ZANELLA, Amilcare.
– Nacque a Monticelli d’Ongina il 26 settembre 1873, quartogenito di Callisto, guardia campestre, e di Virginia Rocchi, e due giorni dopo fu battezzato con i nomi di Castore Amilcare Andrea (gli altri fratelli si chiamavano Arturo, Arnaldo, Irma e Attilio).
Fin da bambino mostrò uno spiccato talento musicale. Dopo le prime lezioni con Enrico Lamberti (1880), fu allievo della scuola di canto corale diretta da Emilio Andreotti a Cremona. Il 1° novembre 1883 fu ammesso come alunno non pagante alla Regia Scuola di musica di Parma (eretta a conservatorio nel 1888), dove studiò composizione con Giusto Dacci, pianoforte principale con Stanislao Ficcarelli e corno con Raniero Cacciamani e Pier Antonio Zanardi. A quattordici anni un suo Andante e scherzo per quartetto d’archi gli valse l’incarico di istruire la banda di Monticelli. A quindici anni provò l’emozione di un breve incontro con Giuseppe Verdi nella villa del compositore a Sant’Agata, che da Busseto, dove faceva parte dell’orchestra del teatro nella stagione estiva, aveva raggiunto a piedi nella speranza di essere ricevuto. A sedici anni scrisse Cinque studi per corno in Fa, editi per la prima volta da Venturini a Firenze e in seguito ripubblicati da Ricordi. Nel 1890, anno in cui compose una Sonata drammatica per pianoforte, ebbe l’occasione di dirigere l’orchestra del teatro Regio di Parma, nella quale, in qualità di alunno del conservatorio, era già stato ammesso tredicenne come secondo corno. Diplomato in corno (1889) e pianoforte (1891), tra il 1892 e il 1893 si esibì come pianista a Fiume e in varie città italiane.
Nel 1893 fu scritturato dal direttore d’orchestra Marino Mancinelli come maestro concertatore e sostituto per un giro di spettacoli lirici a Rio de Janeiro. Da qui si spostò a San Paolo, dove fu ingaggiato per una lunga tournée pianistica in Brasile. Alla fine del 1895 si trasferì a Buenos Aires. Nella capitale argentina conquistò grande notorietà come concertista e compositore (Concerto sinfonico per pianoforte e orchestra, 1898; Trio in Mi minore per violino, violoncello e pianoforte, 1899) e fu nominato membro della Comisión permanente de Bellas artes. Tornato in Italia nel 1900, contribuì a fondare una scuola di canto a Monticelli e formò un’orchestra con la quale tenne numerosi concerti, esibendosi anche come solista e in duo con la violinista Teresina Tua. Ai primi del secolo lavorò all’opera in tre atti Osanna!, libretto di Luigi Alberto Villanis, ambientata all’epoca delle persecuzioni dei cristiani ad Antiochia: non raggiunse mai le scene.
Forse anche grazie all’appoggio di Arrigo Boito, del quale si era guadagnato la stima e l’amicizia negli anni di studio, con regio decreto del 26 marzo 1903 fu nominato direttore del conservatorio di Parma. Il 22 giugno 1904, nell’ambito delle onoranze per il terzo centenario della morte di Claudio Merulo, ne diresse la Messa a otto voci nella basilica della Steccata. Il 10 novembre 1904 fu chiamato dal liceo musicale Rossini di Pesaro a prendere il posto di direttore, lasciato vacante da Pietro Mascagni, dopo l’interinato di Antonio Cicognani. Assunto l’incarico, dopo la delibera di nomina del consiglio di amministrazione dell’istituto (28 gennaio 1905), e superata l’iniziale ostilità dei sostenitori dell’autore di Cavalleria rusticana, resse la direzione, insieme con l’insegnamento della composizione, per trentacinque anni, avviando riforme scolastiche e formando una nutrita schiera di allievi, molti dei quali destinati a un ruolo di primo piano.
