle carte strozziane dell'Archivio di Stato di Firenze, quelli editi da G. B. Marzianesi (Responsorum collectorum ex diversis authoribus, Venetiis 1573) nella sua raccolta miscellanea, nonché quello pubblicato da Francesco Pepi nell'edizione da lui curata dei consilia di Mariano e Bartolomeo Sozzini (Responsorum Mariani Soccini ac Bartholomei filii..., Venetiis 1579).
Rispetto a questi scritti, così legati nella forma letteraria e nel modulo esegetico alla grande tradizione del sec. XIV, si stacca la sopra citata Oratio (edita da Zarotus, Mediolani 1487, trovasi anche manoscritta nel cod. Chigiano I, VI, 212, ff. 11 v-33) non solo per la ricercatezza del costrutto linguistico, ma per il contenuto polemico. Il discorso del B. lascia ai margini le argomentazioni canonistiche per mettere in luce direttamente la sostanza ideologica della sua condanna. Il Malatesta viene accusato di voler fissare "Paradisum in hoc seculo... quoniam futuri nulla sibi spés", donde quel suo "dominandi ardor immensus", e quel "belligerandi insanabile studium", che porta ad un totale sovvertimento d'ogni stabilità politica e sociale, nonché l'erezione della massima che "si violandum est ius causa regnandi, violandum est".
Non vi è dubbio che la figura del Malatesta è qui individuata con grande acutezza nella sua forza di rottura con il mondo medioevale e nella sua acquisita capacità di elevarsi dal semplice terreno della rebellio, costruendo intorno alla propria iniziativa politica una visione organica dei fini dell'operare umano. Una delle componenti essenziali del movimento umanistico viene dunque certamente colta dal B. nel rifiuto di ogni visione di trascendenza, onde il carattere areligioso della figura del Malatesta: "nullam sequitur sectam, sed nihil tam haereticum est quam fidei fundamenta destruere, divinitatenique derogare" e, più oltre, "nihil eligit quod nihil de deo credit".
Ma il B. non si arresta alla semplice condanna: dopo -iver colto le caratteristiche storiche della figura del Malatesta egli non indugia affatto nel rifiuto d'ogni posizione umanistica. Alla immagine dei signore di Rimini egli contrappone quei "Graeci et Latini doctores" che "nibil aliud nitant, quam nobis veri dei vultum suggerere, et ad eius cognitioneni iter ostendere". Il richiamo al mondo classico operato in tal modo sembra poter saldare mirabilmente umanesimo e trascendenza medievale, onde "pulcherrima mundi macchina gubernetur". A in questo suggestivo contrasto delineato dall'Oratio del B. che noi veniamo a verificare due diversi atteggiamenti del movimento unianistico, donde l'interesse di questa operetta che può inoltre offrirci uno spunto fecondo per individuare proprio quei nessi che pure debbono intercorrere, nel sec. XV, tra cultura e scienza giuridica.
Il Lockwood ritiene il B. autore anche di quell'Oratio Andreae magistri Ugonis de Senis quam recitavit in principis studii Florentiae (1450), edita da K. Müllner (Reden und Briefe Italianischer Humanisten, Wien 1899, pp. 105-107) e da quest'ultimo attribuita invece al padre del B., Ugo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, mss. A. 13, c. 117; A. 15, c. 18; A. 30 (2°), c. 95 v.; Pii II Commentarii rememorabilium, Francofurti 1614, pp. 168 s.; Iacobi Piccolomini Cardinalis Papiensis Commentarii..., ibid., pp. 404 s.; Il processo Castellano, a c. di N. H. Laurent, in Fontes vitae s. Catharinao senensis historia, Milano 1942, pp. 508-511, 520, 527; N. Pasquali Alidosi, Appendice al libro dei dottori bolognesi di legge canonica e civile, Bologna 1623, p. 5; I. Ugurgieri Azzolini Le pompe sanesi, Pistoia 1649, I, p. 442; C. Cartari, Advocatorum sacri Concistorii syllabum, Romae 1656, pp. 53 s.; F. Borsetti, Historia Ferrariensis Gymnasii, Ferraria, 1735, II, pp. 31, 35; G. B. Caraffa, De Gymnasio romano, II, Romae 1751, p. 501; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 782 s.; L. Ughi, Diz. degli uomini illustri di Ferrara, Ferrara 1804, ad vocem; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio fiorentino, Firenze 1818, I, pp. 121, 125; L. De Angelis, Biografia degli scrittori senesi, I, Siena 1824, p. 114; S. Mazzetti, Repert. dei professori dell'univers. di Bologna, Bologna 1848, pp. 48, 49; I rot. dei lettori... dello Studio di Bologna, a cura di U. Dallari, Bologna 1868, pp. 17, 19, 22, 25, 49, 52, 55; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese ed altri edifici di Roma, II, Roma 1873, p. 120; A. Gherardi, Statuto dell'univer. e Studio fiorentino, Firenze 1881, pp. 4535., 461;G. Lesca, I Commentari di E S. Piccolomini, Pisa 1893, p. 130; L. T. Topini, Storia eustachiana, Roma 1895, pp. 133 s.; G Parti, Lo Studio di Ferrara nes. secc. XV e XVI, Ferrara 1903, p. 96; N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i senesi (1464-1471), in Bull. senese di storia patria, XXIV (1917), p. 87; E. P. Vicini, I podestà di Modena, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le prov. modenesi, s. 5, X (1917), p. 243; E. Besta, Legislazione e scienza giuridica, in Storia del diritto italiano, a c. di P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 881 n.; A. Sorbelli, Storia dell'università di Bologna, I, Bologna 1940, pp., 242, 249; A. Visconti, La storia dell'università di Ferrara, Bologna 1950, p. 24; D. P. Lockwood, Ugo Benzi medieval Philosopher and physician, 1376-1439, Chicago 1951, pp. 27, 169-70, 191, 197, 407; I. Maffei, Gli inizi dell'umanesimo giuridico, Milano 1956, pp. 66 n., 68; P. O. Kristeller, Iter italicum…, I, London Leiden 1963, pp. 27, 68, 70.