AMELIA (A. T., 24-25-26)
Cittadina dell'Umbria, in provincia di Terni, situata a 406 m. s. m., su un poggio ai cui piedi scorre profondamente incassato un torrente, detto Fosso Grande, che si versa nel Tevere. Il comune di Amelia ha una superficie di 133,10 kmq., e una popolazione (1921) di 9922 ab., dei quali 3853 viventi nei centri e 6069 nelle case sparse. Oltre al capoluogo, vi sono nel comune altri sette villaggi, tra cui Porchiano (425 ab.) e Fornole (411 ab.). Il territorio, collinoso e assai fertile, è in gran parte occupato da seminativi (7114 ettari) e da boschi (3816 ettari) e produce soprattutto cereali, vino e frutta. Molto rinomati in tutta Italia sono i fichi secchi di Amelia.
Tra i monumenti, sono particolarmente da ricordare i grandiosi resti, ottimamente conservati, della cinta di mura antiche, in opera poligonale, alte 9-10 m., grosse 3,50; il duomo, ricostruito nel 1640, con campanile romanico e, nell'interno, due stendardi turchi conquistati nella battaglia di Lepanto e quadri del Pomarancio e della scuola di Agostino di Duccio; la chiesa dei santi Filippo e Giacomo, detta di S. Francesco, con facciata in pietra rossa e portale romanico.
Storia. - La notevole antichità di Amelia (Ameria) è attestata dagli avanzi di mura poligonali, di età repubblicana, sopra ricordati. Al tempo di Cicerone Ameria era un fiorente municipio, iscritto nella tribù Clutusmina. Come magistrati supremi ebbe dei quattuorviri. Vi nacque Sesto Roscio Amerino, efficacemente difeso da Cicerone dall'accusa di parricidio. L'importanza della città antica è dimostrata dai frequenti rinvenimenti archeologici del territorio (v. specialmente Notizie degli scavi, 1920, p. 15 segg.). I rinvenimenti riferibili ad età più remota inducono a ritenere il territorio amerino come partecipe di quella civiltà etrusca che fioriva lungo la riva destra del Tevere, e che ebbe a sconfinare per tutta l'Umbria e quasi tutta l'Italia centrale.
Libero comune nel Medioevo, circa il 1307 si sottomise spontaneamente al comune di Roma, finché nel sec. XVI fu annessa ai diretti dominî della S. Sede. Incendiata e saccheggiata più volte dalle milizie imperiali e pontificie, soffrì moltissimo per il terremoto del 12 gennaio 1832. Patria di Angelo Geraldini, giurista e diplomatico; di Antonio, suo nipote, poeta latino e nunzio pontificio in Spagna; e di Alessandro, fratello di Antonio (v.).
Nelle vicinanze, si trova la Rocca d'Alviano, dove nacque Bartolomeo d'Alviano (v.).
Bibl.: Per il periodo antico: H. Nissen, Italische Landeskunde, II, p. 399; E. De Ruggero, Dizion. epigr. di antichità rom., s. v. Ameria; Iscrizioni in Corpus inscr. lat., XI, II, 4345-4566.
Per il periodo medievale e moderno: L. Luigi, Le mura di Amelia, Amelia 1895; G. Pardi, Relazioni di Amelia con il comune di Roma ed i nobili Romani, Perugia 1895.