AMEDEO III, conte di Savoia
Figlio primogenito di Umberto II conte di Savoia e di Gisela di Borgogna, figlia di Guglielmo II conte di Franca Contea, successe al padre morto il 19 ott. 1103. Era ancora minorenne: si può pensare che sia nato verso il 1094, avendo, pare, toccato la maggiore età - quattordici anni nel 1108-09. Per alcuni anni il governo della contea fu in mano della madre assistita da un consiglio di fedeli vassalli che in un documento comitale non datato, ma anteriore al 1108, sono detti "advocati'' del conte. Erano Conone vescovo di Moriana, Aimone conte di Ginevra, Guido di Miribel. Però la madre Gisela deve avere assai presto abbandonato la corte di Savoia per andare sposa a Raineri marchese di Monferrato; nel 1108 figura come tutore del conte il solo Aimone conte di Ginevra.
Ora A. III toccava la maggiore età; il 24 febbr. 1109 egli compariva a Susa, compiendo così l'entrata ufficiale nel dominio marchionale di Torino. Della sua minore età doveva aver tratto profitto Bonifacio marchese di Savona, che con l'appoggio dell'Impero occupò gran parte della Marca torinese dopo la morte della contessa Adelaide, per consolidare il suo dominio. Al conte di Savoia rimase solo la valle inferiore della Dora Riparia e qualche feudo nel Pinerolese. Come si sia comportato nel conflitto tra Enrico V e Pasquale II ignoriamo; è leggenda erudita il racconto cronistico posteriore secondo il quale A. accompagnò Enrico V da Momigliano (Montmélian) a Roma, ricevendo qui il titolo di conte di Savoia; analogo racconto è attribuito anche ad Amedeo I. Documenti del 1109-10 paiono alludere a una situazione politica buona così con l'Impero come con la Chiesa. Su A. doveva certo influire lo zio materno Guido di Borgogna arcivescovo di Vienne dal 1090, che sali al seggio papale con il nome di Callisto II nel 1119. L'imperatore Enrico V, quando nel 1111 concedeva ai Torinesi retti dal vescovo il possesso del pedaggio della via di Francia e quando nel 1116 confermava a essi le tradizionali buone consuetudini, certo agiva contro gli interessi e le aspirazioni del conte di Savoia. Però nel 1114 alla corte imperiale a Strasburgo vi era un "Amedeus comes Burgundiae'' che può essere solo A.; nel 1120, poi, Enrico V raccomandava il monastero di Romain-Moutier al "carissimo cugino" di Savoia. Migliori erano i rapporti con Callisto II; e certo per suo influsso, quando era ancora arcivescovo di Vienne, si stipulò il matrimonio, in Francia, delle due sorelle di A., Adelaide che sposò nel 1115 il re di Francia Luigi VI e Agnese che sposò Arcimbaldo di Bourbon; così poco più tardi anche la sorella uterina di A., Giovanna di Monferrato, andò sposa in Normandia a Guglielmo Cliton. Callisto II, recandosi a Roma da Vienne, passò per i domini del "suo carissimo nepote" e ne fu ospite. Non risulta che A. abbia partecipato a nessuna delle spedizioni romane di Enrico V.
Forse per sciogliere il voto crociato del padre, A. si recò in pellegrinaggio a Gerusalemme in un anno non bene precisato, ma che deve essere o il 1111 o il 1120 o il 1128. Al pellegrinaggio in Terra Santa si lega la dichiarazione fatta al vescovo di Aosta, Bosone, di voler impedire, per l'avvenire, il famoso ius spolii.
Nei territori della Marca di Torino, A. comparve, dopo il 1109, solo nel 1119.
