Vedi AMPHIPOLIS dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
AMPHIPOLIS (v. vol. I, p. 325 e S 1970, p. 37)
Negli scavi del 1971 e degli anni successivi è stata scoperta per una larga estensione, c.a 7450 m, la cinta muraria, lungo la quale sono state individuate cinque porte (Α-E). Le ricerche condotte da D. Lazaridis hanno rilevato che il muro έκ ποταμού ές ποταμόν di cui parla Tucidide (IV, 102) non aveva l'andamento della corda di un arco, come si credeva precedentemente, ma costituiva il braccio meridionale dell'enorme cinta muraria della città antica. Del perimetro esterno i tratti meglio conservati si trovano lungo il braccio occidentale e lungo quello settentrionale, dove gli scavi hanno messo in luce tre porte (A-C).
In una di quelle del muro settentrionale è stato individuato e, in parte scavato, un ponte ligneo identificabile con quello menzionato da Tucidide (IV, 103, 108) nella descrizione della battaglia di Amphipolis. Particolare interesse presenta inoltre la conformazione del muro settentrionale dove sono praticate aperture per lo scolo delle acque piovane. La fase più antica delle mura si fa risalire all'epoca della fondazione coloniale da parte dello stratega ateniese Agnone (438-437 a.C.), ma si distinguono successivi rifacimenti che si datano in epoca ellenistica.
Alla prima età imperiale appartengono, rinvenute nella porta D del braccio meridionale della cinta, le basi onorarie, con iscrizioni, delle statue bronzee di Augusto, «fondatore della città» e del proconsole Calpurnio Pisone, indicato come «patrono e benefattore della città». La porta E, individuata lungo il tratto orientale della cinta, appartiene al muro della fase romana, ma occupa il posto di una porta più antica di epoca classica. Entro il grande peribolo esterno è stata localizzata, e in parte scavata, l'acropoli interna, la cui ultima fase risale a epoca romana e paleocristiana.
Degli edifici pubblici sono stati scavati la palestra e il ginnasio, che costituiscono un unico complesso edilizio nel settore SE della città. Nell'edificio della palestra gli spazî sono organizzati attorno a un cortile centrale con peristilio di ordine dorico. Sul lato E si apre un ingresso con scalinata monumentale, mentre un secondo ingresso si trova sul lato O fiancheggiato da una strada lastricata. A S dell'ingresso E è stato scoperto un piccolo sacello probabilmente dedicato a Hermes e a Eracle, il cui culto nel ginnasio è documentato da iscrizioni votive recuperate all'interno dell'edificio. Basi di monumenti votivi e onorarî sono state rinvenute principalmente nella stoà occidentale dove si sono identificati anche spazî per esercizi atletici. All'angolo NE della palestra si trovava un'area con vasche per lavacri.
Delle numerose iscrizioni rinvenute nell'edificio sono da menzionare il brano di una lettera di Filippo V agli intendenti del ginnasio, datata al 183 a.C., e un ampio testo di legge ginnasiarchica, del 23/22 a.C. L'edificio cadde probabilmente in rovina nel I sec. a.C., in concomitanza con la grande distruzione di A. a opera di tribù di Traci in rivolta e venne verosimilmente restaurato da Augusto agli inizi del I sec. d.C. A questa fase di restauro appartiene il propileo ionico di ingresso, aperto sul lato Ν dell'edificio, che conduce al grande cortile del ginnasio.
Sul lato O. del cortile è venuto alla luce un complesso di edifici fornito di cisterna che forniva l'acqua per le terme delle palestra, mentre sul lato Ν è stato localizzato e scavato lo xystòs del ginnasio; al centro del cortile è stato scoperto un grande altare. Dai dati di scavo risulta che il complesso edilizio palestra-ginnasio era già in uso in epoca ellenistica, ma che la sua costruzione è precedente e, come è dimostrato dalla ceramica, può risalire fino alla fine del IV sec. a.C. Il complesso andò in rovina a causa di un incendio nella prima metà del I sec. d.C. e venne abbandonato.
In altri punti della città gli scavi hanno evidenziato piccoli santuarî, come quello di Clio, uno dei più antichi di Α., dove secondo le fonti si venerava anche Ressos, il mitico figlio della musa. L'iscrizione più antica del santuario si data nel IV sec. a.C.
Un altro santuario, dedicato probabilmente a una ninfa, da cui provengono materiali che risalgono alla fine del V sec. a.C., è stato scavato all'esterno del muro Ν di Amphipolis. Il Santuario di Attis, situato nel settore NO della città, all'interno delle mura, si data in epoca romana. All'esterno della cinta, nell'area del lungo muro, è stato scavato un santuario ipetrale di Cibele e di Attis, di età tardo-ellenistica e romana.
