ASPERTINI, Amico e Guido
Amico nacque a Bologna nel 1474. Suo padre, Giovanni Antonio, fu, come lui, pittore, ma non si conoscono opere sue, e pittori furono i suoi fratelli Leonello e Guido. Apprese gli elementi dell'arte dal padre: poi, forse insieme col fratello Guido, fu nella bottega d'Ercole da Ferrara, indi in quelle del Costa e del Francia. Il Vasari e il Baldinucci dicono che presto si recò a Roma, il che viene confermato da lavori e documenti. Alcuni disegni e sicure tracce michelangiolesche, palesi ne' suoi dipinti e in alcuni disegni, dimostrano che vi tornò anche più tardi. In Roma e nella provincia "operò molto", e la mano sua si rivela in molte parti della vasta decorazione a chiaroscuro del portico che cinge il cortile della fortezza di Civita Castellana, da lui eseguita nel 1503 insieme con Pier Matteo di Amelia. In Roma dipinse anche per la chiesa di S. Pietro, nel tergo di due ante d'organo, il Martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. A Lucca (1508-1509) affrescò, in S. Frediano, la cappella Cenami e una Sacra Conversazione; a Bologna, nella chiesetta di S. Cecilia, due storie dei Ss. Valerìano e Tiburzio (1510-11?), e nella libreria di S. Michele in Bosco un Giudizio Universale (1514), ora perduto, ed eseguì alcune sculture per le porte di S. Petronio (1510 e 1514, 1526). A tanti principali lavori alternò una folla di quadri, dipinse miniature e facciate di case, disegnò orologi e architetture posticce per feste e solennità, ecc. Morì nel 1552. Il Vasari lo chiamò a ragione "uomo capriccioso e di bizzarro cervello". E capricciose e bizzarre sono spesso le opere sue; le sue composizioni appaiono spesso soffocate da una folla di accessorî e di arricchimenti decorativi, talora in rilievo dorato sul fare del Pinturicchio; le facce sono schiacciate e tonde, con occhi piccoli, bocche secche, fronti grosse. Il colore, dapprima cereo, diviene a mano a mano vivace. Artista in complesso mediocre, ebbe però tratti di spiccata personalità.
Guido, fratello maggiore di Amico, nacque in Bologna, forse nel 1467. Studiò dapprima col padre; poi sembra che passasse successivamente nelle botteghe di Ercole da Ferrara, del Costa e del Francia. Fra il 1486 e il '91 frescò sotto il portico del duomo di Bologna una Crocifissione, già commessa a suo padre dalla famiglia Garganelli. Era opera ragguardevole, ricordata dal Vasari, detta dal Lamo "rara e bella"; fu però distrutta nel 1605, salvo due teste che ora si veggono, rovinatissime, nella sagrestia della chiesa. Si crede sua la Lucrezia ora nella Galleria Estense di Modena; dipinse un ritratto di Galeazzo Bentivoglio. Morì nel 1502 o 1503.
Bibl.: L. Ciaccio, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908 (con la bibl. precedente); B. Berenson, Central Italian Painters, New York 1908, p. 163; A. Venturi, Storia dell'arte it., VII, III, Milano 1914; C. Ricci, Gli Aspertini, in L'Arte, XVIII (1915), pp. 81-119; L. Frati, Di Amico Aspertini: nuove notizie, in L'Arte, XXI (1917), pp. 84-88.