Le sue attenzioni per la questione della Marca avita diventavano più vive: sono gli anni della vecchiaia del cugino Bonifacio di Savona, poi della morte di Enrico V e della competizione per la successione imperiale. Nel 1125 A. si presenta, come già il padre, con i due titoli di conte di Moriana e di marchese in Italia; l'affermazione dei suoi diritti alla successione della contessa Adelaide appare evidente. Nel 1131 A. è a Torino e assume il titolo di "comes Taurinensis''; nel 1136, quando Lotario III tiene la dieta a Roncaglia, il conte di Savoia non compare: vi è in-vece il vescovo di Torino che viene a protestare contro la usurpazione comitale. Parrebbe, dunque, che A. non abbia riconosciuto, nonostante l'azione di san Bernardo e del cognato re di Francia, l'imperatore Lotario. Ma forse non riconobbe neppure l'avversario. Ma dopo la dieta di Roncaglia, Lotario, per Pavia e Vercelli, mosse su Torino, l'occupò con la forza, cacciandone il conte che si ritirò in Vai di Susa; non sappiamo se si sia sottomesso, come dice l'annalista sassone. Morto Lotario, A. riprese la sua azione; di nuovo riacquistò Torino, in contrasto sempre col vescovo e ne approfittarono i cittadini per organizzare il loro Comune.
Amedeo III ebbe conflitti con i conti d'Albon e con i conti del Genevese per questioni non bene chiare di confini e di possessi contesi per i legami di parentela e per eredità. Per motivi che ignoriamo, i rapporti di A. con il cognato Luigi VI di Francia si guastarono; Pietro il Venerabile di Cluny intervenne poi presso il conte di Savoia perché accordasse i suoi consigli al nuovo re, il nipote Luigi VII.
A. continuò ad avere con il monachesimo i rapporti intimi dei suoi avi. Lo spirito religioso lo portò a rinunciare nel 1128 alla dignità di abate laico di San Maurizio d'Agauno, conservandovi la superiorità feudale. Voto fatto per avere un erede maschio fu la fondazione della certosa di Saint-Sulpice nel Bugey; altre fondazioni furono quelle di Hautecombe sul lago di Bourget; di Chézery in Valserine, di Arvières in Val Romey.
Nel marzo del 1147 A. ospitò a Susa il papa Eugenio IV intento alla predicazione della seconda crociata. Alla presenza del papa, il conte di Savoia pronunciò il suo voto; nell'estate seguente parti con il fratello uterino Guglielmo di Monferrato e raggiunse a Costantinopoli il nipote Luigi VII di Francia. Prese parte all' avanzata dei Crociati occidentali da Nicea a Filadelfia, ad Attalia; qui col re s'imbarcò e raggiunse l'isola di Cipro; morì a Nicosia il 1 apr. 1148.
Della vita privata di A. non sappiamo molto. Da una prima moglie, Adelaide, ebbe una figlia Alice, che sposò Umberto di Beaujeu; dalla seconda, Matilde d'Albon, ebbe un figlio, Umberto, che gli successe, e varie figlie; di queste, Matilde, andò sposa ad Alfonso di Portogallo con cui iniziò la dinastia reale di quel nuovo regno.
Fonti e Bibl.: Regesta Comitum Sabaudiae, a cura di D. Carutti, Torino 1889, pp. 81-107, nn. CCXLV-CCXCVII; S. Guichenon, Histoire généalogique de la royale maison de Savoye, I, Turin 1778, p. 24; L. Cibrario, Storia della monarchia di Savoia, I, Torino 1840, p. 179 ss.; C. A. de Gerbaix-Sonnaz, Studi storici sul contado di Savoia...I, 2, Torino 1883, pp.315 ss.; D. Carutti, Umberto Biancamano ed il re Ardono, Roma 1888, pp. 138, 334, 370; F. Gabotto, L'abazia ed il comune di Pinerolo e la riscossa sabauda in Piemonte, Pinerolo 1899, pp. 104 ss.; S. Hellmann, Die Grafen von Savoyen und das Reich bis zum Ende des staufischen Periode,Innsbruck 1900, pp. 36 ss.; G. De Manteyer, Origines de la maison de Savoye un Bourgogne, in Mélanges d'archéologie, XIX (1899), pp. 421 s.; e Notes Additionnelles, in Le Moyen Age, s. 2, V (1903), pp. 455-477; F. Savio, I primi conti di Savoia, in Miscell. di storia ital., XXVI, Torino 1887, pp. 457-546; C. W. Previté-Orton, The Early History of the House of Savoy, Cambridge 1912, pp. 60, 80, 278-315; F. Cognasso, Umberto Biancamano,Torino 1929, pp. 147-160.