Amico di Dante
Nome attribuito per convenzione ormai diffusa all'autore non identificato in modo preciso (anche se il Barbi e il Di Benedetto hanno indicato, raccogliendo scarsi consensi, Lippo Pasci de' Bardi) di una canzone (Ben aggia l'amoroso e dolce core) che nel canzoniere Vaticano 3793 figura come risposta alla canzone dantesca Donne ch'avete intelletto d'amore precedentemente trascritta; di quattro altre canzoni (Amor, per Deo, più non posso soffrire; La gioven donna, cui appello Amore; A voi gentile Amore; Poi ch'ad Amore piace); nonché, nella sezione dei sonetti dello stesso codice, di sessantuno componimenti di questo tipo. Il Salvadori, pensando perfino che il codice sia un autografo di uno degli autori di cui egli pone la candidatura, attribuì le canzoni a D. (dopo che una simile tesi aveva avanzato nel 1827 Salvatore Betti in una lettera a G.G. Trivulzio rimasta inedita nella biblioteca Trivulziana a Milano) pubblicando la prima canzone nella " Domenica letteraria "; mentre assegnava a Guido Cavalcanti i sonetti che gli sembrava presentassero caratteri di uniformità tali da farli attribuire a un solo autore. Nel caso delle canzoni e di D., l'attribuzione avvenne sia per il legame della ‛ risposta ' con la canzone Donne ch'avete intelletto d'amore, della quale la lirica ripete passo passo lo schema, sia per la presenza della rubrica ‛ Dante ', che è però di altra mano (probabilmente apposta da un lettore in epoca posteriore). Nel secondo caso l'attribuzione al Cavalcanti avvenne per la presenza tra i sonetti di uno (il XXXV, Morte gentil rimedio de' cattivi) che il Chigiano L VII 305 (esso soltanto, tuttavia) assegna al Cavalcanti stesso. Accolta subito con profondo scetticismo l'attribuzione delle rime a D. (e anche quella al Cavalcanti) si è inclini a ritenere che tutte le liriche siano state scritte effettivamente da una stessa mano, che si sia trattato con ogni probabilità di un solo autore, che egli sia dell'epoca di D. giovane e del Cavalcanti, ma di gusto fondamentalmente guittoniano, vicino anzi soprattutto a Chiaro Davanzali.
La caratteristica stilistica principale delle liriche, individuata dal Barbi e dal Contini nella frequenza singolarmente sviluppata dell'enjambement e del legame sintattico da quartina a quartina, da quartina a terzina, da parte a parte delle stanze delle canzoni, si riferisce a una prassi stilistica realmente presente anche in D. e nel Cavalcanti, pur senza la continuità propria delle rime dell'Amico di D.: ma esiste anche nelle rime di Guittone e di Chiaro Davanzati, dai quali i due poeti maggiori, così come l'autore delle rime del codice Vaticano, possono averla assunta. Resta tuttavia certo che l'autore dei sonetti e delle canzoni fu letterariamente e cronologicamente vicino a D. anche se, rispetto a lui, arcaicizzante, sia per il linguaggio (vicino a quello dei siciliani, dei siculo-toscani, di Guittone) sia per la mancata adesione, in senso profondo, allo stilnovismo, pur essendo i componimenti elaborati in anni prossimi alla fine del Duecento. Il cosiddetto Amico di D. esprime concetti comunissimi e scialbi, e stilisticamente è lontanissimo dalla capacità propria di D. di raddensare l'espressione. La coincidenza cronologica e d'ambiente d'altra parte determina il comune approdo, interessante soltanto sotto il profilo culturale, di lui e di D. a certe fonti, come ad esempio avviene nel sonetto L, dove appaiono i versi " che esse serpente e sete malfacia / lui ed a' suoi come Lucan li noma ", i quali ci riconducono alla reminiscenza lucaniana dei serpenti presente in If XXIV 85-90 e XXV 94-96.
Bibl. - G. Salvadori, Prima della Vita Nuova, in " Domenica letteraria " III n. 7, 17 febbr. 1884; V. Rossi, Il dolce stil novo, in Lectura Dantis; le opere minori di D.A., Firenze 1906, 85 n. 48; G. Salvadori, Di cinque canzoni da attribuire a D. giovane, in " Fanfulla della domenica " XXVIII, nn. 5 e 6, 4 e 11 febbraio 1906; ID., Di quattro canzoni da rendere a D. giovane, in " Giorn. d. " XXIV (1921) 277-290 (in gran parte coincidente col precedente); M. Barbi, A proposito delle cinque canzoni del Vat. 3793 attribuite a D., in " Studi d. " X (1925) 5-42 (rist. in Problemi II 277-304); Rime della Vita Nuova e della giovinezza, a c. di M. Barbi e F. Maggini, Firenze 1956, 79-89. Il testo delle cinque canzoni attribuite all'A. di D. è stato recentemente ripubblicato con premessa una nota sull'autore, in Contini, Poeti II 698-713.