VARESE, Ambrogio
VARESE (Varesi da Rosate, Varese da Rosate, Varisius Rosatus), Ambrogio (Ambrosius). – Nacque a Milano nel 1437 da Bartolomeo, di professione medico, cittadino milanese originario di Rosate, un piccolo paese a sud-ovest del capoluogo lombardo. Nulla si sa, invece, della madre.
Il nonno Giovanni, detto Giovannolo, comparve già nel 1388 tra i centocinquanta decurioni del Consiglio dei Novecento della città di Milano per il sestiere di Porta Ticinese, chiara indicazione del prestigio della famiglia (forse appartenente alla piccola nobiltà), ma anche del favore di cui godettero i Varese già sotto la dominazione viscontea. L’incarico venne poi ricoperto dal figlio Bartolomeo nel 1404, e quindi dallo stesso Ambrogio nel 1474, entrambi residenti nei pressi di Porta Ticinese come Giovanni. Secondo Filippo Argelati, il fratello di Ambrogio, Francesco, fu oratore di Galeazzo Maria Sforza presso il re di Napoli, Ferrante d’Aragona (Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, 1745, coll. 1573 s.).
Dopo aver trascorso la prima giovinezza a Milano, Varese si licenziò in arti e medicina allo studio di Pavia intorno all’anno 1461, e in quell’anno compare nei rotoli dell’università con l’insegnamento di filosofia naturale nei giorni festivi. Si sa che al termine degli studi ritornò a Milano, risiedendo nei pressi di Porta Ticinese, in quanto nel 1480 firmò come Ambroxius Varisius fisicus la petizione contro la demolizione di un antico porticato della zona (Cuomo, 1987, p. 25). Rientrò a far parte dei lettori dello studio pavese successivamente, nel 1486, in sostituzione del medico ducale Cristoforo Soncino, da poco deceduto, nella lettura mattutina dell’Almansor, per la quale percepì lo stesso generoso salario di Soncino. Mantenne questo incarico fino alla caduta del Ducato nel 1499.
In data imprecisata, Varese sposò Franceschina Omati, dalla quale ebbe almeno sei figli: Marco Antonio, Giovanni Francesco, Luigi, Giovanni Stefano, Galeazzo e Lucrezia. Diede quest’ultima in moglie a Daniele Birago, giureconsulto collegiato e membro di un’altra importante famiglia milanese. Due figli di Varese, Luigi e Galeazzo, divennero medici come il padre, mentre Giovanni Francesco e Giovanni Stefano intrapresero la carriera ecclesiastica. Marco Antonio, il maggiore di tutti, entrò a far parte del collegio dei giureconsulti di Milano nel 1505, e nel 1515 ottenne il privilegio di questore.
Poco si sa della sua passione giovanile per l’astrologia, i cui rudimenti aveva imparato certamente durante gli studi pavesi ma che perfezionò lungamente in seguito, fino a diventare l’astrologo privilegiato del futuro duca di Milano Ludovico Sforza, detto il Moro. L’Archivio di Stato di Milano preserva ancora un interessante libretto con le effemeridi, tavole astronomiche utili alla compilazione degli oroscopi, che Varese stilò per l’anno 1469 (Archivio di Stato di Milano, Potenze Sovrane, Miscellanea Sforzesca, 1569). Uno dei primi documenti utili a confermare la sua appartenenza al nutrito rango dei medici della corte sforzesca risale al 1470, quando attese alle cure del cameriere e tesoriere del duca Galeazzo Maria Sforza insieme al collega Marco da Roma. All’interno della corte, si legò particolarmente al giovane Ludovico Sforza, fratello del duca Galeazzo Maria, il quale venne poi assassinato da alcuni nobili milanesi nella chiesa di S. Stefano il 26 dicembre 1476. Varese appare tra i firmatari del contratto di matrimonio tra Ludovico il Moro e Beatrice d’Este siglato nel 1480 (Dina, 1921, p. 356), evento che però avvenne solo molti anni dopo, il 18 gennaio 1491, per puncto de astrologia, quasi certamente sotto l’abile guida di Varese, a cui il Moro delegherà anche la scelta del momento più propizio per lo svolgimento delle nozze delle nipoti: Anna Sforza, che sposò Alfonso d’Este futuro duca di Ferrara, e Bianca che si unì al futuro imperatore Massimiliano d’Asburgo. Al 26 novembre 1480 risale il documento di concessione di un assegno annuo di cento ducati d’oro, per mano del giovanissimo duca Gian Galeazzo ma dichiaratamente voluto da Ludovico; nel testo viene definito phisico nostro dilecto (Archivio Pisani Dossi, 401, doc. 2, diploma datato 26 novembre 1480 a firma di Gian Galeazzo Maria Sforza).