Gli impegni didattici e un’applaudita attività di direttore d’orchestra e pianista – fu paragonato a Ferruccio Busoni, al quale dedicò lo studio per pianoforte Il passero solitario dal canto di Giacomo Leopardi, scritto nel 1898 a Buenos Aires – non lo distolsero dalla composizione. Il 12 agosto 1905, nel primo dei concerti diretti a Pesaro, presentò il poema sinfonico Fede, poi eseguito al teatro alla Scala di Milano (15 giugno 1906). Invitato, con Gustav Mahler e Giuseppe Martucci, a dirigere concerti al teatro Verdi di Trieste, fece ascoltare l’ambizioso poema sinfonico in quattro episodi Vita (10 aprile 1907), riproposto, sempre sotto la sua direzione, all’Augusteo di Roma (19 dicembre 1909). Nel frattempo si era unito in matrimonio con Elisa Sismondo nella parrocchia dei Ss. Angeli Custodi di Torino (16 settembre 1908); la coppia non ebbe figli. Sempre a Torino tentò, senza successo, di mettere in scena al teatro Regio l’opera in tre atti Aura, libretto di Haydée (pseudonimo di Ida Finzi), infelice storia d’amore tra una soave creatura alata e un giovane principe. Aura ebbe poi il suo battesimo a Pesaro (al teatro Rossini il 27 agosto 1910), ma, nonostante un buon esito e dieci recite, non venne più ripresa. Nel febbraio del 1915 a Roma, a palazzo Margherita, alla presenza della regina madre, Margherita, fece ascoltare al pianoforte la sua Aeternitas, poema scenico in quattro atti di Giovanni Borelli. L’opera, che esalta la tradizione ideale della Città eterna, non vide mai il palcoscenico, anche a causa dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, durante la quale organizzò concerti patriottici popolari. Tra il 1917 e il 1918 compose due dei suoi brani da camera più noti, il Quartetto in La maggiore per archi e il Quintetto in Re per archi e pianoforte.
Coinvolto in importanti commemorazioni musicali (per Claudio Monteverdi a Milano nel 1909, con l’esecuzione dell’Orfeo in forma di concerto al conservatorio, e a Mantova nel 1933; per Verdi, Richard Wagner e Arcangelo Corelli a Bologna, Pesaro e Fusignano nel 1913), diede grande impulso alla riscoperta di Gioachino Rossini con alcuni memorabili eventi allestiti a Pesaro in occasione delle celebrazioni tenute dal liceo nelle ricorrenze bisestili della nascita del compositore. Nel 1912, insieme con il suo poema sinfonico per coro e orchestra Canto eroico su versi di Tirteo nella traduzione di Giuseppe Fraccaroli, ispirato alla guerra di Libia, ripresentò lo Stabat Mater rossiniano. Nel 1916, avvalendosi di interpreti di prima sfera (Fanny Anitúa, Carlo Galeffi, Giuseppe Kaschmann, Nazzareno De Angelis, Umberto Macnez), ripropose Il barbiere di Siviglia nel centenario della prima rappresentazione, con una revisione mirata a riportare l’opera alla stesura originale; lo spettacolo fu replicato poco dopo al Regio di Parma (11 marzo 1916). Nel 1920 riesumò La Cenerentola, portata in tournée all’Argentina di Roma (9 marzo 1920) e in altri teatri italiani. Offrì, inoltre, un valido aiuto a Giuseppe Radiciotti per la sua fondamentale biografia rossiniana (Tivoli 1927-1929). Nella sua instancabile attività, fondò le Società del quartetto di Pesaro e Ascoli Piceno (1921), istituì il concorso Zanella di composizione (1922), formò il Trio di Pesaro con due docenti, il violinista Attilio Crepax e il violoncellista Camillo Oblach, poi sostituiti dai loro successori Giovanni Chiti e Nerio Brunelli, con i quali si esibì dal 1927 e per molti anni, e diresse l’orchestra stabile del liceo Rossini, da lui costituita con professori, alunni ed ex alunni.
Il 25 luglio 1929 il poema sinfonico vocale per tenore, coro e orchestra L’infinito sui versi di Leopardi fu eseguito al Colle dell’Infinito di Recanati da Beniamino Gigli, al quale aveva dedicato anche Il racconto del figlio per canto e orchestra su testo di Andrea D’Angeli, che l’artista interpretò in un concerto allo Sferisterio di Macerata (31 agosto 1929). In precedenza era tornato al teatro con le visioni liriche in tre atti La Sulamita, su un libretto di ispirazione dannunziana di Antonio Lega liberamente tratto dal Cantico dei Cantici, che vede la fanciulla delle vigne sacrificarsi per salvare l’amato Salomone. L’opera, presentata sotto la sua direzione a Piacenza (al teatro Municipale l’11 febbraio 1926), riproposta trionfalmente a Pesaro (al teatro Rossini il 1° agosto 1926) e ripresa a Cremona (al teatro Ponchielli, il 28 maggio 1927), ebbe, dopo due esecuzioni radiofoniche, un improvviso picco di popolarità tra il 1934 e il 1936, quando fu data, tra l’altro, a Bologna, Mantova, Ancona, Roma e Napoli. Seguì l’opera burlesca in tre atti Il revisore (libretto Lega, dal Revizor di Nikolaj V. Gogol′; Trieste, teatro Verdi, 20 febbraio 1940), data anche in tedesco in Germania (Dessau, 1941) e in fiammingo in Belgio (Anversa, 1948). Altri suoi lavori teatrali non furono rappresentati: l’opera in tre atti Domenico Santorno su libretto di Giulio Fara dal romanzo risorgimentale di Vittorio Bersezio (terminata intorno al 1930), e l’atto unico Notte d’incanti (1940; già La morte di Euridice, 1921) su libretto di Annibale Ninchi ispirato al mito di Orfeo.
