Umanista e teologo (Portico di Romagna 1386 - Firenze 1439), noto anche come Ambrogio Camaldolese. Entrò quattordicenne tra i camaldolesi nel monastero di S. Maria degli Angeli; la sua conoscenza delle lettere greche e latine, il suo gusto umanistico, le sue traduzioni (come quelle di Diogene Laerzio) e la sua acribia nel correggere manoscritti greci lo posero al centro dell'ambiente letterario fiorentino, dove ebbe discepoli e amici famosi. La sua cultura umanistica e teologica gli valse il sostegno e la fiducia dei papi Martino V ed Eugenio IV. Divenuto nel 1431 superiore dell'ordine, s'impegnò alla sua riforma. Per la sua conoscenza della tradizione teologica greca, ebbe parte importantissima nei concilî di Basilea e di Ferrara-Firenze, dedicati all'unione della Chiesa greca con quella latina; tra l'altro, su pressione di T., il papa decise lo spostamento in Italia della sede conciliare, e suo è il decreto solenne, in greco e latino, che proclamava l'unione. Importanti il suo vasto epistolario in latino e l'Hodoeporicon, racconto delle vicende del suo generalato, e quadro fedele delle condizioni degli ordini religiosi nell'età sua. Considerato beato in Toscana e nell'ordine camaldolese, è festeggiato il 20 novembre.