I grandi santuarî di A. non sono stati localizzati e il culto delle divinità più note è testimoniato dalle iscrizioni (Artemide Tauropòlos, Eracle, Asclepio, ecc.) e dai doni votivi conservati (statue, rilievi, figurine). Il Santuario di Artemide Tauropòlos dea protettrice di Α., noto dalle fonti antiche, dovrebbe essere localizzato sull'acropoli, nella zona delle basiliche paleocristiane che ne dovrebbero aver causato la distruzione.
Un complesso di edifici non ancora identificato è in corso di scavo nelle vicinanze del museo di Α.; esso inglobava una tomba a cassone contenente una lipsanoteca in argento con le ossa combuste del defunto e una corona aurea. La presenza, presso la tomba, di una fossa sacrificale con frammenti di vasi, la posizione della tomba all'interno delle mura e la datazione dei vasi contenuti nella fossa tra la fine del V e gli inizî IV sec. a.C., non fanno escludere l'identificazione del defunto con Brasida, che, per quanto ci è noto dalle fonti, fu sepolto all'interno della città e fu onorato come re-fondatore. Tale identificazione può essere confermata o smentita solo da una prosecuzione dello scavo nel complesso e nell'area circostante dove, secondo Tucidide (V, 2), si trovava la nuova agorà di Amphipolis.
Non si potrebbe comunque escludere che si tratti di qualche altro culto eroico, come quello di Ressos, le cui ossa vennero traslate da Troia e sepolte ad A. dall'ecista Agnone (Polyaen., Strat., VI, 53). Va in ogni caso scartata l'attribuzione della tomba allo stesso Agnone, poiché la morte di quest'ultimo dovrebbe essere avvenuta dopo il 409 a.C.
Tra gli edifici di abitazione, individuati e scavati in varî punti, fanno spicco una casa di età classica (IV sec. a.C.) e una casa ellenistica, quest'ultima con pregevoli pitture murali a motivi ornamentali, che costituiscono un nuovo anello di collegamento tra la pittura romana e la grande pittura della Macedonia.
A epoca romana risale un notevole complesso edilizio con pavimenti a mosaico, tra i quali sono degni di nota un emblema con il ratto di Europa, una raffigurazione di Hylas rapito dalle ninfe e una con il mito di Posidone e Amymone. L'edificio, denominato «villa romana» o «mausoleo», appartiene probabilmente a un complesso più grande, cui verosimilmente si connette un'altra costruzione di età romana situata a breve distanza, che si è iniziata a scavare a NO della c.d. «villa romana»; per il rinvenimento in situ di una statua di ginnasiarca con iscrizione, il complesso in questione potrebbe identificarsi con il ginnasio di età imperiale.
Nelle vaste necropoli di A. sono state scavate tombe monumentali di tipo macedone e pregevoli complessi sepolcrali costituiti da tombe di famiglia a cassone scavate nella roccia tenera. Da un tomba monumentale di tipo macedone, con camera sepolcrale, vestibolo e dròmos con copertura a volta (tomba A) si sono recuperati la klìne con elegante decorazione dipinta e resti di una sepoltura maschile e di una femminile. Una seconda tomba di tipo macedone (tomba B) con camera sepolcrale e vestibolo coperti a volta e dròmos con soffitto piano, era stata depredata, come l'altra tomba dello stesso tipo scoperta alla fine del secolo scorso (Perdrizet, 1898). Nell'area cimiteriale orientale, dove si localizza la necropoli di età classica, ellenistica e romana, è stato scavato un gran numero di tombe. La tipologia, piuttosto differenziata, comprende tombe di famiglia a camera, scavate nella roccia tenera, con deposizioni multiple, tombe a incinerazione primaria, grandi tombe a cassone in muratura con sepolture multiple, ma anche piccole tombe a cista, a fossa e con copertura di tegole, con sepolture singole.
Anche sulla sponda occidentale dello Strimone, dove venne eretto il monumento, verosimilmente funerario, del Leone di A. (ricostruito su un basamento convenzionale nel 1936), è stata scavata una necropoli con tombe di tipo macedone e tombe a cassone in muratura. Assai ricchi sono i materiali recuperati negli scavi di queste ampie necropoli: stele sepolcrali con rilievi e ornamentazione dipinta, oreficerie, vasi di importazione e di produzione locale e soprattutto una ricca serie di opere di coroplastica, dalle quali emerge la continuità di produzione delle botteghe locali dall'età tardo-classica a quella tardo-romana.