Diresse il suo ultimo concerto a Taranto il 22 maggio 1940, per il bicentenario della nascita di Giovanni Paisiello. Collocato in pensione per raggiunti limiti di età con decorrenza dal 16 ottobre 1940, lasciò il liceo Rossini, che appena un mese dopo si sarebbe trasformato in conservatorio, salutato in una commossa cerimonia, durante la quale espresse la speranza di non essere dimenticato dai pesaresi. Trascorse gli ultimi anni solo e in precarie condizioni economiche. Nell’immediato dopoguerra si parlò di un suo possibile ritorno alla direzione del conservatorio, che però restò solo un’ipotesi.
Morì a Pesaro il 9 gennaio 1949.
Dotato di solida cultura musicale e di ingegno versatile (fu anche appassionato di astronomia e membro della Société astronomique de France), Zanella spaziò per tutti i generi in una produzione diseguale, ma che non difetta di tecnica e inventiva, così come di un’originale vena umoristica. Conosciuto soprattutto come autore di musica da camera, sostenne la libertà ritmica, come in alcuni pezzi pianistici e nel singolare Nonetto per pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, oboe, clarinetto e fagotto (1906), per poi ripiegare su posizioni più tradizionali. Tra le opere teatrali spiccano La Sulamita, notevole per gli accenti lirici, seppur carente di autentici valori drammatici, anche per via di un libretto piuttosto statico, e Il revisore, che mostra pienamente l’aspetto giocondo e ironico della sua musica. L’elenco delle composizioni manoscritte e a stampa, più di cento pubblicate da vari editori e in gran parte custodite dalla biblioteca del conservatorio di Pesaro, comprende anche L’isola dei sogni, azione coreografica con musiche sinfoniche (La tempesta, Danza delle sirene, Danza dei pugnali, Danza del fuoco), Sinfonia in Mi minore (1901), Seconda Sinfonia fantastica (1918-19), l’impressione sinfonica Edgar Poe (1921) e altri brani per orchestra, cantate, tra cui Panteismo (versi di Giosue Carducci, 1908), I due fanciulli (Giovanni Pascoli, 1918) e Alla Madonna della Neve (Margherita di Savoia, 1930), inni, cori, musica sacra, liriche e romanze. Alcune fonti citano anche due opere teatrali giovanili, Adolfo e I due sergenti, sulle quali mancano notizie. Tuttavia Borelli (Il Teatro illustrato, 1-31 agosto 1907, n. 48, p. 11) afferma di avere sentito una lettura de I due sergenti a Milano.
Fonti e Bibl.: Comitato per le onoranze ad Amilcare Zanella, A. Z.: artista uomo educatore, Ferrara 1932; A. Dioli - M.F. Nobili, La vita e l’arte di A. Z., Bergamo 1941; Omaggio ad A. Z., in La Cronaca musicale, n.s., I (1963), 1; F. Bussi, A. Z. musicista piacentino (1873-1949) emulo di Busoni e paladino di Rossini, vent’anni dopo, in Studi storici in onore di Emilio Nasalli Rocca, Piacenza 1971, pp. 83-121; Parma. Conservatorio di musica. Studi e ricerche, a cura di G. Piamonte - G.N. Vetro, Parma 1973, pp. 63 s., 175, 224, 300; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 24, 292, 470-472; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Busto Arsizio 1985, ad ind.; F. Bussi, Z., A.C., Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, VIII, Torino 1988, pp. 583 s.; I centodieci anni del liceo musicale Rossini (1882-1992) oggi Conservatorio in Pesaro, a cura di A. Brancati, Pesaro 1992, ad ind.; G. Calcagnini, Il Teatro Rossini di Pesaro fra spettacolo e cronaca 1898-1966, Pesaro 1997, ad ind.; P. Ciarlantini - E. Carini, Composizioni per Leopardi. La raccolta musicale del Centro nazionale di studi leopardiani, Recanati 2000, pp. 9, 13, 15, 29, 68, 128, 149-151, 161, 301 s.; J.C.G. Waterhouse, Z., (C.)A., in The new Grove Dictionary of music and musicians, XXVII, London-New York 2001, p. 741; D. Tomasini, Vita e opere di A. Z., Piacenza 2002; F. Bussi, Z., A., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XVII, Kassel 2007, coll. 1326 s.; A. Sessa, Il melodramma italiano 1901-1925, Firenze 2014, pp. 923-926.