ana
. Dall'arabo anā, " pena che abbatte ", il sostantivo con significato analogo - o più esattamente di " travaglio ", " sforzo ", " affanno ", documentato in altri testi del Due e Trecento (per esempio, Bonagiunta, Antonio Pucci) - è usato soltanto nel Fiore e nel Detto, sempre in rima. Nel senso proprio in Fiore XC 14 Ma già religïone... / grana nel cuor umile e piatoso, / che 'n trar sua vita mette pena e ana. Nel senso traslato di " lavoro ", inteso come " impegno ", è in Detto 434 sì non ti paia rana / a devisar l'intagli; nel senso ancora di " lavoro ", ma inteso come " fatica ", in Fiore CX 3 viver d'altru'ane.