AMORGO (‘Αμοργός)
È la più orientale delle isole Cicladi, situata tra Nasso e Stampalia (Αστυπάλαια), sulla principale rotta dall'Asia Minore e dal Dodecanneso. Secondo la tradizione letteraria apparteneva alle Sporadi (Strab., X, 19, 12; Ptol., Geog., V, 2, 31; Ps. Scyl., Per., 58; Steph. Byz., s.v. Αμοργός).
Il nome A. che ha prevalso sulle altre denominazioni antiche Karkesia (Καρκησία) e Pangale (Παγκάλη) si è mantenuto fino a oggi inalterato; è connesso nelle fonti letterarie tarde al poeta giambico Semonide, detto di Amorgos, e alla colonizzazione delle tre città, Minoa, Arkesine e Aigiale, a opera dei Samii (Suda, s.v. Σιμωνίδης, Κρίνεω, 'Αμοργίνος e Σιμμίας). Secondo la testimonianza di Stefano di Bisanzio la prima colonizzazione dell'isola fu opera dei Nassii. Tra i pochi, sporadici riferimenti al nome dell'isola è da annoverarsi anche quello di Eraclide Pontico (FHG, II, p. 218) che «οίνον πολύν φέρει καί όπώρας», e che durante la dominazione romana (23-24 d.C.) l'isola era luogo di confino (Tac., Ann., IV, 13, 1 e 30, 1). La relazione, più volte attestata, del nome dell'isola con fini indumenti o tessuti, famosi in età classica, noti come άμόργινα, άμόργινοι χιτώνες ο άμοργίδες, non è stata ancora chiarita.
Per il Bronzo Antico (civiltà cicladica) e Medio, le ricerche condotte da F. Dümmler e soprattutto da Ch. Tsountas nel 1894, hanno permesso di affermare con certezza che un periodo fiorente per A. fu il III millennio a.C. La scoperta dei documenti di questo periodo ha contribuito in modo determinante alla prima classificazione degli elementi caratteristici della civiltà cicladica. Negli ultimi anni le ricerche effettuate dall'Università di Giannina e dalla Società Archeologica Greca, e la localizzazione di numerosi insediamenti, acropoli e tombe hanno aggiunto preziose informazioni sull'estensione della superficie abitata ad A. nel Cicladico Antico. Si spera che lo scavo, iniziato nel 1988, di un'acropoli, difesa in parte naturalmente e in parte artificialmente, del Cicladico Antico II, in località Markiani, ci possa dare ulteriori elementi riguardo agli insediamenti, quasi sconosciuti, del III millennio a.C. Inoltre la scoperta di punte di freccia di ossidiana e di ceramica del Tardo Neolitico, effettuata durante lo scavo dell'acropoli del periodo geometrico della città di Minoa, ci permette di affermare che l'isola fu abitata fin dalla fase finale del Neolitico.
La scarsità delle testimonianze relative all'Età del Medio Bronzo è da ricercarsi più che in un abbandono dell'isola nella mancanza di una ricerca sistematica.
Le limitate notizie che abbiamo per il Bronzo Tardo sono dovute quasi esclusivamente a ritrovamenti fortuiti o di superficie. Ulteriori testimonianze si sono avute dallo scavo di emergenza di due tombe a camera, violate, situate in località Xylokeratidi, a Ν di Katapola. I nuovi e importanti dati emersi dallo scavo e altre informazioni provenienti sempre dalla stessa zona (ceramica, frammenti di pitture murali, e altro) certamente completeranno l'immagine ancora incompiuta di A. nell'età tardo micenea.
Per l'epoca storica la situazione dell'isola è documentata da fonti epigrafiche, numismatiche e da altri ritrovamenti archeologici. Nonostante l'ubicazione delle tre città principali (Aigiale, Arkesine e Minoa) sia nota fin dal 1837 (fu individuata da L. Ross sulla base di iscrizioni, monete e importanti resti edilizî), le vicende storiche relative alle fasi più antiche restano ancora incerte. Ritrovamenti fortuiti e iscrizioni provenienti soprattutto dagli scavi di G. Deschamps (1888) in tutte e tre le città hanno dato significative informazioni sulla storia dell'isola dall'età arcaica fino alla tarda antichità.
Per il periodo geometrico, il vuoto delle nostre conoscenze è stato in parte colmato dal rinvenimento di materiale nelle ultime prospezioni sul terreno e in tutte e tre le città e soprattutto dai resti di edifici che sono stati scoperti dal 1981 in poi grazie agli scavi sistematici condotti dalla Società Archeologica Greca a Minoa. La scoperta delle mura e dell'abitato di età geometrica sull'acropoli difesa naturalmente (255 m s.l.m.), che domina l'antico porto di Katapola, la quantità dei reperti datati (ceramica, oggetti metallici dal santuario sull'acropoli) ci permettono di trarre conclusioni molto importanti sulla storia non solo di Minoa ma di Amorgo. I risultati degli scavi nel 1989 a Minoa hanno dimostrato che la città fu abitata fin dal Protogeometrico (X sec. a.C.) nello stesso posto dove oggi sono visibili i resti di edifici di età ellenistica e romana.
