ANABATTISTI
(dal gr. ἀνά "di nuovo" e βαπτίζω "battezzo"). Gli anabattisti si dividono in gruppi più o meno grandi, costituitisi ai tempi della Riforma, i quali, pur senza avere la stessa origine, hanno tuttavia in comune la base del principio religioso e sociale. L'anabattismo non si collega ai terziarî dell'ordine di san Francesco (A. Ritschl), né ai gruppi evangelici i quali, attraverso i Valdesi, si ricongiungerebbero al cristianesimo primitivo (L. Keller). Esso è un prodotto indipendente, nato dalla grande lotta della Riforma; e l'origine ne è da ricercare a Zurigo, dove Corrado Grebel, Felice Manz e Giorgio Blaurock, separatisi dal movimento creato dallo Zwingli, confermarono, nel 1525, per mezzo del battesimo agli adulti, il loro cristianesimo separatista. La tradizione vuole che Blaurock sia stato il primo ad essere battezzato da Corrado Grebel, il 25 gennaio 1525. A sua volta egli avrebbe poi, sempre col battesimo degli adulti, incorporato molti altri nella "congregazione dei santi". Tuttavia, il movimento di Zurigo non era del tutto originale. Infatti, dal 1524, gli scritti del Carlostadio erano stati portati da Basilea a Zurigo, mentre in quest'ultima città si trovavano cittadini in corrispondenza epistolare con Tomaso Münzer, il capo dei profeti di Zwickau, alle cui idee il Carlostadio aveva aderito. E già nel 1523 vi furono a Zurigo persone le quali confessavano il cristianesimo separatista su fondamento esclusivamente biblico, come per esempio l'orefice Giovanni Huiuf, che aveva udito il Münzer a Halle a. S., tra il 1522 e il 1523.
In questo circolo di Zurigo, con l'orientamento verso la Bibbia, verso il cristianesimo "apostolico" e l'ispirazione divina del cuore, troviamo già in germe le idee adottate in seguito dagli anabattisti. L'adesione alla sola Bibbia con rigida osservanza della legge; animata da una convinzione intima personale, diventò la base per la predicazione dell'amore del prossimo, raccomandato dal Cristo nel sermone della montagna, d'accordo con la legge naturale. Questa corrente voleva tenersi lontano dalle chiese nazionali nate dalla Riforma, storicamente troppo legate alla politica e da essa impacciate, cercando invece di creare una nuova chiesa con tendenza spiritualistica, radicale, individualistica, e una "congregazione di santi", con gli occhi sempre levati verso Dio, che avrebbero dovuto sforzarsi di mantenersi internamente ed esternamente puri dal contatto del mondo. Così i seguaci del movimento rifiutavano con fermezza qualunque carica sociale, da principio solo per riguardo alla loro persona, ma poi anche per riguardo alla cosa in sé, arrivando fino a considerare l'autorità dello stato come ispirata dal diavolo, fino a predicar la ribellione contro l'autorità che cinge la spada, impone la guerra e pretende il giuramento. Il comunismo, sia pure da un punto di vista religioso, è stato il loro ideale: ai predicatori di Zurigo era vietata la proprietà privata. Anche l'estasi, secondo un ideale biblico, si manifestò (Blau̇rock fu preso dallo Spirito, mentre Manz era un visionario); insieme con l'estasi, si rinnovò l'escatologia. Si viveva in attesa dell'ultimo giudizio e del ritorno di Cristo, mentre soltanto ai battezzati appartenenti alla "congregazione dei santi" sarebbe dato di poter sfuggire al giudizio. Il battesimo degli adulti diventò il segno di riconoscimento dei veri credenti e il carattere saliente del movimento anabattistico. Mentre per Lutero il battesimo porta con sé la redenzione dal peccato originale e perciò è necessario (S. Agostino si valeva già della pratica invalsa di battezzare i bambini per argomentare contro Pelagio), gli anabattisti, che interpretano la Bibbia individualisticamente (alcuni respingono, in parte, il Vecchio Testamento), scorgono nel battesimo piuttosto il coronamento di una purificazione interiore, frutto dell'attività morale e del libero arbitrio. Servendosi pertanto di Marco, XVI, 16, qui crediderit et baptizatus fuerit, e osservando che il bambino non può credere, postulano la necessità del battesimo per l'adulto. Accanto al battesimo, gli anabattisti conservano la Cena: ma, allontanandosi dalla dottrina luterana anche su questo punto, le attribuiscono carattere puramente commemorativo, tanto che a volte un pasto comune e semplice viene elevato alla dignità di Cena. Con ciò quel movimento che al suo inizio aveva qualche cosa in comune con la riforma di Lutero (prevalenza della parola di Dio, ecc.) finisce col mettersi in aperta opposizione ad essa: per Lutero si trattava di affermare l'applicazione immediata e gratuita dei meriti del Cristo a ciascun credente, rigenerato e salvo ipso facto da un peccato che nessuna forza umana può cancellare; per gli anabattisti, è l'uomo che si purifica dal peccato e che giunge così a quella perfezione evangelica, la quale rende inutili chiesa, stato, e ogni altra istituzione.
