BARBARIGO, Andrea
Nacque a Venezia nel 1311, da Federigo; sono ignoti, nell'assoluto silenzio delle fonti in nostro possesso, il nome e la casata della madre.
Il B. avrebbe avuto circa vent'anni (Priuli) quando entrò nella vita pubblica della sua città; riusci tuttavia, nonostante la sua giovane età, a distinguersi e a crearsi una fama in breve volgere di tempo grazie alle sue capacità di accorto uomo politico, divenendo cosl, ben presto, una delle personalità più in vista e più influenti della Dominante. A partire dal 1350 s'inserì, come diplomatico, nella dinamica dei rapporti veneto-padovani ed intervenne nelle lotte contro i Visconti; come senatore recò il suo intelligente contributo a quella vasta serie di riforme che si attuarono in Venezia nella seconda metà del Trecento.Quando la politica espansionistica di Genova in Oriente - politica che tendeva a colpire Venezia nei suoi interessi economici nel Mar Nero - sembrava aver raggiunto i suoi scopi di chiudere nell'Adriatico la Serenissima e d'irretime così la potenza, il B. venne inviato a Padova, presso Francesco il Vecchio da Carrara, col delicatissimo compito di ricondurlo alla tradizionale amicizia veneta e di ottenere da lui concreti aiuti militari per una lega antigenovese (1353). Il B., dopo aver convinto il signore di Padova a tornare alla alleanza con la Serenissima (alleanza che, in realtà, altro non era se non una forma larvata di protettorato e quindi invisa a molti), con abile azione diplomatica non solo riuscì ad ottenere gli aiuti desiderati, ma, risuscitando vecchi rancori e fomentando nuovi sospetti e timori nei confronti della politica egemonica di Milano, giunse ad attrarre nell'orbita veneziana i signori di Verona e di Mantova, Cangrande II della Scala e Luigi Gonzaga, ponendo in tal modo anche le premesse necessarie per un'imponente lega antiviscontea. L'anno seguente il B. ebbe l'onorifico incarico di andare ad incontrare ai confini e di accompagnare attraverso il territorio della Repubblica il figlio di Rodolfo IV d'Austria in viaggio d'istruzione in Italia (1354).
Dopo la pace con Genova (1355) il B., nominato con altri due colleghi provveditore alla Riforma delle milizie, ebbe una parte di primo piano nella riorganizzazione della flotta, sia militare sia mercantile, e nel rammodernamento degli istituti e dei quadri direttivi ad essa preposti. Nel 1369 fu inviato - ancora una volta con un incarico di rappresentanza, che testimonia tuttavia la posizione preminente da lui ormai acquisita in Venezia - presso l'imperatore Carlo IV allora a Ferrara in attesa di riprendere il viaggio per tornare in patria; e il B., come già aveva fatto coi figlio del duca d'Austria, accompagnò, come scorta d'onore, il sovrano attraverso i territori della Repubblica, sino a Udine.
Tra il 1371 e il 1372 si inasprirono le relazioni tra Padova e Venezia, in seguito a una viva polemica per questioni di confine e di fortificazioni; vani furono gli sforzi della diplomazia pontificia che, tutta volta a trovare una soluzione pacifica della vertenza, aveva cercato di indurre le due parti in causa ad accettare l'arbitrato d'una potenza neutrale: dopo alcuni incidenti di frontiera si venne nel 1373 ad aperta guerra. Il B. svolse un'intensa attività politico-economica sia come savio con l'incarico di "trovar denari* per i bisogni di guerra, sia come aggiunto al Consiglio dei Dieci collo specifico compito di provvedere al mantenimento dell'ordine pubblico in Venezia. In questa veste egli dovette assolvere anche l'incarico di scoprire quei sicari che, secondo voci attendibili raccolte dal Priuli, sarebbero stati mandati dal signore di Padova a Venezia per assassinarvi "diversi principali del governo",; l'azione vigile e risoluta del B. contribuì non poco ad allentare la tensione dell'opinione pubblica.
Il 1373 fu nominato capitano di Trieste, dove, poco dopo la nomina, si recava insieme con Giovanni Dandolo, podestà della città giuliana. Anche qui la sua opera fu ricca di frutti; il B. riuscì infatti a comporre i dissapori e i sospetti esìstenti fra Ugo di Duino e la Repubblica ed a far riprendere, in tal modo, i rapporti commerciali fra Trieste e Venezia. L'anno successivo, proprio nel periodo della grave crisi di Tenedo, egli ricopriva l'ufficio di podestà a Chioggia. Non siamo altrimenti informati sull'attività svolta durante questo incarico dal B., dato il silenzio delle fonti; la notizia relativa alla sua podesteria a Chioggia è, inoltre, l'ultima notizia che noi abbiamo sul B., di cui ignoriamo le vicende successive al 1356 e lo stesso anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: Venezia, Cìv. Museo Correr, cod, Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti.... I, p. 10; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a cura di S. Predelli, II, s, Venezia 1878, doc. 141, p. 243; 111, 7, ibid. 1883, doc. 707, p. 109; III, 8, ibid. 1883, doc. 16, p. 131; A. Da Mosto, I dogi di Venezia con partic. riguardo alle loro tombe, Venezia 1939, pp. 141 s.; R. Cessi, Storia della Rep. di Venezia, Milano-Messina 1944, p. 304; P. Paschini, Storia del Friuli. Dalla seconda metà del Duecento alla fine del Settecento, II, Udine 1954, p. 170; G. Volpe, L'Italia e Venezia, Firenze 1956, pp. 25-83; C. Gasparotto, La signoria dei Carraresi (1337-1405) in Padova. Guida ai monumenti e alle opere d'arte, Venezia 1961, pp. 113-154; V. Lazzarini, Marino Faliero, Firenze 1963, p. 340.