Alcuni di questi manufatti sono vere e proprie opere d'arte, come le protomi fittili di Demetra o Kore, che conservano la decorazione dipinta, o una statuetta di danzatore o saltatore, e ancora un piccolo pìnax policromo con maschere di attori della Commedia Nuova. Degne di menzione sono inoltre le botteghe locali di toreutica e di metallotecnica, capaci di creare gioielli d'oro di singolare livello qualitativo.
In questa colonia ateniese della Tracia, l'arte attica esercitò un influsso notevole, come dimostra non solo la presenza di opere provenienti da officine ateniesi, ma anche l'ispirarsi della scultura locale a modelli attici. Le particolari caratteristiche delle botteghe locali di Α., soprattutto nelle sculture del IV e del III sec. a.C., rappresentano l'incontro dell'arte attica con la persistente tradizione di quella ionica, fiorita sulle coste della Macedonia e della Tracia in epoca arcaica.
In epoca macedone A. diviene una potente città del regno, sede di una zecca reale.
Dopo l'assoggettamento della Macedonia da parte dei romani, A. è riconosciuta capitale della Macedonia Prima e conosce una significativa fioritura, come dimostrano gli edifici monumentali della città. Dopo la distruzione subita a opera di tribù tracie nel I sec. a.C., A. continua a esistere in epoca imperiale mantenendo lo statuto di città greca e il diritto di battere, in proprio, moneta bronzea. Una nuova fase ha inizio in epoca paleocristiana, quando la vita della città si restringe all'interno delle mura dell'acropoli romana. Anche qui, come a Filippi, troviamo una serie di basiliche paleocristiane, che si sostituiscono agli antichi santuarî. Gli scavi hanno portato alla luce quattro basiliche, una chiesa a pianta centrale e un edificio secolare (episcopio ?). Nelle basiliche sono state rinvenute splendide sculture architettoniche e pavimentazioni a mosaico.
Non sappiamo ancora quasi nulla circa la sorte della città nei secoli successivi, durante i quali sembra che sia andata in rovina. È certo che, all'epoca dei Paleologi, l'attraversamento (μαρμάριος πόρος) dello Strimone era controllato, sull'una e l'altra sponda del fiume, da due ben munite torri bizantine.
Bibl.: Notizie preliminari di scavi: D. Lazaridis, in Prakt, 1956, p. 41 ss.; 1957, P· 70 ss.; 1958, p. 81 ss.; 1959, p. 42 ss.; i960, p. 67 ss.; id., in ADelt, XVI, 1960, Chron., p. 217; XVII, 1961, Chron., p. 233 ss.; id., in Prakt, 1961, p. 63 ss.; 1964, p. 35 ss.; id., in ADelt, XX, 1964, Chron., p. 443 ss.; id., in Prakt, 1965, p. 47 ss.; 1971, p. 50 ss.; 1972, p. 63 ss.; 1973, p. 43 ss.; 1974, p. 8 ss.; 1975, p. 61 ss.; id., in ADelt, XXXII, 1977, Chron., p. 252 ss.; id., in Prakt, 1978, p. 50 ss.; 1979, p. 71 ss.; 1980, p. 8 ss.; 1981, p. 18 ss.; 1982, p. 43 ss.; id., in Ergon, 1983, p. 35 ss.; 1984, p. 21 ss.; Κ. Lazaridou, ibid., 1985, p. 14 ss.; 1986, p. 57 ss.; 1988, p. 92 ss.; 1989, p. 79 ss. - Scavi di A. paleocristiana: S. Pelekidis, in Prakt, 1920, pp. 80-94; E. Stikkas, ibid., 1962, pp. 42-46; 1964, pp. 41-43; 1966, pp. 39-46; 1967, pp. 83-88; 1969, pp. 54-58; 1970, pp. 50-54; 1971, pp. 43-49; 1972, pp. 49-62; 1973, pp. 34-42; 1975, pp. 72-79; 1976, pp. 99-110; 1977, pp. 46-53; 1978, pp. 59-63; 1979, pp. 80-89; 1980, pp. 14-20; 1981, pp. 26-32; Ch. Bakirtzis, in Ergon, 1988, pp. 100-103; 1989, pp. 88-90.
