AMEDEO VII, conte di Savoia (detto il Conte Rosso)
Nacque a Chambéry, il 24 febbraio 1360, da Amedeo VI, conte di Savoia, e da Bona di Borbone. Ammogliatosi con Bona, figlia di Giovanni duca di Berry; messo nel 1377 da suo padre al governo della Bresse, gli succedette nello stato il 1° marzo 1383, regolando con atto del luglio la sua posizione rispetto alla madre Bona e procedendo poi di pieno accordo con quella saggia donna. Continuò fedelmente la politica del padre, orientata verso la Francia; e nel 1383 combatté nell'esercito di Carlo VI contro gl'Inglesi, a Cassel, a Bergues, a Bourbourg. La leggenda racconta che, proprio durante l'assedio di Bourbourg, A., avuta notizia della nascita del suo primogenito, vestì abiti di color rosso, adottandoli poi come divisa, e applicando su essi, come insegna personale, oltre ai nodi d'amore e alla leggenda Fert, il falcone. Nel 1386, fu all'Ecluse per la spedizione di sbarco in Inghilterra; e in quella circostanza si intese con Filippo, duca di Borgogna, per il matrimonio del figlio Amedeo con una figliuola del duca. Curò tuttavia prudentemente le antiche relazioni con l'Impero, e nel 1383 ottenne da Venceslao le solite investiture rituali; ma respinse le sollecitazioni imperiali ad abbandonare l'amicizia di suo cugino Roberto di Ginevra, diventato Clemente VII, papa avignonese. Appunto d'accordo con Clemente VII, A. intervenne, l'anno appresso, nel Vallese, in difesa del vescovo-conte di Sion, contro i "patrioti" dell'alta valle; occupò con brillante operazione militare Sion, dove fu solennemente armato cavaliere; ma il successo militare fu sterile.
In Piemonte, A. fronteggiò, fra il 1385 e il 1386, una pericolosa agitazione di Canavesani, che, pur avendo in qualche luogo carattere di spontaneo moto di contadini (i Tuchini), fu tuttavia moto essenzialmente antisabaudo, fomentato dal marchese di Monferrato Teodoro II e da Gian Galeazzo Visconti, desiderosi di ricacciare i Savoia dal Canavese e dal Biellese. Con la minaccia di aderire alla lega che Firenze e Bologna andavano ordendo contro Milano, A. indusse Gian Galeazzo ad allearsi con lui, ottenendone aiuti e nel Canavese e nel Vallese. Fallito nel 1388, per l'opposizione di Francia e di Milano, un tentativo di sottomettere il marchese di Saluzzo, A. riprese gl'intrighi iniziati da suo padre in Liguria, e, parteggiando per i Durazzesi, procuratasi l'amicizia dei Grimaldi, che speravano da lui appoggi per le loro ambizioni provenzali, riuscì ad avere in dedizione Nizza e il suo contado. Il 28 settembre 1388, si recò di persona a occupare l'importante città, primo possesso sabaudo sul mare. Altre imprese meditava A., ma, mentre preparava una nuova spedizione nel Vallese, colpito da infezione tetanica in seguito a caduta da cavallo, durante una caccia al cinghiale, morì il 1° novembre 1391, nel castello di Ripaglia. Fu sepolto ad Altacomba. Per sua disposizione testamentaria, ebbe la reggenza del minorenne figlio Amedeo non la moglie, Bona di Berry, ma la vecchia madre Bona di Borbone.
Bibl.: L. Cibrario, Storia del Conte Rosso, in Studi storici, Torino 1851; F. Gabotto, Gli ultimi principi di Acaia, Torino 1892; E. Cais di Pierlas, La ville de Nice pendant le premier siècle de la domination des princes de Savoie, Torino 1898; Carbonelli, Gli ultimi giorni del Conte Rosso, e i processi per la sua morte, Pinerolo 1912; Cordey, Les Comtes de Savoie et les Rois de France pendant la guerre des Cents ans, Parigi 1911.