GRETRY, André-Ernest-Modeste
Musicista, nato a Liegi l'8 febbraio 1741, morto presso Montmorency il 24 settembre 1813. Ancor fanciullo (a 6 anni) fu posto dal padre, il violinista François G., nel coro della cappella di Saint-Denis. Da questa cantoria egli però fu allontanato circa il 1752, essendo stato da quel maestro di cappella giudicato inadatto agli studî musicali. L'istruzione del piccolo G. non ebbe però a soffrirne danno, in quanto ne furono incaricati successivamente buoni maestri. È d'altra parte da notarsi che la singolare musicalità del G. non era di natura severa e complessa, tale da orientarsi verso la scrittura contrappuntistica o comunque "dotta": dall'esame delle migliori opere della maturità ci avvediamo delle sue tendenze alla semplicità e al dolce, lieve melodismo tipico dell'opéra comique del secondo Settecento. Si comprende dunque facilmente come sin dagli anni dell'adolescenza il G. si sia avviato - più che a studî pazienti e ad esercitazioni scolastiche - all'imitazione delle stilistiche proprie del vivido e a un tempo sentimentale teatro comico italiano. Al quale egli poté accostarsi direttamente grazie alla presenza in Liegi d'una compagnia italiana d'intermezzi, opere buffe, ecc. che tra l'altro eseguiva lavori di B. Galuppi e di G. B. Pergolesi. La conoscenza di di queste piccole gemme musicali fu decisiva per la sua carriera, e nelle sue Memorie (I, 1789) leggiamo a questo proposito parole significative. Il gusto del tempo era d'altra parte comunemente orientato verso l'arte leggiera (ma anche verso la seria) italiana, che gli enciclopedisti pongono a modello di naturalezza e d'espressione, in confronto con l'arte un po' fredda e cerebrale di J.-Ph. Rameau. Quando il G., dopo viaggi in Italia (dove cGnosce N. Piccinni, il p. Martini e fa eseguire i suoi primi lavori teatrali: alcuni intermezzi nel genere di G. B. Pergolesi) si porta a Parigi, il teatro del Rameau, che ufficialmente tiene ancora il campo, non fa che tediarlo oltremodo. A Parigi però alla formazione del G. contribuisce un nuovo elemento, di capitale importanza: l'esempio della recitazione drammatica degli attori del Théâtre français (ricordiamo che il recitato di G. B. Lulli voleva ispirarsi alla declamazione della Champmeslé, e che tradizione francese è stata sempre questa della reciproca influenza delle due declamazioni: quella degl'interpreti di Corneille, di Racine, ecc. e quella dei compositori drammatici dal Lulli al Rameau, al Grétry, al Gluck). Nel G. tale esperienza non ha un valore inferiore a quella, più propriamente musicale, dell'arte italiana. Durante tutta la sua carriera il musicista belga tenderà alla semplicità musicale e alla proprietà del recitato drammatico.
Nell'ambiente parigino, dapprima ostile in ragione dell'attaccamento al Monsigny e agli altri maestri dell'opéra comique, il G. giunge presto a risultati felici. Molti dei critici e dei pensatori più influenti, come il Diderot e il Rousseau, riconobbero nell'arte del G. la realizzazione dei loro intendimenti e dei loro desiderî. Anche altri compositori, già in voga: E.-R. Duni, F.-A. Philidor, ecc.. mostrano di pregiare le qualità della sua musica. E quando verrà C. W. Gluck, anche di questo il G. avrà considerazione e favore. Già la terza delle sue opere parigine, Le tableau parlant (che seguiva a Le Huron, 1768, e a Lucile, 1779) viene dal Grimm giudicata un capolavoro. Al suo nome, già consacrato alla fama da circa 35 opere, la Rivoluzione non fa che tributare reverenza, e la stessa Convenzione, su proposta di F.-J. Gossec, E.-N. Méhul, L. Cherubini e J.-F. Lesueur, ordina la pubblicazione, per pubblica utilità, dei Mémoires ou essais sur la musique. Sotto l'impero di Napoleone il G. viene insignito della croce della Legion d'onore e riceve una pensione assai lauta; gli viene eretto un monumento (all'Opéra comique) e intitolata una via di Parigi.
In breve tempo il G. aveva infatti toccato, attraverso una produzione ricchissima e di solito informata ai caratteri di grazia e di verità scenica sì cari all'ambiente parigino, un alto livello di stile nell'opéra comique, tanto da potere essere considerato come il maggiore esponente di questo genere francese. Inoltre col Richard Cøur-de-Lion (1784) G. mostrava come anche nell'opera seria la tradizione lrancese potesse continuare degnamente, giovandosi dell'esempio gluckiano. Nel genere serio nondimeno sembrano far difetto al G. alcune qualità davvero non secondarie: la potenza dell'espressione e la rispondenza della scrittura alla complessità degli svolgimenti drammatici. Rimangono pregio dell'opera seria del G. la netta caratterizzazione dei varî personaggi, l'immediatezza del tocco espressivo nei momenti di tenero languore, la mirabile efficacia della strumentazione, e soprattutto la proprietà della declamazione.
G. compose circa 58 opere teatrali, tra serie e comiche (delle quali 6 non giunsero a rappresentazione), varî lavori religiosi, tra i quali un Requiem e alcuni mottetti, e molta musica strumentale: 6 sinfonie, 6 quartetti per archi, 2 quartetti per flauto, violino, basso e cembalo, ecc. L'edizione completa delle opere teatrali è in corso di pubblicaxione a Lipsia. Lasciò poi, oltre i Mémoires, uno scritto: Réflexions d'un solitaire (edito per la prima volta, dal manoscritto di G., a Bruxelles, 1919-22, voll. 4) e un lavoro didattico: Méthode simple pour apprendre à préluder, Parigi I 802.
Bibl.: F. v. Hulst, G., Liegi 1842; M. Brenet, G., sa vie et ses øuvre, Parigi 1884; H. de Curzon, G., Parigi 1907; E. Closson, A. M. G., 1920.