In generale: P. Perdrizet, Voyage dans la Macedonie première, in BCH, XVIII, 1894, pp. 416-445; id., Voyage dans la Macédoine première, ibid., XXI, 1897, pp. 36-57; I. Papastavru, Amphipolis, Geschichte und Prosopographie (Klio, Suppl., XXXVII), Lipsia 1936, pp. 1-152; F. Papazoglu, Eion, Amphipolis, Chrysopolis, in Recueil des travaux de l'Academie Serbe des Sciences, XXXVI, 1953) pp. 7-24; D· Lazaridis, Αμφιπολις και Αργιλος (Αθηναϊκός οικιστικος όμιλος, 13), Atene 1972; id., The Organization of the City-State of Amphipolis, in Ecistics, XXXV, 1973, pp. 35-39; id., Architecture et société dans la colonie athénienne d'Amphipolis, in Architecture et société de l'archaïsme grec à la fine de la république romaine. Actes du Colloque International, Rome 1980 (Collection de l'Ecole Française de Rome, 64), Parigi-Roma 1983, pp. 79, 85; id., Αι ανασκαφές στην αρχαία Αμφίπολη, in Αρχαία Μακεδονία, IV, 1983 (1986), pp.353-364.
Topografia e complessi monumentali: W. Κ. Pritchett, Studies in Ancient Greek Topography (University of California Publications Classical Studies, 1), I, Berkeley-Los Angeles 1965, p. 32 ss.; E. Vanderpool, Amphipolis, Hill 133, Appendice in W. K. Pritchett, op. cit., I, pp. 46-48; D. Lazaridis, La cité d'Amphipolis et son système de défense, in CRAI, 1977, pp. 194-214; W. Κ. Pritchett, op. cit. (University of California Publications. Classical Studies, 22), III, Berkeley-Los Angeles 1980, p. 298 ss.; Κ. Lazaridou, Το γυμνάσιο της αρχαίας Αμφίπολης, in Το αρχαισλογικο έργο στη Μακεδονία και Θράκη, I, 1987, pp. 315-326; id., Το γυμνάσιο της Αμφίπολης, in Μνημη Δ. Ααζαριδη. Τιμητικός τομος, Salonicco 1990, pp. 241-274; I. Papangelos, Ο πορος του μαρμαριου, ibid., pp. 333-351.
Necropoli: P. Perdrizet, Un tombeau du type macédonien au N.O. du Pangée, in BCH, XXII, 1898, pp. 335-353.
Trovamenti varí: G. Bakalakis, Θρακικά χαραγματα εκ του παρα την Αμφιπολιν φραγματος του Στρυμονος, in Θρακικα, XIII, 1940, pp. 5-32; D. Lazaridis, Stèle peinte d'Amphipolis, in AntK, XII, 1969, pp. 88-91; id., Οδηγός Μουσείου Καβαλας, Atene 1969, passim; Κ. Lazaridou, Επιτύμβια στηλη απο την Αμφίπολη, in AEphem, 1983, pp. 193-201; D. Lazaridis, Une nouvelle stèle peinte d'Amphipolis, in Hommage à L. Lerat (Centre de recherches, d'histoire ancienne, 55), I, Parigi 1984, pp. 389-393.
Iscrizioni: P. Roussel, Un règlement militaire de l'époque macédonienne, in RA, s. VI, III, 1934, pp. 38-47; J. Roger, Inscriptions de la région du Strymon, ibid., s. VI, XXIV, 1945, pp. 37-45; D. Lazaridis, Επιγραφή εξ Αμφιπολεως, in Γέρας Α. Κεραμοπουλου, Atene 1953) pp. 160-169; id., Trois nouveaux contracts de vente d'Amphipolis, in BCH, LXXXV, 1961, pp. 426-434; Ch. Koukouli-Chrysanthaki, Αγωνιστική επιγραφή εξ Αμφιπολεως, in ADelt, XXVI A, 1971, pp. 120-127; ead·, Επιστολές του Φίλιππου Ε' απο την Αμφίπολη, in Αρχαία Μακεδονία, II, 1973 (1977), pp. 151-167 ; G. Bakalakis, Thrakische Eigennamen aus den nordägäischen Küsten, in Thracia, II, 1974, pp. 261-280; D. Lazaridis, Επίγραμμα Πάριων απο την Αμφίπολη, in AEphem, 1976, pp.164-181; Ch. Koukouli-Chrysanthaki, Politarchs in a New Inscriptions from Amphipolis, in Ancient Macedonian Studies in Honor of Ch. F. Edson, Salonicco 1981, pp. 229-241; Ch. Veligianni, Hypostoloi und Trierarchos auf einer neuen Inschrift aus Amphipolis, in ZPE, LXII, 1986, pp. 241-246; E. Vutiras, Macedonia vieta. Remarques sur une dédicace d'Amphipolis, in BCH, CX, 1986, pp. 347-355.