Ci troviamo qui di fronte a un tentativo grandioso di ripristinamento del concetto che, secondo gli anabattisti, avevano i Cristiani primitivi di una vita ideale, nell'isolamento dalle chiese nazionali della riforma, troppo poco intransigenti secondo il parere degli anabattisti e animate dal desiderio di raggiungere un accordo con la tradizione, con il sistema delle chiese nazionali e con il mondo. Si trattava insomma di un cristianesimo laico radicale, con vivacissima tendenza individualistica, con stretta osservanza della legge; un cristianesimo esageratamente etico, il quale si era sentito attratto fin dal principio verso il millenarismo e lo spirito apocalittico, con differenza relativa e non essenziale da quell'anabattismo manifestatosi più tardi a Münster.
Da principio l'anabattismo reclutava i suoi seguaci fra semplici artigiani, contadini scontenti, sacerdoti umanisti e monaci emancipati, benché non mancassero fra le sue fila alcuni intellettuali di condizione più elevata, come per esempio Corrado Grebel, figlio d'un grande commerciante e consigliere di Zurigo. Bisogna mettere nella massima evidenza il carattere religioso del movimento, escludendo che esso tendesse, in fondo, a raggiungere scopi economici o sociali. Non si tratta qui di un movimento per liberarsi dall'oppressione straniera, come quello di von Hutten e di von Sickingen; e neppure di un movimento di contadini che sognassero l'impero giusto, per quanto Münzer coi suoi diretti seguaci prendesse parte alla guerra dei contadini, capitanando anzi questi ultimi nella disastrosa spedizione di Frankenhausen (maggio 1525). Piuttosto si sperava nei Turchi che avrebbero distrutto l'impero tedesco, sulle rovine del quale si sarebbe poi edificata la nuova Gerusalemme. I sovrani grandi e piccoli non tardarono a vedere nell'anabattismo un pericolo per lo stato. Seguirono persecuzioni sanguinose contro coloro che confessavano le sue dottrine, considerate non solo per il loro specifico contenuto religioso ma anche, e più, per il contenuto politico e l'atteggiamento verso l'autorità, crimen publicum. Lo stesso Lutero assunse posizione risolutamente ostile all'anabattismo: per motivi puramente teoretici, dapprima, contro Carlostadio e i "falsi profeti" di Zwickau, con lo scritto Wider die himmlischen Propheten, 1523-1525; in seguito, soprattutto per motivi politici, per salvare cioè la sua responsabilità e per mantenere alla sua dottrina l'appoggio dei principi e della nobiltà. L'anabattismo si propagò, ciò non ostante, per la Svizzera, il Tirolo e penetrò anche l'Italia settentrionale (Venezia, Padova, Verona, fino a Lucca, Firenze e Napoli); passò pure nella Germania meridionale, in Austria, in Boemia e in Moravia. Norimberga (Giovanni Hut), Strasburgo, Nicolsburgo (Baldassare Hubmaier), Worms (Giacomo Kautz) diventarono focolari del movimento. Ma ad una organizzazione complessiva dell'intero movimento non si giunse, essendo essa resa impossibile dalle persecuzioni e contrastando, del resto, col principio della libertà personale. Come iniziatori di un'organizzazione limitata di partito, possiamo indicare Giacomo Huter, Michele Sattler, il quale riunì gli anabattisti della Svizzera e della Svevia, il 24 febbraio 1527, per mezzo dei 7 articoli di Schlatten, mentre anche Giovanni Denck meditava un'adesione più intima, senza però arrivare a risultati permanenti.
