BASILY, Andrea
Musicista, nato nei primi anni del secolo XVIII a Città della Pieve, morto a Loreto il 18 Agosto 1777. Studiò in Roma, da dove passò maestro organista alla cattedrale di Tivoli. Quivi, nel 1737, fece rappresentare un oratorio: Il martirio di Santa Sinforosa. Nel 1740 fu eletto maestro della Cappella di Loreto; nel quale ufficio si mantenne sino agli ultimi giorni di sua vita. La produzione di Andrea Basily è per la massima parte conservata nell'archivio della S. Casa. Le composizioni, strumentali, dettate nello stile libero del tempo, sono prive d'interesse artistico. Invece nelle composizioni a sole voci si può rilevare la purezza dello stile polifonico, insieme con un profondo sentimento lirico.
Del B. si conosce una sola opera pubblicata per le stampe: Musica universale, armonica pratica dettata dall'istinto e dalla natura, illuminata dai veri precetti armonici, opera utile per i studiosi di Contrappunto e per i suonatori di Grave Cembalo ed organo (per Innocente Alessandri e Pietro Scattaglia veneziani, s. a.). Ogni Esercizio contenuto in quest'opera comprende un Basso d'armonia; l'impianto d'una Fuga e una Fuga completa; una composizione libera (Capriccio, Sonata, Canone, Estro Pastorale, ecc.), degne tutte del più alto interesse.
Suo figlio Francesco, nato a Loreto il 31 gennaio 1767, morto a Roma il 25 marzo 1850, fu scolaro di G. B. Borghi nella cappella lauretana, e in ancor giovane età ebbe il posto di maestro di cappella a Foligno e in seguito a Macerata. Compose parecchio per il teatro. Primo suo lavoro in questo genere fu la cantata Arianna e Teseo. Seguirono La bella incognita (Milano 1788), La locandiera (Roma), Achille all'assedio di Troia (Firenze 1798), Il ritorno di Ulisse (ivi 1799), Antigone (Venezia 1799), e altre.
Nel 1809 fu eletto maestro della Cappella lauretana. Tornò tuttavia al teatro con altre cinque opere. Nel 1824 al S. Carlo di Napoli fece rappresentare, con buon successo, l'oratorio drammatico Sansone che ebbe ad interpreti la Nozzari e il Lablache. Nel 1827 venne nominato censore dell'I. R. Conservatorio di musica in Milano. In tale qualità il nome di F. B. si accompagna alla mancata accettazione di Giuseppe Verdi nel conservatorio medesimo. Occorre tuttavia ricordare che Verdi, come risulta da documenti, non venne accettato e per l'età e perché straniero al regno Lombardo-Veneto, quindi per ragioni puramente amministrative.
Nel 1837 il B. veniva nominato maestro della Cappella Giulia a S. Pietro in Vaticano, posto ch'egli tenne poi fino alla morte. Di lui parla con encomio il Fétis, il quale nel 184i lo visitava in Roma, chiamandolo un grande artista. Volle anzi che, per il Conservatorio di Bruxelles, componesse una sinfonia la quale, dettata nello stile di Haydn, venne eseguita più volte nella capitale belga.
La copiosa produzione del B. rimase in gran parte inedita. Sono stati pubblicati: un Ave Maria, un Miserere, mottetti, sonate per pianoforte, sinfonie ed arie tratte dalle sue opere teatrali.
Nipote e allievo di Andrea fu quel Pasquale Antonio che nel giugno del 1753 indirizzava al principe dell'Accademia filarmonica di Bologna Sette brevi componimenti in istile rigoroso sopra le parole Benedicam Domini e Bononia docet, ora possedute in autografo dalla biblioteca del Liceo musicale di Bologna.
Bibl.: G. Radiciotti, L'arte musicale in Tivoli nei secoli XVI, XVII e XVIII, Tivoli 1907; G. Tebaldini, L'Archivio musicale della Cappella Lauretana, Loreto 1921.