RAVINA, Amedeo
Patriota e poeta, nato a Gottasecca, in provincia di Cuneo, il 30 marzo 1788, morto a Torino il 13 giugno 1857. Studiò legge all'università di Torino, seguendo a un tempo i corsi di filosofia. Fu tra coloro che, avvenuta la restaurazione della monarchia in Piemonte, s'adoprarono a consigliare il re Vittorio Emanuele I a non usare mezzi reazionarî, e sembra che i suggerimenti suoi fossero ascoltati benevolmente, poiché il 14 luglio 1818 egli fu nominato sottosegretario di stato per gli Affari esteri, dei quali era ministro il San Marzano. Durante quel tempo ebbe relazione col Santarosa e con i principali rappresentanti del moto rivoluzionario del 1821 e, animato com'era da sensi di libertà compose allora quei Canti italici, che furono dati a luce durante il moto rivoluzionario (e ristampati a Mondovì nel 1848 e a Torino nel 1873). Quando i federati e gli studenti torinesi, che guidati dal Ferrero, dopo il fatto di San Salvario, erano andati dapprima ad Alessandria, tornarono a Torino, furono per via arringati dal R., che magnificò l'impresa da loro iniziata; ma, fallito il tentativo rivoluzionario, il R. fuggì travestito a Savona e di là a Genova, dove s'imbarcò per la Spagna; e colà combatté con molti altri esuli piemontesi nelle file dei costituzionali. Nel 1823 si trasferì in Inghilterra, dove trascorse sette anni, dando lezioni di lingua italiana. Ivi conobbe il Foscolo, rivide il Santarosa e il Collegno, stringendosi in amicizia col Rossetti e col Berchet; e vi scrisse satire in terza rima contro la Santa Alleanza e una cantica in lode di Giorgio Canning. Si trovava a Parigi nel 1830, quando vi scoppiò la rivoluzione di luglio, e combatté alle barricate; ma deluso delle conseguenze di quel moto, tornò a Londra dove trascorse un altro decennio. Tornò allora in Italia, e si fermò a Firenze, rimanendovi indisturbato fino al 1848, quando, restituitosi in Piemonte, vi fu eletto deputato al parlamento subalpino per quattro collegi, e gli fu riconfermato il mandato fino alla quinta legislatura. Il Gioberti, assunto il potere nel novembre 1848, nominò il R. consigliere di stato; ma fu revocato da quella carica, per avere pronuciato un violento discorso contro il progetto di legge sulla stampa che il Galvagno aveva presentato alla camera nel febbraio del 1852.
Bibl.: F. Bosio, Ricordi personali, Milano 1878; G. Ottolenghi, Un poeta patriota del '21 (A. R.), Roma 1895; L. Sauli d'Igliano, Reminiscenze della propria vita (a cura di G. Ottolenghi), ivi 1908-09, voll. 2; C. Nardulli, A. R. poeta patriota del 1821, Bari 1909.