ANALGESICI (III, p. 85)
Per quanto la morfina ed alcuni suoi derivati siano senza dubbio i migliori analgesici a disposizione del medico per la lotta contro il dolore, tuttavia si è sempre cercato di bandirli dalla terapia per sostituirli con composti più rispondenti.
Le ragioni di ciò sono da ricercarsi nel fatto che la morfina ed alcuni suoi derivati hanno i seguenti difetti: 1) di essere degli stupefacenti e di condurre a gravi tossicomanie; 2) di aggredire il centro respiratorio bulbare deprimendolo; 3) di presentare un'azione analgesica non sempre costante, per varia sensibilità individuale; 4) di dar luogo al fenomeno dell'abitudine, con attenuazione o scomparsa dell'azione analgesica, tranne che non venga maggiorata la dose. Questo spiega il perché negli ultimi anni siano stati studiati e introdotti in pratica nuovi farmaci analgesici.
Sotto il nome di dolantinici sono riuniti una serie di composti sintetici, a notevole azione analgesica, che prendono il nome dalla Dolantin, primo prodotto del tipo messo in commercio. Questi farmaci sono degli esteri della 4-fenil-piperidina; in particolare, la Dolantin è 1-metil-4-fenilpiperidin-4-carbonato etilico.
In pratica i dolantinici hanno risposto bene, come analgesici, quanto la morfina, essi però conservano i difetti della incostanza di azione e del fenomeno dell'abitudine, caratteristici di quest'ultima. Inoltre, mentre in un primo tempo si era ritenuto ed affermato che i dolantinici fossero sprovvisti di azione stupefacente e non fossero capaci di condurre a tossicomanie, oggi si è certi che anch'essi come la morfina, presentano questo grave difetto. Sul respiro esplicano pure un'azione depressiva ma meno intensa che non la morfina. I dolantinici, d'altra parte, sono in possesso di una spiccata azione spasmolitica, la quale, in opportune condizioni, determina un aumento dell'effetto antialgico rimuovendo lo stato spastico che sosteneva la sindrome algica.
Qualche autore ha ritenuto che esistano analogie tra le strutture chimiche della morfina da una parte e della Dolantin dall'altra, ma altri lo hanno negato.
Dunque, in sostanza, i dolantinici non hanno eliminato i difetti della morfina, almeno quelli di maggiore importanza pratica, purtuttavia essi rappresentano un ulteriore progresso nel campo della analgesia, specie in quanto possono riuscire efficaci nei casi resistenti o poco sensibili alla morfina.
Più di recente sono stati studiati una serie di derivati arilalcaminici, ottenuti per sintesi, tra cui il cloridrato di diarilalchil-carbetossidialchilamina, ai quali è stata riferita una azione analgesica e spasmolitica anche superiore a quella dei dolantinici e non associata a fenomeni di abitudine ed all'azione stupefacente. Queste affermazioni, devono ancora essere confermate e, se vere, porteranno a un ulteriore grande progresso nel campo dell'analgesia. Anche l'Amidon o 6-dimetilamino-4,4-difenil-3-eptanone è un analgesico di recentissima scoperta che però conserva tutti i difetti della morfina, sebbene attenuati.
Questo per quanto riguarda gli analgesici veri e proprî (col qual nome si tende sempre più a indicare farmaci ad azione centrale capaci di abolire il dolore, mentre per antialgici ed antinevralgici si intendono farmaci capaci di attenuare il dolore mediante meccanismi varî di azione). Ulteriori progressi sono stati fatti anche nello studio dei medicamenti antialgici ed antinevralgici.
La vitamina B1 o cloridrato di aneurina, somministrata a dosi elevate, migliora molte sindromi dolorose, specialmente quelle dovute a uno stato patologico del sistema nervoso periferico (nevriti). Ciò non meraviglia, essendo tale vitamina descritta come neuro-trofica. Anche i glicerofosfati ad alte dosi, per via parenterale hanno presentato un indubbio potere antialgico e sono largamente usati nelle artro-algie. Così pure la istamina per iniezioni intradermiche ha una buona azione antialgica locale che è in pratica apprezzata e sfruttata. Similmente sono stati consigliati come antialgici, varî veleni di serpenti (vipera, cobra, crotali) ed anche il veleno delle api, specie nei dolori carcinomatosi, con risultati però non sempre soddisfacenti.