ANDRADO modico (Andradus Modicus)
Nell'847 fu nominato corepiscopo in Sens al tempo dell'arcivescovo Wanilo poi fu deposto nell'849, e si ritrasse a vita privata. Scrisse due poemi, l'uno De fonte vitae in 404 esametri, diretto ad Incmaro, che l'aveva invitato a ricercare la fonte della vita, in senso morale e mistico; l'altro, Passio beatorum Iuliani et sociorum eius, di 800 versi, in lode del martire della persecuzione dioclezianea, di contenuto storico. Appartiene anche ad Andrado un'opera in prosa, Liber revelationum, che ci è giunta incompleta. Vi si narrano visioni, che l'autore afferma di aver avuto, e che sono scritte con scopo religioso e politico. In una si accenna alla lotta tra Ludovico il Pio e i suoi figli, e ne è mosso rimprovero all'imperatore; in un'altra, s'impreca contro il nuovo vescovo di Chartres, eletto da Carlo il Calvo. Andrado è poeta e scrittore di lingua pura ed elegante e di corretta versificazione: si sente in lui un allievo delle nuove scuole di latinità, che furono l'onore del tempo di Carlomagno.
Bibl.: Poetae latini aevi carol, in Monum. Germ. Histor., III, 73-121 e 740-745; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, Monaco 1911, pp. 601-603.