Con Melchiorre Hofmann s'iniziò un nuovo periodo, che trasportò il movimento dall'atmosfera calma di tolleranza e di sofferenza in un'altra d'aperta confessione e di lotta, spingendo l'anabattismo fino alla Frisia orientale e ai Paesi Bassi. Hofmann, teorico più che uomo d'azione, diede tuttavia la spinta verso quella corrente mistico-chiliastico-apocalittica, che trovò uno dei suoi seguaci più fervidi nel fornaio Giovanni Matthys di Haarlem. Questi, convinto di essere un altro Enoch, si fece propagandista nei Paesi Bassi, convocando, con manifesto del 25 marzo 1534, i credenti per andare a fondare a Münster, in Vestfalia, il regno dei santi. Molti fra gli aderenti alla lega gli diedero ascolto, e così incominciò la famosa migrazione verso Mu̇nster. Qui la Riforma era stata introdotta dalle prediche del cappellano Bernardo Rothmann, il quale subì egli stesso l'influenza dei "profeti celesti" che invasero Münster, cioè del suddetto Giovanni Matthys, del sarto Giovanni Beukels, nato a Leida nel 1509, concessionario di una piccola osteria, e di Bernardo Knipperdolling, mercante di panno a Münster, di famiglia nobile e assai influente. Con la predica del comunismo, del radicalismo e del secondo battesimo, questi uomini seppero guadagnarsi una grande influenza in Münster e impadronirsi della città. Il vescovo Francesco di Waldeck e le autorità a tendenza luterana si opposero e assediarono la città. Giovanni Matthys fu ucciso combattendo e Giovanni di Leida si fece proclamare "re di Sion". "Miscredenti" e indecisi erano puniti con la morte. Le mura della città venivano fortificate con le imagini sacre tolte dalle chiese. Fu istituita la poligamia, con la scusa di dover creare cittadini per il regno di Dio, ma in verità per favorire le voglie di Giovanni di Leida. Una fra le sue 16 mogli, Elisa Wandscherer, fu fatta da lui decapitare per maggiore onore di Dio. Il 25 giugno 1535, quando il regno del terrore aveva continuato per un anno e mezzo, Münster fu presa, la marmaglia punita, e la fede cattolica restaurata. Giovanni di Leida, con alcuni dei suoi seguaci, morì nel gennaio 1536, in seguito alle torture subite; i loro cadaveri furono chiusi in gabbie di ferro, e queste esposte, come monito per i fedeli, sulla torre della chiesa di S. Lamberto, dove tuttora si trovano.
La caduta di Münster apportò notevoli conseguenze. Il movimento andò sempre più perdendo il suo carattere rivoluzionario (qualche avanzo dell'antica impronta apocalittica si trova ancora nei Batenburghesi e nel fantasioso Davide Joris). Ma nei Paesi Bassi, esso trovò un capo e un organizzatore in Menno Simon (1496-1561), che esercitò grande e benefica influenza su gli "anabattisti silenziosi", i quali da esso ebbero nome di "mennoniti".
Per la storia del mennonitismo v. mennoniti. Qui basti ricordare che il movimento si diffuse dall'Olanda, dove fu riconosciuto nel 1579, nell'Inghilterra, in Germania, Svizzera, Ungheria, nell'America del Nord e in Russia. Anche oggi in questi paesi sopravvivono notevoli gruppi di mennoniti.
Bibl.: E. H. Correll, Das schweizerische Täufermennonitentum. Ein sociologischer Bericht, Tubinga 1925 (contiene la letteratura completa sull'argomento). Inoltre: Gedenkrschrift zum 400-jährigen Jubiläum der Mennoniten oder Taufgesinnten, 1525-1925, herausgegeben von der Konferenz der süddeutschen Mennoniten, Ludwigshaften a. Rh. 1925. (Vi si trovano anche i concetti suggestivi, ma talvolta azzardati, di E. Troeltsch, Max Weber, Kautzky, von Schubert, Holl, Köhlher, ecc.). Importanti per la bibliografia: G. Wolf, Quellenkunde der deutschen Reformationsgeschischte, Gotha 1915-1922, Register; K. Müller, Kirchengeschichte, II, i, Tubinga 1911; G. Krüger, Handbuch der Kirchengeschichte, III, Tubinga 1911, Register. Trattazioni più elementari: G. Tumbült, Die Wiedertäufer, Bielefeld e Lipsia 1899; K. von Hase, Neue Propheten, Lipsia 1893; C. A. Cornelius, Geschichte des Münsterschen Aufruhrs, Lipsia 1855-1860; Mennonitisches Lexikon, Francoforte s. M. 1908 segg.; K. Vos, Menno Simons, Leida 1914. - Per una prima assai sommaria ed elementare conoscenza del movimento anabattistico nel periodo di Münster, v. anche G. Piscel, Il regno degli anabattisti, Roma 1928. La biblioteca degli anabattisti ad Amsterdam (Singel) possiede una collezione importante di Mennonitica e di Anabattistica, della quale esiste il catalogo stampato.