BARBARIGO, Andrea
Nato verso il 1500 da Gregorio, figlio del doge Marco, si avviò assai presto a una brillante carriera politica, cercando di anticiparne i tempi con un'impazienza che forse gli nocque. Nel novembre 1521, approfittando di un provvedimento straordinario decretato dal Consiglio dei Dieci per reperire denaro, riuscì infatti ad entrare nel Maggior Consiglio prima di aver compiuto i venticinque anni normalmente richiesti dalla legge, mediante un donativo alla Repubblica di 10 lire di grossi (200 ducati). Fu così incoraggiato a presentare nel marzo 1525 la propria candidatura alla carica di savio agli Ordini, sebbene non avesse ancora raggiunto la prescritta età di 30 anni, sperando di superare l'impedimento con un nuovo donativo di 100 ducati: ma la violazione delle leggi sarebbe stata tanto scandalosa, che, soprattutto per il deciso rifiuto del doge Andrea Grìtti, la proposta non fu neppure posta ai voti. Così il B. dovette rassegnarsi a frenare la propria ambizione. Nei tre anni seguenti lo troviamo candidato battuto in scrutini per varie cariche, tra cui quella di console a Damasco, per la quale aveva offerto 400 ducati (ma fu superato da un concorrente che ne aveva offerti 700); finché nel 1528 entrò nella Quarantia crimìnale. Nel febbraio 1530 fu eletto sindaco in Dalmazia assieme ad Angelo Malipiero: partì soltanto all'inizio del luglio 1531 e ritornò poco prima del 3 febbraio dell'anno successivo, giorno in cui si presentò in Collegio assieme al collega per fare la consueta relazione.
Nel 1538 poté entrare in Senato col pagamento di 500 ducati, ma, conscio dell'impopolarità di tali sistemi presso la maggior parte del patriziato, preferì non valersi del titolo di senatore così acquistato, quando successivamente si presentò per essere eletto ad altre cariche. Nel 1539 fu provveditore alle Pompe, nel 1545 alle Rason vecchie e, fìnalmente, nel 1546 poté entrare nel Senato con normale elezione. Da allora la sua carriera continuò a svolgersi lungo l'iter consueto dell'aristocrazia senatoria: rieletto varìe volte nel Senato e nella Giunta, fu nel 1548 provveditore sopra gli Atti dei sopragastaldi, nel 1551 governatore delle Entrate, nel 1552 e nel 1554 del Consiglio dei Dieci. Nel 1555 fu eletto capitano di Padova: la relazìone che presentò al Senato, al suo ritorno, il 28 maggio 1557, è il resoconto di un reggimento svoltosi nell'ordinaria amministrazione, con un particolare interesse rivolto ai problemi militari: organizzazione e addestramento dei "bombardieri" e delle "cernide" e lavori di fortificazione.
Dopo fl suo rìtorno il B. rimase senza soluzione di continuità al governo della Repubblica, passando da una magistratura all'altra: fu otto volte del Consiglio dei Dieci, nove volte savio del Consiglio e quattro consigliere ducale per il sesticre di Cannaregio. Nel 1553 e nel 1559 fu uno dei 41 elettori dei dogi Marc'Antonio Trevisan e Girolamo Priuli. Il suo prestigio era salito tanto in alto, che nel 1561 e nel 1570, quando furono eletti dogi Pìetro Loredan e Alvìse Mocenigo, fu tra i candidati alla dignità ducale: nel 1570 non riuscì eletto per soli due voti, avendone raccolti 23 dei 25 necessari.
Morì nel dicembre del 1570, poco dopo essere stato eletto nella commissione incaricata di definire i confini con i territori dell'Impero, e il suo corpo venne sepolto alla Certosa.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' Patritii veneti, I, p.173; Ibid., Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere di rettori, B. 82, f. 188; Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, pp. 11 s.; M. Sanuto, Diarii, Venezia 1879 ss., XXXII, XXXIII,XXXIX, XLIV-XLVI, LII, LIV, LV, passim; Commissiones et relationes venetae, a cura di S. Liubié, in Mon. spectantia hist. Slavorum merid., VIII, Zagabriae-Zagreb 1877, p. 6; Relaz. del capitano A. B., Presentata il 28 maggio 1557, a cura di F. Ferri, Padova 1871.