AMENOTHES
. In greco 'Αμενώϑης (si trova anche la forma 'Αμενῶϕϑις, ridotta poi ad 'Αμενῶϕις) deriva dall'antico egiziano a'men ḥótpe (jmn.w-ḥtp.w) "(il dio) Ammone è divenuto pago", nome di persona portato, tra gli altri, da alcuni faraoni della dinastia XVIII. Amenothes I, col prenome regale Ṣeśr ke rîe "magnifico di spirito è Rîe", fu figlio di Ahmose I e di Nefretere; regnò 21 anni, dal 1549 al 1528 a. C. circa, e saldamente organizzò il dominio egiziano in Nubia e nelle oasi libiche. Insieme con la madre fu assunto dopo morte a divinità protettrice della necropoli tebana. - Amenotes II, figlio di Thutmose III e della regina Hatsepsowe II, che assunse il prenome A ḫepru rîe "elevato di forme è Rîe", portò le armi egiziane sino alla città di Nej (all'incirca presso Tapsaco) sull'Eufrate ed estese verso la quarta cataratta il confine della provincia nubiana. Regnò dal 1442 al 1416 e fu sepolto nella Valle dei re, ove tuttora è il suo corpo. - Amenothes III era figlio di Thutmose IV e della regina Mutemwōje; e per il suo prenome Ne bma rîe "possessore di rettitudine è Rîe" fu identificato dai Greci col loro eroe Memnone. Il suo lungo regno (circa 1408-1372), quasi del tutto pacifico, rappresenta, sotto certi aspetti, l'apogeo della civiltà egiziana. Non solo la Libia e la Nubia, ma Babilonia, Assiria, il paese dei Mitanni, Cipro, la Siria, riconoscono la supremazia e, come appare dalla corrispondenza diplomatica rinvenuta nell'archivio di Tell el-‛Amārnah (v.) nel 1888, si adoperano con sollecitudine a guadagnare il favore del potente sovrano. Economicamente il paese gode il frutto delle conquiste e di sviluppati commerci; l'oro abbonda; ogni cosa rivela una vita piena di agi e lusso raffinato. Anche le costruzioni architettoniche alla mole congiungono un'armoniosa eleganza. Uno degli architetti del faraone, Amenothes figlio di Hapu, salì in grande reputazione di saggezza e venne perfino deificato nel tempo tolemaico; ma a torto dai moderni gli fu attribuita l'erezione dei due colossi davanti al tempio funerario del faraone in Tebe, uno dei quali divenne famoso perché salutava con voce il sole nascente. La tomba di Amenothes III è nella Valle dei re. - Gli successe uno dei figli avuti dalla regina Teje, Amenothes IV, che assunse il prenome Nefr ḫepru rîe "bello di forme è Rîe". Tredicenne appena e malato, in lui il fenomeno della intensificazione dei sentimenti religiosi, che già si andava manifestando in Egitto, aveva assunto caratteri morbosi. Già da principe si era dato a speculazioni teologiche intorno al dio sole, chiamato allora popolarmente Aton, e di questo nuovo suo culto si era proclamato sommo sacerdote. Salito al trono, unico suo pensiero fu d'imporre ai sudditi la nuova divinità, bandendo tutti gli altri dei. In specie Ammone, tanto venerato, eccitò all'estremo il suo furore: immagini e nome del dio, della moglie Mūt e del figlio Ḫons vennero distrutti, con accanimento degno di miglior causa, ovunque si trovavano, sin nelle tombe. E poiché il suo stesso nome era composto con quello dell'odiato dio, lo ripudiò e si fece chiamare Eḫnaton, che vuol dire: "piace ad Aton". Neppure Tebe, piena di ricordi, poté essergli gradito soggiorno; cosicché costruì con solennità una nuova capitale, Aḫtaton "l'orizzonte di Aton", oggi el-‛Amārnah, e là indisturbato rimase a cantare inni al disco solare dalle molte braccia. Quest'odium theologicum era del tutto nuovo in Egitto, paese tollerante dai molteplici culti. Occorre risalire agli Hyksos, se è vero che questi semiti imponessero il loro Ba‛al, o scendere al califfo fāṭimita al-Ḥākim (v.), per ritrovare pari intolleranza. Le violenze poterono far occultare, ma non mutarono da un giorno all'altro i sentimenti del popolo; le lusinghe ed i favori attrassero ad el-‛Amārnah sfacciati adulatori, che assecondavano il misticismo del faraone; ma, passato il pericolo, si ristabilì l'equilibrio. Anche se, invece di essere una cieca monolatria che ufficialmente riconosceva il dio Rîe di Eliopoli ed il torello sacro Mnevis ed il faraone ognora dio buono, anzi emanazione divina dei raggi solari, la nuova dottrina rivelata da Aton fosse stato un puro monoteismo, la sua impronta troppo personale non giustificherebbe lo sconvolgimento recato nel paese per propagarla. Né può ammettersi, come qualcuno sostiene, che l'opera di Amenothes IV fosse quella di un illuminato uomo di stato affermante l'autorità regia contro il sacerdozio invadente. Questo concetto davvero non poteva albergare nella mente di un mistico ragazzo malato, quale egli si mostra. Il pericolo vero per l'Egitto in quegli anni era l'irruzione degli Ittiti e dei Ḫabiri nella Siria, ed il faraone rimase sordo alle grida disperate dei suoi fedeli vassalli invocanti aiuto. Alla perdita dell'impero costituito con tanto sangue è magro compenso lo stimolo dato all'arte per la costruzione della nuova città. Ma anche l'arte cadde in una maniera esagerata sia nel trattamento del corpo, sia nel moto. Regnò Amenothes IV diciassette anni, dal 1372 al 1355 circa, e fu sepolto nella Valle dei re presso sua madre. L'Egitto per dieci anni restò in balìa di deboli sovrani, tra i quali Tutanḫamon; poi il generale Ḥarmeḥabe ristabilì l'ordine.