Esponente dello squadrismo fascista (Saint Louis, Missouri, 1894 - Bologna 1967). Figlio di emigranti italiani negli USA, rientrò in Italia divenendo attivo, a Firenze, nel fascio locale e arruolandosi, nel 1924, nella Čeka, la polizia segreta di squadristi reclutata dal ministero degli Interni. Capeggiò la banda di sicari fascisti (tra i quali vi erano A. Volpi, G. Viola, A. Malaria e A. Poveruomo) che il 10 giugno del 1924 assalì, a Roma, il segretario del Partito socialista unitario G. Matteotti, sequestrandolo e uccidendolo. Condannato a poco più di 5 anni di reclusione, beneficiò di un'amnistia concessa da B. Mussolini. Nonostante ciò, fu mandato al confino. Solo nel 1947, dopo la caduta del fascismo, si compì il processo contro i superstiti tra gli esecutori del delitto Matteotti, che vide D. condannato a 30 anni. La sua storia, che lo stesso D. riassunse in Diciassette colpi (1966), ha recentemente ispirato allo storico G. Mayda il volume Il pugnale di Mussolini (2004).