AMEDEO IX, duca di Savoia
Figlio primogenito di Ludovico duca di Savoia e di Anna di Lusignano, nacque a Thonon il 1 febbr. 1435; ebbe come precettore il francescano Fauzone di Mondovi. Ancora infante, l'avo Amedeo VIII trattò con il re di Francia Carlo VII per averne la figlia Iolanda in moglie al suo abiatico, fondando su tale matrimonio il programma di conciliazione con la trionfante monarchia francese. La futura sposa di A. venne quindi ancora bambina alla corte di Savoia. Nel 1452 finalmente venne celebrato il matrimonio. Lo sposo ebbe in tale occasione come appannaggio. la signoria della Bresse e di parte del Vaud. A. e Iolanda si stabilirono a Bourg-en-Bresse. Piissimo e morigerato, A. impresse alla corte un carattere di serietà e solidità quando successe al padre alla sua morte il 29 germ. 1465. Lo stato era in difficile situazione per le finanze dissestate e le lotte tra i baroni savoiardi che erano abituati al governo debole del duca Ludovico ed i nobili piemontesi desiderosi di primeggiare. Disturbo grave era dato dalle inframettenze del re di Francia, che affermava una specie di pesante protettorato sul ducato sabaudo. Il nuovo duca di Savoia non era del resto in condizione di reggere con energia il governo dello stato: le crisi nervose, anzi di vera epilessia, interrompevano la sua attività ed andavano via via aggravandosi. A. dovette abbandonare la direzione degli affari alla consorte Iolanda, che andò rivelando doti notevoli di saggezza e di abilità politica.
Ambasciatori, consiglieri presero a rivolgersi regolarmente alla duchessa che decideva in Consiglio a fianco o anche in assenza del marito. La situazione politica del ducato presentò gravi pericoli quando tra il re di Francia Luigi XI ed il duca di Borgogna il contrasto si fece aperto. Già nel 1465la lega del Bene pubblico si rivolse al duca di Savoia invitandolo, per le sue tradizioni e parentele borgognone, ad aderire contro la monarchia. Sebbene tutti in Savoia fossero ostili a Luigi XI, la duchessa Iolanda, non perché era sorella del re, ma perché comprendeva la vanità del movimento antimonarchico, si schierò dalla parte di Luigi XI. Questi nel 1463 aveva arrestato e chiuso a Loches il fratello più giovane di A., Filippo conte di Bresse, detto comunemente il Senza Terra, per punirlo del suo atteggiamento di ribellione al padre, il duca Ludovico, e dell'ostilità alla politica francofila di Savoia.
Dopo l'incerta battaglia di Monthléry, Luigi XI cercò di migliorare i rapporti con la famiglia ducale di Savoia, liberando Filippo e spingendo Galeazzo Maria Sforza a sposare una sorella più giovane di A., Bona; già egli ne aveva sposato un'altra sorella, Carlotta. Luigi XI voleva così rinserrare Savoia e Sforza nella sua clientela. Iolanda però, come molti attorno a lei, sapeva quanto gli Sforza fossero ostili alla corte sabauda; ella poi aveva fatta sua la politica sabaudo-piemontese di espansione oltre Sesia, verso Milano. Quando morì Francesco Sforza, alla corte di A. si sperò di trascinare anche il re all'ostilità verso Milano. La cattura di Galeazzo Maria in Val di Susa, quando ritornava dalla spedizione in Francia in aiuto del re, fu un'imprudente manifestazione di questo programma sabaudo antisforzesco. Luigi XI, liberando Filippo di Bresse, volle incaricarlo di richiamare il duca A. alla devozione alla Francia; avrebbe desiderato che il duca incaricasse del governo in nome suo il fratello Filippo, anziché la vivace e pericolosa Iolanda. Questa acconsentì a restituire al cognato l'appannaggio della Bresse, ma lo convertì alla sua politica contro Milano, per la quale cercò di guadagnare, non potendo avere il fratello Luigi XI, la Repubblica di Venezia e il duca di Borgogna. La guerra colleonica doveva dare l'occasione per attaccare Milano. Ma in realtà si trattava di una vasta trama contro il re di Francia, alla quale la duchessa trascinò il marito insieme con il duca di Borgogna, il figlio suo il conte di Charolais, Renato d'Angiò, i duchi di Bretagna e di Normandia. Anche le leghe svizzere furono invitate. Luigi XI però comprese l'intrigo ed eccitò Galeazzo Maria Sforza contro il duca di Savoia; così, mentre in Romagna falliva la guerra colleonica, il duca di Milano assaliva il Vercellese; a sua volta Filippo di Bresse occupava Romagnano oltre Sesia. Piccola guerra: il 14 nov. 1467 il trattato di Ghemme ristabilì la pace e lo status quo tra i due duchi.
L'anno seguente, quando Carlo il Temerario cercò di riprendere la rivincita sul re, Iolanda e Filippo concordi si schierarono dalla parte di Borgogna. Nuovamente il re di Francia spinse Galeazzo Maria Sforza ad attaccare il Piemonte. Allora la duchessa impegnò il consorte in una nuova alleanza con Venezia, la quale costrinse lo Sforza ad abbandonare l'iniziato attacco al Vercellese.
Alle vicende politiche si legavano sempre le vertenze intime della famiglia ducale. Nel 1469 A. peggiorò tanto da non poter più occuparsi neanche apparentemente degli affari; ne approfittarono i vari fratelli per pretendere il governo dello stato togliendolo a Iolanda. Filippo di Bresse assunse un atteggiamento ostile alla duchessa col pretesto di volerla spingere ad una recisa politica borgognona. Iolanda abilmente si rivolse a Luigi XI; si riconciliò con lui e ne ottenne la protezione. Nel 1470 essa inviò truppe in appoggio alla spedizione regia in Borgogna. La conseguenza fu che l'ambasciatore di Borgogna a Chambéry cercò di invadere il castello e di imporsi con la violenza; ma la popolazione difese il duca e la duchessa.
Filippo di Bresse a sua volta marciò su Chambéry, ma la duchessa portò il duca a Montmélian. In tal modo si ebbe la conciliazione: tutti decisero di tornare d'accordo a Chambéry. Filippo partì prima con il duca A., la duchessa segui con i figli, ma ad Aspremont si arrestò e fuggi, dirigendosi a Grenoble, sotto la protezione del re. Solo dopo lunghe trattative tra Iolanda e Filippo, a cui presero parte il re, Galeazzo Maria Sforza e gli Svizzeri, si venne ad una riconciliazione. Il duca ora era del tutto passivo. Nel 1471 Iolanda scese in Piemonte conducendo con sé A., ammalatissimo e dedito unicamente alle pratiche di pietà; a tratti aveva ancora momenti di lucidità e desiderio di agire. Morì a Vercelli, dove la duchessa l'aveva portato, il 30 marzo 1472, improvvisamente, senza che pensasse a fare testamento ed a provvedere alla successione.
La duchessa Iolanda aveva dato al marito già nove figli ed alla morte di A. era ancora una volta incinta; l'ultimo figlio di A., Claudio Galeazzo, nacque nel settembre 1472 e morì nel novembre. A. fu sepolto in Vercelli, nella cattedrale di S. Eusebio. La sua tomba fu oggetto assai presto di culto popolare per le doti di santità che il duca aveva mostrato in tutta la sua vita. Nel secolo XVII san Francesco di Sales chiese che venisse iniziata la causa di canonizzazione (1615). Innocenzo XI lo dichiarò beato e fissò la festa al 30 marzo.
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