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BENSON, Ambrogio

di Goffredo Hoogewerff - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)
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BENSON, Ambrogio

Goffredo Hoogewerff

Non abbiamo documenti né sulla data di nascita né sugli inizi di questo pittore, che nel 1518 prese la cittadinanza di Bruges e qui si stabilì per tutta la vita. I documenti fiamminghi dell'epoca lo dicono "lombardo" e collaboratore, sino al 1518 di G. David. Accettando l'ipotesi che il David abbia lavorato a Genova fra il 15n e il 1515 (cfr. G. J. Hoogewerff, Pittori fiamminghi in Italia nel sec. XVI, in Commentari, XII [1961], pp. 176-181), non èescluso che, tornando a Bruges, egli abbia condotto con sé il giovane B. con un contratto di tre anni, com'era d'uso a quell'epoca. È certo che il B. si separò dal David nel 1518.

I rapporti tra i due pittori non dovettero essere buoni: prova ne è la querela che il B. sporse contro l'illustre maestro, accusandolo di aver trattenuto, al momento dei congedo, oltre ad altri oggetti, un gran numero di disegni e di schizzi suoi a copertura di debiti che il B. riconosceva di avere contratto ma pensava di pagare altrimenti. La complessa vicenda (cfr. Parmentier) fu regolata dal tribunale degli scabini, che condannò il David a restituire quanto apparteneva al B., non ammettendo che fosse possibile farsi giustizia da sé (sentenza ii febbr. 1519); il David però non volle sottostare al verdetto e il B. quindi lo fece incarcerare finché non ebbe soddisfazione (seconda sentenza 28 genn. 1520).

Il B. fu ammesso come maestro nella corporazione dei pittori di Bruges il 21 ag. 1519 e, come già la sua prima querela al David ha dimostrato, la sua posizione a Bruges era pienamente affermata. Il suo "studio" comprendeva ben tre piani di una casa signorile. Negli anni 1520-40 ebbe a più riprese incarichi onorari da parte della magistratura. Per il 1521-22 fu eletto secondo consigliere della corporazione della quale già da tempo era "vinder" Adr. Isenbrant, con il quale fu in ottimi rapporti. Per l'anno 1537-38 fu nominato decano della sua Arte e poi successivamente primo consigliere per il 1539-40 e tesoriere nel 1545-46. Fu sepolto nella chiesa di Notre-Dame a Bruges il 12 genn. 1550.

Il B., scoperto, si può dire, da G. Hulin, è stato confuso nel secolo scorso con altri pittori, fra cui Adr. Isenbrant. Karl Justi nel 1886 lo definì "il maestro di Segovia", perché nella cattedrale di quella città si trova il suo maestoso trittico con la Deposizione della Croce. Dal convento di Santa Cruz, nella stessa città, provengono sette pannelli dal 1838 conservati nella Galleria del Prado a Madrid. Dipinse inoltre, per committenti spagnoli, diverse altre opere, fra cui il piccolo trittico, ancora giovanile, siglato e molto caratteristico, ora nel Museo Reale di Bruxelles, con S. Antonio da Padova sul pannello centrale. L'influsso del David vi è palese.

Il fatto che in Spagna si trovino ancora parecchi quadri del B., e il fatto che dai documenti raccolti dal Parmentier risulti che egli dal novembre 1532 al maggio 1536 a Bruges non è menzionato, ha dato luogo alla supposizione che il B. negli anni suddetti si fosse recato nella penisola iberica per stringervi quelle fruttuose relazioni che negli anni seguenti continuò a coltivare da Bruges. Con l'Italia invece i rapporti rimasero piuttosto rari; in una Sacra Famiglia del 1527, ora nella raccolta Wildenstein a New York, il B. si accosta ad Andrea del Sarto, forse, attraverso il David. Più diretta invece è da considerarsi l'affinità con i maestri leonardeschi, anzitutto con Marco da Oggione, ed anche con Giampietrino e Cesare da Sesto (cfr. Marlier, pp. 78-81).

È chiaro che nello studio dei B. si lavorava molto per l'esportazione. Ciò spiega come proprio a Bruges nessuna opera si trovi conservata ab antiquo. La bellissima tavola con il Riposo della Madonna che allatta il Bambino (1530 circa) e la Madonna (datata 1533) sono state acquistate solo nel secolo XX dal Museo Civico di Bruges. Temi ricorrenti nel B. sono l'adorazione dei Magi e scene della Passione, specialmente la Pietà. Ancora nello stile del David è l'impressionante Deposizione dalla Croce del 1528 nel Museo di Liegi. Un gruppo speciale formano alcune tavole con Concerti e conviti galanti all'aperto: i costumi permettono di datare l'intero gruppo fra gli anni 1535 e 1550 (Basilea, Museo; Venezia, Museo Correr). Numerosi poi sono i quadri, spesso di piccolo formato, che rappresentano la Madonna col Bambino, S. Maria Maddalena, una Sibilla, oppure Lucrezia Romana che si trafigge col pugnale (Genova, racc. marchese Gentile). Apprezzati sono del B. anzitutto i ritratti, sempre a mezzo busto, eseguiti - i migliori - con squisita sensibilità. È vero che il B. nelle sue composizioni ha attinto alle opere di vari maestri, da Jan van Eyck a Jan van Hemessen, e ha saputo mettere a frutto tutto un secolo di attività pittorica altrui, ma nei ritratti si rivela la sua maestria in modo schietto ed innegabile. Del B. si conoscono più di 150 opere autentiche, e una cinquantina gliene sono attribuite.

