AMIDA (in arabo Diyār Bekr, in turco Diyār Bekir oppure anche Āmid o Qarah Āmid [Amid la nera], causa il colore scuro delle mura)
È città dell'Armenia sul Tigri. Presso Tolomeo corrisponde forse ad Ammaia (V, 18, 10).
Divenne celebre per l'assedio che ebbe a subire nel 359 da parte del re persiano Sapore I (v. Ammiano Marcellino, XVIII, 9, 2, il quale ne dà un'accurata descrizione). L'assedio fu molto movimentato ed era già sul punto di sboccare nella resa della città per il tradimento di un barbaro. Ma all'ultimo momento fu possibile sventare le conseguenze del tradimento e il re persiano dovette cominciare a scavar trincee e adoperare le macchine d'assedio contro la città ben munita. Infine fu aperta mediante una testuggine una breccia nelle mura. Tutti gli abitanti e i soldati, i quali non poterono fuggire, furono massacrati. Fino ai tempi dell'imperatore Costanzo fu una civitas perquam brevis. Questo imperatore le conferì il proprio nome, vi fece costruire forti mura e alte torri e ne fece una fortezza e un arsenale di confine verso la Persia. Secondo Ammiano Marcellino il numero dei suoi abitanti, comprese le truppe di guarnigione, ammontava soltanto a 20.000: essa era dunque una civitas ambitum non nimium ampla. Quantunque alcuni scrittori antichi la identifichino con Tigranocerta, questa identificazione va respinta. Varî scrittori siriaci vi ebbero i loro natali. (V. anche Diyarbekiŕ).
Bibl.: E. Gibbon, The history of the decline and fall of the Roman empire (ed. Bury), II, pp. 268-270; Niebuhr, Reisen, II, pp. 324-328; E. A. W. Budge, By Nile and Tigris, Londra 1920, passim; E. S. Bouchier, Syria as a Roman province, Oxford 1916, p. 183 e 189.