Chiaramente riferito a Varese fu dunque il disprezzo che il più famoso medico e filosofo milanese dell’epoca, Girolamo Cardano, rivolse all’avido astrologo dal nome imprecisato di cui parla nel De astrorum iudiciiis menzionando proprio i 100 ducati d’oro assegnati come rendita annuale al rosatese. Cardano criticò aspramente Ambrogio per l’uso eccessivo di tecniche astrologiche di derivazione arabica quali interrogazioni ed elezioni, ma anche Ludovico per averne ascoltato i consigli; il che fu cagione della sua disastrosa rovina (Hieronymi Cardani [...] Opera omnia..., V, 4, 1663, p. 104).
Il titolo di fisico ducale compare in un diploma di concessione di alcuni beni nel territorio di Cortesella, nel Parmense, nel 1483. Pare anche che a seguito dell’incarcerazione e successiva esecuzione del segretario ducale Cicco Simonetta a opera di Ludovico e i suoi fratelli successivamente alla morte del duca Galeazzo Maria, Varese ereditò alcuni beni che erano proprio del fidato segretario del defunto duca.
Come si è accennato, l’ascesa a corte di Varese fu indubbiamente legata a doppio filo a quella dell’ambizioso Ludovico il Moro che, tutore del nipote Gian Galeazzo Maria, divenne duca di Milano alla sua morte. A consolidare ulteriormente il favore di cui godeva Varese presso il Moro fu forse la prodigiosa guarigione da una terribile malattia che colpì il futuro duca nell’estate del 1487. Il merito di tale guarigione venne accreditato da più fonti a Varese, che utilizzò le conoscenze della medicina astrologica per trattare il suo illustre paziente.
Divenuto membro del Consiglio Segreto nel 1491, fu anche investito del feudo della pieve di Rosate l’11 novembre 1493, investitura che gli consentì di godere di rendite cospicue; il territorio interessato si estendeva ben oltre il piccolo paese. All’ascesa di Ludovico, Varese assunse altre cariche importanti all’interno dell’amministrazione. Fu in effetti insignito del titolo di praefectus dello studio pavese e incaricato di occuparsi dei rotoli dei docenti della facoltà di arti e medicina.
Fu anche a capo del gruppo di medici ducali che si occupò della lunga malattia del duca Gian Galeazzo Maria, per la cui morte fu accusato poi di avvelenamento. La documentazione archivistica indica anche che era incaricato della cura dei figli di Ludovico, il quale lo incaricava della cura di altri cortigiani di rango come di altri nobili. Il Moro si appoggiò all’astrologo per questioni personali e politiche, pianificando oltre ai già citati matrimoni anche viaggi, alleanze, investiture, e battaglie, tutto per puncto d’astrologia.
L’espressione ricorre spesso nei documenti diplomatici, soprattutto nelle relazioni dell’ambasciatore estense Giacomo Trotti e della dama di compagnia Teodora degli Angeli, che era presente al fianco di Beatrice Sforza, consorte di Ludovico, nei giorni successivi al parto. I riferimenti all’uso regolare della pratica astrologica delle elezioni, «per puncto d’astrologia, che senza ciò far non si polle» (Archivio di Stato di Mantova, AG 1630, c. 152r, 23 febbraio 1493) fanno pensare che queste non fossero altrettanto comuni alla corte estense.