Per l'epoca arcaica, nonostante il mancato rinvenimento di edifici, le poche iscrizioni, per lo più funerarie, e la qualità delle sculture di marmo ritrovate costituiscono testimonianze importanti sulla fioritura delle tre città e sui rapporti commerciali e artistici con Nasso, Paro, Samo e l'area ionico-anatolica. Nella prima metà del V sec., malgrado la mancanza di resti architettonici, le sculture, per lo più rilievi funerarî, testimoniano l’akmè dell'isola e gli stretti e duraturi rapporti che A. ebbe con le vicine isole delle Cicladi e con la Ionia. Dalla seconda metà del V sec., le testimonianze epigrafiche a carattere storico ci permettono di ricostruire la storia politica e i rapporti dell'isola con il mondo esterno. Dai cataloghi dei tributi dell'Attica (IG, 13, 278, c. VI, 10) si apprende che A. partecipò alla prima lega attica nel 434-433 a.C. tra le «πόλεις (φόρον) αύται ταχσάμεναι», cioè non sottoposta al pagamento del «νησιωτικός φόρος» delle Cicladi.
I rapporti artistici tra A. e Atene sono testimoniati anche dalle sculture di ottima qualità con forte influenza attica, nonché dai varî frammenti di vasi attici a figure rosse d'importazione trovati ultimamente negli scavi di Minoa. Epigrafi testimoniano inoltre la partecipazione di A. alla seconda lega attica, la breve egemonia spartana, l'insediamento della guarnigione ateniese ad Arkesine durante la guerra sociale del 357-355 a.C. e l'occupazione macedone (314-288).
La presenza del nome Άμόργιοι sulle monete e nelle iscrizioni fino agli inizî del III sec. a.C. mostra che, anche se nei rapporti esterni le città erano rappresentate da una specie di Koivóv, ognuna di loro coniava le proprie monete ed era indipendente. I reperti (ceramica, scultura, ecc.) confermano le testimonianze epigrafiche e ci permettono la ricostruzione delle vicende interne di ogni città.
Grazie al gran numero di epigrafi, agli importanti resti architettonici conservati e ai numerosi reperti archeologici provenienti da tutte e tre le città, l'età ellenistica è quella documentata meglio. Il dominio dei Tolemei fino alla metà del III sec. a.C., la presenza macedone, l'insediamento di coloni samii a Minoa alla fine del III sec., la presenza di Rodii e altri avvenimenti storici sono resi evidenti dai recenti ritrovamenti archeologici fatti per lo più a Minoa.
Lo scavo in corso in questa città sta portando alla luce gli edifici pubblici citati sulle iscrizioni. Tra quelli di maggiore importanza si annoverano: un tempio di III-II sec. a.C. con la statua di culto ancora in situ; la monumentale costruzione del ginnasio con la latrina in ottimo stato di conservazione; i muri di sostegno del teatro e del bouleutèrion. Altri resti di edifici non sono stati ancora identificati con le numerose costruzioni pubbliche e con i santuarî nominati nelle epigrafi.
Notevole importanza riveste anche la scoperta di un santuario rurale nel territorio di Minoa, in località Lefkes-Haghia Irini. La vita pubblica e privata nelle altre due città, Aigiale e Arkesine, è documentata principalmente dalle epigrafi perché le mura di cinta e gli altri edifici pubblici, nonché i ritrovamenti fatti nel secolo scorso dal Deschamps (1888) sono ancora oggi inediti. Di notevole importanza è anche la presenza di torri rettangolari e rotonde in varie località dell'isola.
L'epoca romana, oltre che dalle testimonianze epigrafiche (IG2, xii, 7) e da sporadici riferimenti della tradizione scritta, è documentata anche dai dati provenienti dalle tombe a camera (θολάρια) scoperte a Katapola nel territorio di Minoa, dalle nuove iscrizioni-decreti evergetiche, dalle iscrizioni e stele funerarie e dagli altri ritrovamenti archeologici fatti negli ultimi anni in varie località dell'isola e conservati nel museo di Chora.
Anche i nuovi dati provenienti dallo scavo di Minoa (monete, iscrizioni, sculture, ceramica, ecc., nonché i resti architettonici come la monumentale cisterna) daranno senza dubbio un contributo significativo al quadro storico dell'isola fino alla fine del mondo antico.
Nel periodo paleocristiano sembra che le città antiche fossero abbandonate definitivamente e che la maggior parte degli abitati si insediasse soprattutto nelle zone costiere. Questa constatazione è basata sulle testimonianze sporadiche dei resti architettonici e delle iscrizioni funerarie. Resti di imponenti basiliche si trovano nell'antico porto di Minoa (probabilmente nello stesso posto del Santuario di Apollo Delio), in località Kat'Akrotiri, nella baia di Aigiale, a Kato Kampos, nel territorio dell'antica Arkesine, e in altre zone dell'isola. Ultimamente, in uno scavo di emergenza fatto nella baia di Paradisea, è stato scoperto un piccolo edificio sacro datato sicuramente al IV sec. da una moneta trovata sul pavimento lastricato da importanti iscrizioni antiche.