Dal primo matrimonio del B., con Anna Ghyselin, erano nati due figli entrambi pittori. Guglielmo (nato verso il 1520 - morto a Middelburg 1574) e Giovanni (morto tra 1574 e il 1581). Guglielmo fu, senza dubbio, provetto collaboratore e seguace del padre; si conoscono di lui sei o sette opere sicure. Guglielmo ebbe un figlio, Ambrogio II (n. 1546-50 e morto giovane), al quale sono attribuite quattro opere (Marlier).

Fonti e Bibl.: Numerosi docum. che si riferiscono al B., in parte già utilizzati da G. Hulin de Loo, De l'identité de certains maitres anonymes. Extraìt du catalogue critique de l'Exposition de Bruges, Gand 1902, pp. 17-20, sono stati poi raccolti da R. A. Parmentier, Bescheiden omtrent Bruffsche Schilders van de 16e eeuw., II, A. B., in Handelingen van het Genootschap voor Geschiedenis Société d'Emulation te Brugge, LXXX, Bruges 1937, pp. 87-129(alla stessa opera, ma LXXXI, Bruges 1938, si rimanda per i figli: Guglielmo pp. 24-44, Giovanni pp. 186-196). Tutti questi documenti sono stati commentati da G. Marlier, nella sua ottima e copiosa monografia con catal. delle opere, illustrata con un centinaio di riproduzioni su 80 tavv.: A. B. et la peinture à Bruges au temps de Charles Quint, Damme 1957 (cfr. per Guglielmo, pp. 30, 35, 36, 37, 39, 268-278; per Giovanni, pp. 35, 36 s., 39, 273 s.; per Ambrogio II, pp. 274 s.).

Vedi inoltre: K. Justi, Altflandrische Bilder in Spanien und Portugal, in Zeitschrift für bild. Kunst, XXI (1886), pp. 139 s.; E. F. von Bodenhausen, G. David und seine Schule, München, 905, pp- 201-207 e passim;M. J. Friedländer, A. B. als Bildnismaler, in Jahrbuch der preussischen Kunstsamml., XXXI (1910), pp. 139-148;Id., Die Altniederländische Malerei, XI, Die Antwerpener Manieristen, A. Ysenbrant, Berlin 1933, pp- 102-107; XIV, Bruegel und Nachtädge, Leiden 1937, pp. 125 s.; E. H.Begemann, Einige Brugse Werken in Spanie uit de omgeving van G. David en A. B., in Oud Holland, LXVII (1952), pp. 237-241;U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III (1909), p. 351; Enc. Ital., VI, p. 653

Vedi anche
Prado Museo d'arte spagnolo, il maggiore del paese, situato a Madrid nell'edificio costruito da J. de Villanueva (1739-1811) nel 1785. Creato come Museo reale da Ferdinando VII (1784-1833) nel 1818, divenne Museo nazionale nel 1868 acquisendo (1872) anche i fondi del Museo de la Trinidad. Dopo la guerra civile ... Andrèa del Sarto Andrèa del Sarto (Andrea del Sarto d'Agnolo, detto del Sarto dal mestiere del padre). - Pittore (Firenze 1486 - ivi 1530), uno degli esponenti più eccelsi fra i protagonisti del pieno Rinascimento fiorentino. La sua arte risentì l'influsso di Piero di Cosimo, presso cui aveva svolto apprendistato, e ... Ambrògio da Milano Ambrògio da Milano (o da Urbino). - Nome con cui è noto lo scultore e architetto Ambrogio d'Antonio Barocci (nato a Milano nella seconda metà del sec. 15º, morto a Urbino). Robusto e insieme elegante scultore, Ambrogio da Milano raccoglie svariati elementi della tradizione toscana e di quella lombarda. ... arte fiamminga Denominazione che dovrebbe, a rigore, riferirsi soltanto all’attività degli artisti delle Fiandre, ma la preminenza sociale, politica e culturale di quella contea ha fatto sì che tale denominazione si sia estesa all’arte, e in particolare alla pittura, fiorita nel 15° e 16° sec. negli antichi Paesi ...
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