amiciziocrazia
s. f. (iron.) L’esercizio del potere fondato sui rapporti di amicizia, dello scambio di favori.
• La Politica potrà riaffermarsi solo se sarà data la possibilità ai cittadini di essere informati trasparentemente in merito all’azione degli amministratori e dei politici, solo se la meritocrazia sarà compiuta e sostituirà la «amiciziocrazia» (leggasi «a parità di merito scelgo l’amico» rispetto a «parità di amicizia scelgo il più bravo» che è quanto accade oggi). Questo, però, richiede una maggiore partecipazione attiva di chi ha molto da dare alla politica e all’amministrazione pubblica, richiede di tornare a una politica non «professionistica» dove i ruoli politici non sono percorsi di carriera e percorsi di stipendio, dove il politico rappresenta veramente la società civile perché ne fa parte, dove il clientelismo lascia spazio alla bravura e dove ogni amministratore e/o politico restituisce al Paese più di quanto riceva come stipendio. (Mario Virgili, Messaggero Veneto, 5 dicembre 2010, p. 20, Pordenone) • Il capogruppo del Partito dei Siciliani-MpA all’Ars, Roberto Di Mauro, dichiara che «sulle nomine dei manager della sanità il Governo della Regione da un lato smentisce se stesso e dall’altro conferma che al di là degli spot televisivi e dei vuoti proclami, ci si intende muovere nel solco della “amiciziocrazia”, mettendo in posti chiave gli amici del presidente e del Megafono, forse anche in vista della campagna elettorale». (Antonio Fiasconaro, Sicilia, 23 gennaio 2014, p. 6, I Fatti).
- Composto dal s. f. amicizia con l’aggiunta del confisso -crazia.