FERRARI, Ambrogio
Nacque a Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza in provincia di Parma, l'8 luglio 1854, da Giuseppe, agricoltore, e da Maria Aimi. Conseguita la maturità classica, frequentò i corsi di medicina e chirurgia nelle università di Parma, di Pisa e di Bologna. Subito dopo la laurea, nel 1879, fu nominato assistente presso l'istituto di anatomia patologica dell'università di Parma, il cui direttore, G. Inzani, era anche un valente chirurgo. Si recò poi all'estero, a completare la propria formazione presso i prestigiosi istituti di fisiologia sperimentale di Vienna, di S. Exner, e di patologia di Halle e di Berna, diretti rispettivamente da C. J. Eberth e da T. Langhans.
Questi illustri maestri si stavano affermando nella comunità scientifica come celebrità internazionali: proprio in quel periodo, infatti, l'Exner descriveva il plesso enterico che reca il suo nome, mentre l'Eberth individuava il. microrganismo responsabile della febbre tifbide; il Langhans, distinto cultore dell'istologia patologica, era noto per la scoperta nei tessuti di granulazione delle cellule giganti conosciute col suo nome. L'impostazione scientifica del F., maturata alla scuola dell'Inzani secondo le modalità tipiche dell'anatomia patologica - rigore del metodo, accuratezza e sistematicità dell'osservazione, vastità e profondità della ricerca - veniva cosi arricchita e completata dall'influenza esercitata su di lui da così brillanti studiosi. La dimostrazione della capacità acquisita dal giovane F. di descrivere dettagliatamente le strutture anatomiche osservate, di impostare ricerche sperimentali e di valutare criticamente i risultati che ne scaturivano, traspare chiaramente dai primi lavori che pubblicò: Sulla corteccia del cervello. Nuove osservazioni microscopiche del prof. S. Exner e metodi da lui seguiti, in Lo Spallanzani, s. 2, X (1881), pp. 420 ss.; Sulla terminazione dei nervi nelle fibre muscolari liscie. Osservazioni microscopiche del dott. A. Lustig, ibid., pp. 423 ss.; Sulla commozione cerebrale. Osservazioni ed esperimenti, ibid., XI (1882), pp. 169-196; Contributo allo studio dei tumori congeniti, in Giorn. internaz. delle scienze mediche, n. s., IV (1882), pp. 739-759. Tra queste pubblicazioni, diparticolare rilievo appaiono quelle sulla commozione cerebrale, nella quale esaminò accuratamente il significato fisiopatologico delle variazioni della pressione endocranica, e sui tumori congeniti, dettagliato studio anatomopatologico dialcune forme neoplastiche.
Alla scuola dell'Inzani il F., oltre ad acquisire una solida preparazione anatomopatologica, aveva cominciato a orientarsi verso la chirurgia. Durante la sua permanenza all'estero ebbe modo di consolidare questo indirizzo e di affinare la sua formazione presso le più rinomate cliniche chirurgiche europee dell'epoca: a Vienna di C. A. T. Billroth, a Halle di R. von Volkman e a Berna di E. T. Kocher.
Questi maestri della medicina operatoria erano i grandi pionieri degli interventi più ardui e complessi; il Billroth, l'ardito operatore del canale digerente, era noto per avere eseguito la prima resezione dell'esofago e la prima pilorectomia, il Volkman doveva la sua fama alla prima resezione del retto per cancro e alla descrizione della contrattura muscolare ischemica che reca il suo nome; il Kocher era celebre per gli interventi che eseguiva sulla lingua e sulla tiroide. Durante la sua permanenza a Vienna il F. ebbe probabilmente modo di assistere agli interventi sullo stomaco eseguiti dal Billroth, che in ogni caso sicuramente studiò nella descrizione fattane dal primo assistente A. Wólfier ed edita a Vienna nel 1881, la cui recensione il F. pubblicò dopo appena pochi mesi sulla Rivista clinica di Bologna (s. 3, I [1881], pp. 372-377) con il titolo Sulle resezioni del piloro carcinomatoso eseguite dal prof. Billroth. Sunto dell'opuscolo del dott. Antonio Wölfler. Questo scritto, nella sua concisione, risultò di notevole importanza per l'interesse che suscitò nel mondo medico italiano nei riguardi di una chirurgia di avanguardia, destinata in breve a progredire e svilupparsi. L'influenza subita dal F. in quelle scuole chirurgiche appare evidente dalle sue prime pubblicazioni in tale settore: La medicatura antisettica al jodoforme. Osservazioni fatte nelle cliniche chirurgiche di Vienna e nella privata, in Lo Spallanzani, s. 2, XI (1882), pp. 1-10 (giova ricordare che il metodo antisettico introdotto da J. Lister nel 1867 si andava allora affermando nei massimi centri chirurgici); Sulla disarticolazione della coscia, ibid., pp. 369-378; Le paralisi e le contratture muscolari di natura ischemica, ibid., pp. 554-563.
