NIN, Anaïs
Scrittrice statunitense, nata a Neuilly (Francia) il 21 febbraio 1903, morta a Los Angeles il 14 gennaio 1977. Dopo aver viaggiato in Europa col padre pianista, alla separazione dei genitori (1914) seguì la madre a New York. Qui, abbandonata la scuola, lavorò come indossatrice e modella. Nel 1923 sposò il banchiere H. Guiler che, col nome di Jan Hugo, illustrò i suoi romanzi.
Il forzato sradicamento e una grande aspirazione artistica furono all'origine di un diario, iniziato come lettera di riconquista del padre durante il viaggio verso l'America e continuato per il resto della vita. Ed è a questi Diari - tarda rielaborazione del materiale autobiografico accumulato − che N. deve soprattutto la fama (The diary of Anaïs Nin, 7 voll., 1966-80; trad. it., 6 voll., 1977-81; Linotte, the early diary of Anaïs Nin, 4 voll., 1978-85. Nel 1992 − col titolo The unex-purgated diary of A. Nin 1932-34; trad. it., Incesto, 1993 − è stata inoltre pubblicata una lunga sezione di diario che ragioni di autocensura e di opportunità avevano indotto la N. a stralciare dal primo volume del Diary). Definiti da H. Miller "confessione monumentale degna di stare accanto alle rivelazioni di S. Agostino, di Rousseau e di Proust", i Diari sono per N., come l'Autobiografia di tutti di G. Stein, specchio dell'identità propria e di ogni donna, voce della visione femminile del mondo (ma non sempre critica dei ruoli consolidati). Coerentemente con l'insegnamento di R. W. Emerson e D. H. Lawrence, nei diari N. riscrive la vita come avventura e viaggio mitico nel labirinto interiore, come tracciato di una ricerca e di un'esperienza complessa da cui scaturisce la sua personalità molteplice e frammentata, la sua finale accettazione dello sradicamento e del vuoto quali condizioni esistenziali del nuovo mondo e del vecchio, di New York e di Parigi, a lungo vissute come opposte, inconciliabili realtà.
A Parigi − dove ritornò agli inizi degli anni Trenta, e che sarà per lei la città dell'arte e della cultura, degli affetti, della comunicazione e, insieme all'Europa, quella parte del mondo che lascia spazio al femminile − N. pubblicò il suo primo lavoro, D. H. Lawrence: an unprofessional study (1932; trad. it., 1988), prima manifestazione di una pratica critica intuitiva, operante per illustrazioni e immagini, sviluppata poi in The novel of the future (1968), studio sulla prosa poetica contemporanea. Punto di avvio della sua analisi è il mondo dell'inconscio e del desiderio, realtà che N. era andata scoprendo con l'aiuto di diversi psicanalisti, fra cui O. Rank, che ne incoraggiò l'elaborazione mitologica. Divenuta amica e sostenitrice di H. Miller, con lui, L. Durrell e altri formò il gruppo di Villa Seurat, avviando quella riflessione comune su genere e creatività che attraverserà i suoi diari e gli scritti narrativi e critici (in particolare A woman speaks, 1975, e In favor of the sensitive man and other essays, 1976).
La sua prima, e forse migliore, opera, il poema in prosa The house of incest (1936; trad. it., 1979 e 1986), rappresenta infatti, in sette frammenti surrealisti, "la stagione all'inferno di una donna" alle prese con la proiezione di sé negli altri e con la lacerazione interiore che precede la nascita dell'artista. Quest'opera contiene in nuce i temi sviluppati nei successivi romanzi, Winter of artifice (1939) e Cities of the interior ispirato alla Recherche di Proust, in 5 volumi (1946-61: Ladders to fire; Children of the albatros; The four-chambered heart; A spy in the house of love, trad. it., 1979; Seduction of the Minotaur) che vede l'artista avventurarsi in un viaggio senza bussola verso l'origine della propria identità. Scoppiata la guerra e trasferitasi a New York, N. rivisse lo sradicamento e la vecchia ostilità verso la città e l'America, vista come gigantesco "paese di Gulliver", maschile nel suo rigore. Ma insediatasi nel Greenwich Village, ricostruì presto un nuovo tessuto di amicizie (R. Duncan, D. Norman, E. Varèse, Lloyd Wright e J. Varda), scrivendo storie erotiche (Delta of Venus, 1977, trad. it., 1978; Little birds, 1979, trad. it., 1980) e pubblicando a proprie spese i suoi testi, fino a che una favorevole recensione di E. Wilson ai racconti di Under a glass bell (risalente al 1944, e tradotto in italiano nel 1978), le aprì la strada al riconoscimento delle grandi case editrici e della critica: riconoscimento tuttora crescente, se pur non unanime nei giudizi, sostenuto e confermato da due periodici a lei dedicati: Under the sign of Pisces (notiziario, 1970-) e Anaïs (Los Angeles, Anaïs Nin Foundation, 1983-).
Bibl.: O. Evans, Anaïs Nin, Carbondale 1968; E. Hinz, The mirror and the garden: realism and reality in the writings of Anaïs Nin, Columbus (Ohio) 1971; S. Spencer, Collages of dreams: the writings of Anaïs Nin, Chicago 1977; R. M. Cutting, Anaïs Nin: a reference guide, Boston 1978; S. Bertolotti, Anaïs Nin, in Novecento Americano, a cura di E. Zolla, vol. 2, Roma 1983; N. Scholar, Anaïs Nin, Boston 1984; Anaïs, art and artists. A collection of essays, a cura di S. Spencer, Greenwood (Florida), 1986.