Filosofo (3º sec. d. C.), nato in Etruria, come si crede per il soprannome Tusco. Entrato (246) nella scuola di Plotino a Roma, vi rimase 24 anni. Si ricavano sue notizie dalla Vita di Plotino di Porfirio (e il Leopardi, che la tradusse, diede il nome di Amelio al "filosofo solitario" del suo Elogio degli uccelli). Pubblicò in cento libri le lezioni di Plotino e varî scritti in difesa delle dottrine del maestro e probabilmente commenti al Timeo e alla Repubblica di Platone. In A. è già evidente la tendenza, caratteristica nell'evoluzione del neoplatonismo plotiniano, a moltiplicare le ipostasi. Così il νοῦς è da lui diviso in tre ipostasi concepite come tre "demiurghi": l'Intelletto che è ("ente"), quello che ha ("possedente") e quello che vede ("veggente"). Viceversa, contro Plotino, sostenne l'essenziale unità di tutte le anime nell'Anima del mondo. Si occupò anche di aruspicina, come si rileva da un suo frammento nel lessico di Suida.