Dopo una lunga carriera alla corte sforzesca, segnata dalla disastrosa sconfitta di Ludovico Sforza per mano dell’esercito francese nel 1499, Varese fu arrestato dalle truppe francesi mentre tentava di valicare le Alpi. Riportato a Milano, venne accusato da Isabella d’Aragona, moglie del duca Gian Galeazzo da poco deceduto, di aver avvelenato il giovane duca, al cui capezzale era accorso, per ordine dello zio Ludovico. Fu in questa occasione che Varese perse il feudo di Rosate, donato al medico personale del re di Francia. Varese chiese subito al Senato milanese la restituzione dei suoi beni, che riottenne nel novembre del 1499. La temporanea riconquista di Milano da parte di Ludovico, tuttavia, non portò buone notizie per Varese. Forse deluso dalle sue scorrette predizioni in occasione dell’invasione francese, Ludovico gli preferì un altro astrologo di nome Ermodoro, a cui concesse sia il feudo sia i privilegi e il palazzo milanese che erano prima stati di Varese, il quale passò il resto della sua vita nel tentativo di recuperare il possesso del proprio feudo, che riottenne solo nel maggio del 1522, pochi mesi prima della sua morte.
Sebbene venga a volte menzionato come autore di testi editi, non pare esistano opere a stampa o manoscritte di mano di Varese. Tuttavia, esiste un discreto numero di opere dedicate al medico milanese che dimostrano il significativo ruolo politico e intellettuale che egli ricoprì all’interno del Ducato.
Francesco de’ Busti, reggente del convento delle Grazie di Milano, dedicò «magnifico ac generoso domino Ambrosio Rosato, ducali Consiliario» la sua edizione del Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo di Gregorio da Rimini, che apparve nel 1494. Così pure a Varese fu dedicata la stampa milanese degli Ausonii Peonii Epigrammata di Giulio Emilio Ferrari, dove Varese viene paragonato ad Apollo, dio delle arti mediche e della profezia, per aver salvato Ludovico dalla morte grazie alla sua conoscenza delle cause evidenti e occulte di ogni malattia. Apollineo e dotato di doti profetiche è Varese anche per l’umanista di corte Tristano Calco, che così lo definisce nei suoi Residua (gli inediti ultimi due volumi della monumentale Historia mediolanensis in venti volumi rimasta incompiuta), usciti postumi a opera del religioso milanese Giovanni Pietro Puricelli nel 1644. L’opera, incentrata sui racconti delle sfarzose celebrazioni dei numerosi matrimoni sforzeschi che avvennero sotto l’egida di Ludovico, incluso il suo con Beatrice, contiene numerosi riferimenti all’operato di Varese e alla significanza dei suoi consigli astrologici per la buona riuscita delle nozze. Similmente, egli venne elogiato quale uomo espertissimo in medicina e astronomia nella lettera sulla sifilide che il medico messinese Nicolò Scillacio appose alla sua edizione della Rosa Anglica Pratica Medicinae di Giovanni di Gadesden. In questa lettera, che Scillacio scrisse quando era in missione segreta per Ludovico in Spagna, il medico racconta in dettaglio a Varese i sintomi di questa nuova e terribile malattia, che secondo il messinese era nata in seno al popolo francese. Anche Pietro Antonio Rustico, lettore di logica e medicina dello studio pavese, dedicò a Varese la sua edizione dei commenti agli aforismi di Ippocrate stampata nel 1501. Varese viene definito «Medicinae ac mathematicarum artium aurato interpreti» dall’abate lombardo Bonifacio Simonetta nella lettera a lui dedicata nel suo De Christiane fidei et Romanorum pontificum persecutionibus opus del 1492 (liber VI, epist. XLIX, c. CLVI).
Sempre a Varese fu dedicato anche il Commentum in theoricas planetarum Georgii Peurbachii dell’astronomo polacco Alberto Brudzewo. Tale opera contiene una dedica dell’oscuro astronomo tedesco Johannes Otto de Valle Uracensi a Varese composta a Pavia il 14 ottobre 1494. L’opera resta significativa per i contenuti, che possono aver in parte ispirato la teoria eliocentrica di Copernico. Varese è infine chiamato «esperto investigatore» nel De divina proportione (c. 1v) del matematico Luca Pacioli, dove viene indicato come uno degli spettatori presenti al duello scientifico sul paragone delle scienze e delle arti che ebbe luogo alla corte dello Sforza nel febbraio del 1498, a cui sia Pacioli sia Leonardo da Vinci parteciparono attivamente.
Ritiratosi dalla vita politica e dalla professione di medico, Varese spirò nella sua villa a Fagnano sul Naviglio, piccolo borgo a sud-ovest di Milano e a pochi chilometri da Rosate, il 27 ottobre 1522, all’età di ottantacinque anni, a causa di complicazioni respiratorie.