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Età geometrica. - Rapporti di scavo: Ergon, 1981-1990; L. Marangou, in Prakt, 1981-1989; ead., Fortified Settlements of the Geometric Period, in PraktAkAth, LXIII, 1988 (con bibl. prec.). - Ceramica: L. Marangou, Reliefkeramik aus Amorgos, in Praestant interna. Festschrift V. Hausmann, Tubinga 1982, pp. 190-198; A. Blanas, Geometrische Keramik aus Amorgos (diss.), Berlino 1991.
Età arcaica. - Iscrizioni: L. H. Jeffery, The Locai Scripts of Archaic Greece, Oxford 1961, pp. 293-304; M. Guarducci, Epigrafia greca, I, Roma 1967, pp. 151, 157-158, 258; D. Kokkonis, Les monuments funéraires d'Amorgos (diss.), Losanna 1991. - Sculture: L. Marangou, Κομμάτι αρχαϊκού αγαλματος στην Αμοργο, in Στηλη. Τομος εις μνημην Ν. Κοντολεοντος, Atene 1980, pp. 4l3-420; ead., Découvertes récentes a Amorgos, in Les Cyclades. Table ronde, Dijon 1982, Parigi 1983, pp. 121-129; ead., Ανασκαφή Μίνωας Αμοργού, in Prakt, 1985 (1990), pp. 177-200; ead., Γλυπτά αρχαϊκών και κλασικών χρονών στην Αμοργο, in Archaische und klassische griechische Plastik, Athen 1985, I, Magonza 1986, pp. 119-128; W. Fuchs., J. Floren, Die griechische Plastik, I, Die geometrische und archaische Plastik (HdArch), Monaco 1987, p. 181; Ergon, 1988, fig. 140. - Ceramica: L. Marangou, Reliefkeramik.., cit., p. 196 ss.; B. Pappà, Οστρακα "Μεγαρικα" απο την Αμοργο, in Dodone, XI, 1982, pp. 289-306; id., Ανάγλυφη ελληνιστικη κεραμεικη απο την Αμοργο (diss.), Giannina 1991.
Età classica. - Sculture: Ch. Kanizos, Stelenfragment aus Amorgos, in AM, LXXVI, 1961, pp. 115-120. - Iscrizioni: B. D. Merrit, The Athenian Tribute Lists, I, Cambridge (Mass.) 1939, p. 228 n.; R. Meiggs, The Athenian Empire, II, Oxford 1975, p. 251; P. M. Nigdeles, op. cit., pp. 7-13.
Età ellenistica. - Storia politica: P. M. Nigdeles, op. cit., pp. 13- 32 (con bibl. prec.); P. Ducrey, La piraterie, symptôme d'un malaise économique dans les cités grecques, in Les Cyclades..., cit., pp. 200-201, 319. - Ritrovamenti archeologici: Ergon, 1981-1989; L. Marangou, in Prakt, 1981-1988. - Santuario rurale in località Lefkes-Haghia Irini: L. Marangou, in Dodone, IX, 1980, pp. 175-194, tavv. I-XXVII; X, 1981, pp. 491-502, tavv. I-XXX; XI, 1982, pp. 449-460, tavv. I-XXVIII. - Ceramica: B. Pappa, Οστρακα "Μεγαρικα"..., cit., passim pp. 289-306; id., Ανάγλυφη ελληνιστικη κεραμεικη..., cit., passim. - Torri: M. F. Boussac, G. Rougemont, Observations sur le territoire des cités d'Amorgos, in Les Cyclades..., cit., pp. 113-120.
Età romana. -D. Magie, Roman Rule in Asia Minor to the End of the Third Century after Christ, I-II, Princeton (N.J.) 1950, pp. 34-52; P. M. Nigdeles, op. cit., pp. 32-42 (con bibl. prec.). - Epigrafi: Ergon, 1985, p. 69 (Collezione E. Ionidis nel museo di Chora); L. Marangou, in Prakt, 1986, pp. 212-232. - Ceramica: B. Pappà, Ερυθροβαφης κεραμεικη απο την Αμοργο, in Συνάντηση για την ελληνιστικη κεραμεικη. Atti del Convegno, Giannina 1986, Giannina 1989, pp. 97-108, tavv. XCVII-CVIII.
Età paleocristiana. - K. Kalokures, Ερευναι Χριστιανικών Μνημείων εις τας νήσους Ναξον Αμοργον και Λεσβον, in Επετηρις Θεολογικής Σχολής Πανεπιστήμιου Αθηνών, V, 1960, pp. 23-24; Prakt, 1960, p. 260.