AMBROGIO
Nato, per quanto si può congetturare dal suo epitaffio, intorno al 693, fu "primicerius notariorum", cioè capo del collegio dei sette notai regionari, sotto i pontificati di Zaccaria (741-752) e Stefano II (752-757). Diresse per incarico di Zaccaria i lavori di restauro del palazzo Lateranense, ma in special modo curo quelli della basilica di Teodoro, terminati, come si suppone, nel 745,allorché vi si tenne un concilio. Nel 743, preparandosi Liutprando, re dei Longobardi, a sferrare l'attacco decisivo contro Ravenna, il patrizio Eutichio, esarca, ben sapendo di non poterlo fronteggiare, chiese a Zaccaria, d'accordo con Giovanni, arcivescovo di Ravenna, che cercasse di salvare la Pentapoli e l'Esarcato. Il papa inviava allora al re A. ed il vescovo di Nomentum,Benedetto, con doni e una lettera in cui lo scongiurava di desistere dall'azione e di cedere Cesena, di cui s'era impossessato. L'ambasceria non raggiunse il suo intento, per cui il papa decideva di abboccarsi personalmente col re; accolto come un salvatore dal popolo di Ravenna, Zaccaria mandava avanti a sé ancora A. col sacerdote Stefano, perché avvisasse Liutprando del suo prossimo arrivo. I due legati, entrati in territorio longobardo e venuti a conoscenza di insidie che il re avrebbe tramato ai danni del papa, si fermarono ad Imola e scrissero a quest'ultimo consigliandolo di non proseguire il cammino. Ma egli continuò il suo viaggio ed il 28 giugno 743 raggiunse i suoi messi sul Po, ove trovò ad attenderlo anche i dignitari longobardi mandati da Liutprando, perché lo accompagnassero sino a Pavia. Incontratovi il re, il papa riusciva ad ottenere la restituzione alla sancta respublica di alcuni territori, fra cui Cesena. Qualche anno dopo, quando il re Astolfo, succeduto a Rachis sul trono longobardo, dopo aver conquistato Ravenna, l'Esarcato e la Pentapoli (751), aveva iniziato la sua pressione sul Ducato di Roma, A., insieme col fratello del nuovo papa Stefano II, venne incaricato di trattare col re. Ottenne una tregua in vista di una pace quarantennale da trattare a Bisanzio, tregua che però fu ben presto rotta dallo stesso re, il quale entrò nuovamente in armi nel Ducato romano. A. fu allora fra i dignitari che accompagnarono il papa quando, dopo il fallimento di una seconda legazione, andò in Francia per chiedere l'aiuto di Pipino contro Liutprando. Durante il viaggio, nel monastero di S. Maurizio dei Vallesi, dove il papa s'era fermato per attendere Pipino, A. morì di febbri sul finire del 753.Il corpo fu traslato a Roma sotto Paolo I e sepolto nel Vaticano.
Bibl.: L'elenco completo delle fonti e della bibliografia è in L. Santifaller, Saggio di un elenco di funzionari, impiegati e scrittori della Cancelleria Pontificia dall'inizio all'anno 1099,in Bullett. d. Est. stor. ital. per il M. E.e Archivio Muratoriano, LVI, 1 (1940), pp. 27-28, 30; O. Bertolini, Il primo "periurium" di Astolfo verso la Chiesa di Roma,in Miscel. G. Mercati,V, Città del Vaticano 1946, pp. 160-205.