Fonti e Bibl.: Corbetta (Milano), Archivio Pisani Dossi, fondo Varese di Rosate; Archivio di Stato di Milano, Autografi, Medici, Ambrogio Varese da Rosate, c. 219; Carteggio Sforzesco, Milano città, 1137; Potenze Sovrane 1468, 1470; Miscellanea 1569; Popolazione, Registri mortuari dal 1520 al 1522, Liber defunctorum anni 1522; Archivio di Stato di Modena, Ambasciatori, Milano 6, 7, 15, 16; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, 1630, 1633; Hieronymi Cardani [...] Opera omnia..., I-X, Lugduni 1663; N. Scillacio, Epistola Nicolaus Scyllatius Siculus magnifico ad prestantissimo Ambrosio Varisio Rosato, in Giovanni di Gadesden, Rosa Anglica Pratica Medicinae, Pavia, Giovanni Antonio Beretta con Francesco Girardengo, 1492; B. Simonetta, De Christiane fidei et Romanorum pontificum persecutionibus, s.l., Antonio Zarotto, 1492, c. CLVI; F. de Busti, Magnifico ac generoso d. Ambrosio Rosato ducali consiliario frater Francisus Busti ordinis minorum salutem dicit plurimam, in Super secundum sententiarum [Petri Lombardi] editum a fratre Gregorio de Arimino..., Milano, Pietro Antonio da Castiglione per Ulderico Scinzenzeler, 1494, c. a1v; G.E. Ferrari, Epistola Iulii Aemilii Ferrarii Novariensis Magnifico Ambrosio Varisio Rosato, in Ausonio Decimo Magno, Epigrammata, Venezia, Giovanni da Cerreto detto Giovanni Tacuino da Tridino, 1494; J. Otto, Johannes Otto Germanus de Valle Uracense Magnifico Ambrosio Rosato Ducali physico et Consiliario Sapientissimo, in Albert Brudzewo, Commentum in theoricas planetarum Georgii Purbachii, Milano, Ulderico Scinzenzeler, 1495; P.A. Rustico, Commentum Galeni super libro Aphorismorum Hypocratis, Pavia, Alvise Castelli, Baldassare Astense e Bartolomeo Trotti per Michele e Bernardino Garaldi, 1501; T. Calco, Tristani Calchi Mediolanensis historiographi Residua, Milano 1644; M. Sanuto, I Diarii di Marino Sanuto (MCCCCXCVI-MDXXXIII) dall’autografo Marciano ital. cl. VII cod. CDXIX-CDLXXVII, I, a cura di G. Berchet et al., Venezia 1879-1903, I, a cura di F. Stefani, 1879, coll. 475, 901, II, a cura di G. Berchet, 1879, coll. 223, 1138, 1210, 1318 s.; Id., La spedizione di Carlo VIII in Italia, a cura di R. Fulin, Venezia 1883, pp. 59, 88, 117, 385, 675; L. Pacioli, De divina proportione, con introduzione di A. Marinoni, Milano 1982, c. 1v.
B. Corte, Notizie Istoriche intorno a’ medici scrittori milanesi, Milano 1718, pp. 37-42; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani 1745, coll. 1573 s.; F. Gabotto, L’astrologia nel Quattrocento in rapporto colla civiltà: osservazioni e documenti storici, in Rivista di filosofia scientifica, VIII (giugno/luglio 1889), pp. 377-413 (in partic. pp. 410-412); Id., Nuove ricerche e documenti sull’astrologia alla corte degli Estensi e degli Sforza, Torino 1891, ad ind.; A. Dina, Isabella d’Aragona Duchessa di Milano e di Bari, in Archivio storico lombardo, XLVIII (1921), pp. 269-457 (in partic. pp. 315, 345 s., 348, 355 s., 385, 394); B. Corio, Storia di Milano, I-II, Torino, 1978, ad ind.; A.M. Cuomo, A. Varese. Un rosatese alla corte di Ludovico il Moro, Rosate 1987; M. Azzolini, Anatomy of a dispute: Leonardo, Pacioli, and scientific courtly. Entertainment in Renaissance Milan, in Early science and medicine, IX (2004), 2, pp. 119-123; Ead., The Duke and the stars. Astrology and politics in Renaissance Milan, Cambridge (Mass.) 2013, ad indicem.