Tornato in Italia, il F. riprese il suo incarico presso l'istituto di anatomia patologica di Parma ove, nel 1882, consegui la libera docenza in patologia speciale chirurgica. Nel 1884, succedendo ad A. Ceci (cfr. voce in questo Dizionario), funominato professore straordinario di patologia e clinica chirurgica nella libera università di Camerino ove rimase per tre anni, acquisendo buona fama come didatta e come operatore. Nel 1887, vinto il relativo concorso, assunse la direzione della cattedra di patologia speciale chirurgica e clinica propedeutica dell'università di Parma: in questa nuova sede egli dedicò ogni sua energia all'insegnamento e all'organizzazione della clinica, creando un vero istituto dotato dei requisiti per svolgere la ricerca scientifica e di una annessa sezione di degenza per il ricovero e la cura operatoria dei pazienti. Nominato anche primario di una divisione chirurgica ospedaliera, il F. ebbe una vita professionale intensa e funoto come ottimo chirurgo generale. Fu preside di facoltà dal 1910 al 1913. Durante la guerra, con il grado di maggiore medico generale, organizzò i servizi sanitari di chirurgia di Parma, Piacenza e Reggio nell'Emilia.
Dopo aver lasciato il primariato ospedaliero di chirurgia, nel 1919 per designazione unanime della facoltà il F. fu nominato direttore della cattedra di clinica chirurgica dell'università di Parma. Conservò il titolo fino al 1929, quando concluse la carriera universitaria per limiti di età e fu posto in riposo come professore emerito: gli successe nella direzione della clinica R. Paolucci.
Valente clinico, dotato di un eccellente intuito diagnostico, il F. fuun brillante chirurgo. Orientato, grazie alla particolare specifica formazione, alla ricerca anche di carattere sperimentale, fuautore di una serie di pubblicazioni scientifiche, in verità non numerose, ma di notevole interesse.
In tutti i suoi lavori appare evidente la tendenza alla rassegna ampia e accurata della letteratura scientifica esistente sull'argomento in studio quale premessa generica alla ricerca intrapresa, e il deciso orientamento verso la verifica sperimentale. Si interessò di tutti i settori della clinica e della patologia chirurgica, con una evidente predilezione per quelli delle malattie degli organi addominali e ossee. Si ricorda anzitutto la descrizione di un intervento per ernia inguinale eseguito mediante chiusura dell'anello inguinale, pochi mesi prima che E. Bassini (cfr. voce in questo Dizionario) illustrasse il suo metodo per la cura radicale di tale varietà di ernia: Ernia inguinale omentale esterna non contenuta per ritenzione del testicolo nel canale inguinale; orchiotomia; erniotomia; guarigione radicale dell'ernia con chiusura dell'anello per mezzo di un pezzo di omento, in Boll. d. Soc. medico-chirurgica camerinese, II (1884), pp. 23-26. Ancora degni di menzione, e significativi per il costante interesse del F. nei riguardi della chirurgia gastrica, due lavori sulla gastroenterostomia, intervento a quei tempi poco più che in fase sperimentale: Contributo allo studio della patologia del ventricolo e della gastroenterostomia, in La Clinica chirurgica, X (1902), pp. 847-878; Il riflusso nella gastroenterostomia ad y del Roux, in Gazz. degli ospedali e delle cliniche, XXVI (1905), pp. 1261-1264. Si può senz'altro affermare che il F., che fino dal 1891 eseguiva con successo l'intervento di gastroenterostomia, fu uno dei primi chirurghi in Italia a operare lo stomaco.
