ANAUNIA (donde, attraverso *Anaunum, l'attuale Non)
Deve il nome alla popolazione probabilmente veneta degli Anauni (v.). Vi abitavano però anche i Tulliasses, ricordati pur essi nella tavola di Cles del 46 d. C. (Corp. Inscr. Lat., V, 5050). Ad essi si connette il nome di Tuènno; il personale Tula è documentato ripetutamente nelle epigrafi di Vervò. Dall'esame toponomastico risulta che gli stanziamenti preromani si estendevano a tutta la valle, tolta la parte a settentrione della linea Sarnònico-Dámbel-Revò, e che sullo sfondo arcaico preindoeuropeo si sovrapposero prima genti illiriche, poi, quasi contemporaneamente, etrusche e galliche. L'area onomastica etrusco-gallica arriva (nelle epigrafi) fino a Roméno; le, iscrizioni etrusche seriori (dal sec. II a. C.) sono limitate al triangolo centrale Dércolo-Mèchel-Campi Neri di Cles, cioè alla meta settentrionale dell'area dei più antichi stanziamenti eneolitici, estesi alle colline sulla destra del torrente. La romanizzazione dell'Anaunia, non molto posteriore a quella di Trento, cominciò un secolo a. C.; essa era progredita nel 46 d. C. e si compì con la cristianizzazione (anno 397, martirio di S. Sisinio, Martirio e Alessandro). I pagi principali dovettero essere Vervò sulla strada che dalla Predaia porta in Val d'Adige (molte iscrizioni), Cles (importante necropoli) e l'attuale Sanzeno. Diffusi nei tre primi seeoli d. C. i culti di Mitra (monumenti mitriaci a Tòvel, Mèchel, S. Romedio) e Saturno (Cles, Roméno).
Bibl.: C. Battisti, Filoni toponomastici prelatini nel bacino del Noce, in Studi Trentini, IX (1928); V. Inama, Storia delle valli di Non e di Sole, Trento 1905, pp. 24-84.