BERT, Amedeo
Nacque a Torre Pellice (Torino) il 9 febbr. 1809 da Pietro, che era pastore presidente della chiesa concistoriale di quella cittadina delle Valli valdesi, allora territorio francese. Come il padre e il nonno, il B. si avviò al ministero pastorale, seguendo gli studi teologici in Svizzera: dal 1824 al 1832 fu alunno del Collegio e quindi dell'Accademia di Ginevra.
Il carattere e l'azione pastorale del B. furono determinati da una preparazione teologica illuministico-sociniana, una sensibilità aperta per i problemi sociali, fiducia nel progresso alimentato dalle libertà politiche, e una sostanziale indifferenza verso i richiami all'ortodossia biblica determinati dal "risveglio" e quindi dall'insegnamento di A. Vinet. La sua attività di pastore ebbe infatti notevole sviluppo nel servizio reso a Torino quale cappellano delle legazioni protestanti, ma entrò rapidamente in crisi con la formazione della prima comunità valdese fuori delle Valli nella capitale subalpina e si concluse in Torre Pellice con l'appassionata partecipazione agli aspetti sociali della vita valligiana.
Consacrato pastore nel luglio 1832, il B. passò l'anno seguente dalla comunità valdese di Rodoretto al servizio di quella cappella delle legazioni protestanti a Torino che, fondata nel 1827, aveva a suo presidente il ministro di Prussia F. L. Truchsess von Waldburg. La sua attività seguiva due direttrici: da un lato la paziente, salda strutturazione della nascente comunità; dall'altro la difesa dei correligionari per mezzo delle larghe amicizie stabilite negli ambienti ufficiali e con il fiancheggiamento della corrente liberale.
Costituito il Concistoro, cioè il comitato direttivo della comunità, anno dopo anno, sormontando difficoltà legali e resistenze, il B. riusciva a dar vita a una scuola per i bambini delle famiglie protestanti, ad una modesta infermeria che fu la matrice dell'ospedale valdese, al cimitero per gli acattolici della città. Le sue amicizie provenivano dal gruppo anglosassone, che già aveva rapporti col padre pastore a Torre Pellice, dall'ambiente dei diplomatici protestanti accreditati alla corte di Torino e dal gruppo ginevrino, per mezzo del quale strinse amicizia con Cavour. Da quest'ultimo ebbe più volte, nel periodo anteriore al '48, il consiglio a moderare lo "zelo inconsiderato" dei correligionari anelanti all'acquisto definitivo di quelle libertà pregustate nel periodo napoleonico.
Il B. ebbe parte nelle trattative che precedettero l'editto di emancipazione dei valdesi (17 febbr. 1848); giurisdizionalista, perseguì anche in seguito una linea politica assecondata dal ministro guardasigilli Pinelli, mentre nella Chiesa valdese prevaleva la tendenza vinetiana. Erano appena spenti gli echi della gioia suscitata dalle libertà statutarie e il B. pubblicava una storia valdese in italiano, rinverdendo il mito di una "Chiesa primitiva" rifugiatasi per secoli nelle Valli del Piemonte. Aiutato da un fedele amico dei valdesi, il col. W. Beckwith, s'impegnava quindi nella realizzazione di un progetto a lungo carezzato: la costruzione di un tempio valdese in Torino (1853).
Il B. era intanto divenutopastore titolare della chiesa valdese della città, compito che svolgerà fino al 1864 fra crescenti difficoltà. La convivenza del vecchio elemento della Cappella delle legazioni con i nuovi membri affluiti dalle Valli, quindi l'immissione dei primi convertiti e l'arrivo di esuli evangelici di altre regioni creavano problemi per i quali egli non aveva sensibilità adeguata. Anche i rapporti con la Tavola valdese (l'amministrazione della Chiesa) furono causa di non poche amarezze per l'uomo che negli anni duri della restaurazione s'era prodigato nella difesa dei correligionari e nella creazione delle strutture della comunità torinese. Il problema d'impostazione teologica che faceva da sfondo ai numerosi contrasti assunse toni drammatici quando suo figlio, anch'egli di nome Amedeo, e teologicamente affine al padre, ebbe un rifiuto dal Corpo pastorale valdese al quale si era presentato per la consacrazione a pastore, nonostante le pressioni tentate attraverso il Concistoro di Ginevra.
Amareggiato, il B. nel 1864 si ritirava da quella chiesa di Torino nella quale era di fatto ormai soppiantato dal collaboratore J. P. Meille, e tornava a Torre Pellice. Giudice conciliatore, consigliere comunale, dedicava anni operosi a iniziative culturali a pro' dei valligiani; le nomine a cavaliere e quindi a grande ufficiale della Corona d'Italia davano riconoscimento ai suoi meriti di fervido assertore delle libertà civili. Morì a Torre Pellice il 14 marzo 1883.
Tra gli scritti del B. si ricordano: Chants spirituels à l'usage de la Chapelle de la Légation Royale de Prusse à Turin, Genève 1845; Discours prononcé le 29 décembre au banquet du Commerce à Turin en honneur du Statuto,Turin 1848; I Valdesi, ossiano i Cristiani Cattolici secondo la Chiesa primitiva, abitanti le cosidette Valli di Piemonte,Torino 1849; Brevi cenni sui Valdesi; ad uso dei liberali, e dei clericali, dei colti e degli ignoranti,Torino 1859; Relazione intorno allo stato attuale delle scuole comunali primarie dei due culti di Torre Pellice, Pinerolo 1870; Piccolo vocabolario italiano-francese,Pinerolo 1873; Nelle Alpi Cozie…,Torre Pellice 1884.
Fonti e Bibl.: Torre Pellice, Arch. della Chiesa evangelica valdese, posiz. A. Bert, e posiz.Torino;Torino, Arch. della Chiesa evangelica valdese; E. Giampiccoli, La Paroisse vaudoise deTurin (1849-1899), s.l. né d., pp. 5-11; A. Pascal-G. Bertini-P. Bosio, L'Evangelo a Torino dall'epoca della Riforma alla dedicazione del Tempio, Torre Pellice 1953, pp. 44-52, 62-89; A. Jalla, I Valdesi a Torino cento anni fa, Torre Pellice 1954, pp. 2-15; Cento anni di storia valdese, Torre Pellice 1950, pp. 50-54; G. Spini. Risorgimento e protestanti, Napoli 1956, pp. 203, 211, 259 s., 302.