Nel campo della patologia delle ossa, vanno menzionati i suoi studi sulla tubercolosi dell'anca (Coxite acetabulare con sequestri, e forma rara di acetabulo migrante; resezione della coscia, in Boll. d. Soc. medico-chirurgica camerinese, II[1884], pp. 26-30) e soprattutto quelli sugli innesti ossei, a carattere prevalentemente sperimentale e corredati da una ricca documentazione istologica (Esperimenti sugli innesti ossei, in Gazz. degli ospitali, VI[1885], pp. 459 ss.; Sugliinnesti ossei. Studio sperimentale., in Arch. di ortopedia, II[1885], pp. 481-500; III [1886], pp. 1-28), nonché il capitolo Malattie delle ossa nel Trattato italiano di chirurgia redatto da distinti professori e specialisti (II, 3, Milano 1915, pp. 164-346).
Tra le altre pubblicazioni del F. meritano ancora di essere ricordate le accurate descrizioni di alcuni casi clinici (Aneurisma arterioso-venoso traumatico e spontaneo; considerazioni anatomo-patologiche e mezzi terapeutici. Memoria, in LoSpallanzani, s. 2, XIV [1885], pp. 31-52; Forma non comune di cisti dell'echinococco, in Boll. d. Soc. eustachiana in Camerino, I[1885], pp. 43-50), alcuni contributi anatomici e istopatologici (Contributo allo studio delle localizzazioni cerebrali, ibid., pp. 25-28; Sulla cariocinesi nei tumori, in Gazz. degli ospitali, VI[1885], pp. 466 ss.) e soprattutto le ricerche di batteriologia riguardanti le caratteristiche morfologiche e il potere patogeno dei bacillo piocianeo, indagini basilari nel settore delle infezioni chirurgiche (Sulla morfologia e sull'azione patogena del bacillo piocianico, in IlMorgagni, XXX [1888], 1, pp. 324 ss.; Osservazioni ed esperienze sul bacillo piocianico, in L'Ateneo medico parmense, III[1889], pp. 98-115, con E. Corsini), e alcuni aspetti dei germi della putrefazione, studi condotti con osservazioni cliniche e anatomopatologiche e con ricerche sperimentali (Delle infezioni chirurgiche da protei, ibid ., IV[1890], pp. 20-35): a proposito di quest'ultimo lavoro è bene ricordare che l'argomento era all'epoca poco noto, così che gli studi del F. aprirono la strada alle successive ricerche che sarebbero poi fiorite rigogliose più tardi, nel campo della chirurgia di guerra, durante il primo conflitto mondiale.
Il F. fu anche un buon didatta e formò validi allievi: svolgeva le sue lezioni prevalentemente a carattere dimostrativo, al letto del paziente, favorendo al massimo grado la preparazione pratica degli allievi. Socio fondatore della Società italiana di chirurgia, membro promotore della lotta contro il cancro, nel 1927 presiedette a Parma il 35' congresso italiano di chirurgia. Nella stessa città nel 1887 aveva fondato, con L. Tenchini, il periodico L'Ateneo medico parmense, del quale fu segretario redattore.
Morì a Parma il 31 luglio 1936.
Fonti e Bibl.: Necrologi in Aurea Parma, XX (1936), p. 188; in IlPoliclinico, sez. pratica, XLIII (1936), p. 1474; in L'Ateneo parmense, s. 2, XXX (1937), pp. 359-363; in Arch. ital. di chirurgia, XLVI (1937), pp. 451-455; in Minerva medica, XXVIII (1937), 1, n. 4, parte varia, pp. 22-26; A. F., in Riv. di terapia moderna e di medicina pratica, serie A, XX (1927), 5, pp. 23 s.; G. Lusena, La Soc. italiana di chirurgia nei suoi primi 30 congressi (1883-1923). Un contributo italiano al progresso della chirurgia, Roma 1930, ad Indicem.