AMRITSAR (Amretsir o Umritsur "stagno dell'immortalità"; A. T., 93-94)
Capitale del distretto omonimo nel Punjab, situata a 50 km. a ENE. di Lahore; città santa per i Sikh. Nel 1921 contava 160.218 ab. (136.766 nel 1891, 152.756 nel 1911). In origine, sotto Rām Dās, il quarto capo spirituale dei Sikh (1570 circa), esisteva sul luogo solo un serbatoio d'acqua quadeangolare, di 122 m. di latom donde si elevava un tempio centrale. Esso fu adottatocome luogo di abluzioni e di cerimonie religiose e di pellegrinaggi, cosicché il quinto capo spirituale dei Sikh, Arijūn, lo trasformò definitivamente in centro religioso della setta. A poco a poco la setta dei Sikh divenne un potente partito politico e la città crebbe d'importanza. Nel 1802 Ranjīt Singh prese il forte di Lohogarth e mise fine alla dinastina, ma accrebbe il carattere religioso della città ed il suo commercio. Nel 1809 vi firmò un trattato di pace con la Compagnia rappresentata da sir C. Meltcafe. Subito si cominciò la costruzione del forte di Govindgath, conservato dipoi ed accresciuto anche dagl'Inglesi. Nel 1833 vi immigrarono un numero considerevole di tessitori del Kashmīr, procurandole nuova prosperità con la fabbricazione degli scialli e dei tappeti. Divenne anzi il mercato di transito dei prodotti dell'Europa e dell'Asia centrale: lane del Tibet, scialli del Kashmīr e del Punjab, frutta secche e droghe dell'Afghānistān, tappeti di Bukhāra, di Persia e di Turchia, pelli tartare, cuoi di Russia, si comperano contro le tele, le stoffe, le chincaglierie d'Europa e i prodotti dell'industria del Bengala. Oggi l'importanza commerciale supera quella religiosa. Il Darbār Sāhib, come chiamano il loro "Tempio d' oro" i Sikh, non è molto vasto, ma ha una cupola di bronzo dorato ed è ricchissimo.
La città giace nel mezzo della depressione del Bari Doab, circondata da canali irrigatorî, cosicché nel periodo delle piogge è paludosa e malsana.