BEMBO, Ambrogio (Ambrosio, Ambroso)
Nacque a Venezia il 10 marzo 1652, da Francesco di Marco e da Caterina Corner, e s'arruolò giovanissimo nella marina militare (già nel marzo 1670 serviva a bordo della nave d'un comandante di squadra). Sentendosi ancora immaturo per la vita pubblica, il 17 ag. 1671 s'imbarcò a Venezia sulla "Confidenza", al seguito dello zio Marco, che era stato eletto console in Siria. Il 21 settembre arrivò a Tripoli, dopo aver sostato a Zante e a Cipro, e il 29 ottobre raggiunse Aleppo, dove si trattenne per oltre un anno, osservandovi le cose più notevoli. All'inizio del 1673, stanco dell'ozioso soggiorno in quel luogo, si unì al francescano portoghese Giovanni di Seabra della Trinità, il quale andava in India col titolo di custode della provincia di Goa. Visitò Congo - forse da identificarsi con la tolomaica Conga - il Moghul, Goa, San Tomè e, dopo circa un anno, prese la via del ritorno. Entrò in Persia nel giugno 1674 e vi rimase quattro mesi, fermandosi ad ammirare le rovine di Persepoli e di Naqsh-i Rustam. Ad Isfahan conobbe il viaggiatore francese Chardin e il disegnatore G.-J. Grelot: a questo si legò d'affettuosa amicizia e in sua compagnia traversò il Kurdistan e l'Arabia e raggiunse Aleppo. Il 30 genn. 1675, insieme con lo zio Marco, che aveva terminato la sua missione in Siria, e col Grelot, ripartì per Venezia, dove giunse il 15 aprile.
Le vicende di questo viaggio, dalla partenza fino al ritorno in patria, furono da lui narrate in forma quasi diaristica, sul modello dichiarato del Milione, sotto il titolo di Viaggio e giornale per parte dell'Asia di quattro anni incirca fatto da me Ambrosio Bembo nobile veneto. Il Morelli, al quale va il merito di averlo esumato, dà notizia di due manoscritti, uno col testo integrale ed annotazioni autografe, illustrato da cinquanta disegni a penna di città, palazzi, antichità, costumi, cerimonie, di mano del Grelot; l'altro probabilmente in compendio. Il primo apparteneva alla famiglia veneziana Gradenigo e doveva comprendere oltre 257 pagine; il Morelli ne pubblicò alcuni brani, che purtroppo si limitano a descrizioni di rovine persiane (in particolare dei monumenti del Kermanshah) e al racconto, vivacemente caratterizzato, dell'incontro con lo Chardin. Manca tutta la parte che si riferisce all'India, della quale sappiamo soltanto che informava succintamente delle credenze e pratiche religiose e dei prodotti naturali, e recava una lunga disgressione sul cristianesimo degli abitanti di San Tomè. Per questa si era valso di una relazione a Pedro Alvarez Cabral, e altrove aveva citato il Barros e il Della Valle, dal che si può arguire che nel racconto i ricordi personali abbiano spesso ceduto alla ricerca della completezza. Un manoscritto della raccolta Cicogna del Museo Correr - che potrebbe anche essere il secondo di quelli noti al Morelli, il quale non indica la sua provenienza - contiene invece soltanto estratti dall'itinerario indiano. L'India vi è rappresentata come un mondo favoloso, strano, con tutti gli allettamenti, le aberrazioni, le inversioni tradizionali dell'esotismo europeo. Questo può spiegare la scarsa fortuna del Viaggio, che nQn fu mai edito, mentre la fama del B. restò raccomandata alla sua passione per l'archeologia, come testimonia un sonetto dedicatogli da Bartolomeo Dotti ("Non ritrovando inscrizione alcuna fra le rovine dell'antica Grecia" ).
In patria il B. riprese la carriera marinara. Il 4 luglio 1680 venne eletto governatore di nave e l'8 luglio 1684 governatore straordinario di navi. Con queste funzioni partì da Venezia il 3 agosto, sulla "Rosendal" al comando di un convoglio diretto a Corfù, e ne scortò poi un altro fino a Durazzo. Il 10 dicembre dello stesso anno mosse con quattro navi da Lesina verso Cattaro per un'azione dimostrativa in appoggio al provveditore generale Valier, ma le burrasche lo costrinsero a rinunciare all'impresa, tenendolo per quasi un mese al largo delle Bocche. Alla fine del febbraio 1685 trasportò truppe a Cattaro e ricevette subito dopo l'ordine di rientrare a Venezia. Il 9 maggio riprese il mare con un convoglio di ventidue navi, arrivò a Corfù il 15 e ne ripartì il 31, diretto a Dragomesto, presso Valona, con le truppe di Massimiliano Guglielmo di Brunswick e centomila zecchini destinati all'armata operante agli ordini del Morosini. L'anno seguente fu mandato a Corfù come provveditore e capitanio, ma non vi trovò un ambiente favorevole, ché il 13 apr. 1687 fu costretto a difendersi da alcune gravi accuse di usurpazione di poteri, di violenza e di concussione, che gli erano state mosse dai capi di quella comunità. Il 27 luglio 1697 fu eletto provveditore all'Armar e il 15 sett. 1703 provveditore all'Arsenale; la morte lo colse il 4 giugno 1705. Fu sepolto a S. Salvador.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Libro d'oro - Nascite, X, 44 v; Ibid., Segretario alle Voci - Senato, regg. 19-21; Ibid., M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, I, p. 331; Ibid., G. A. Capellari Vivaro, Fam. venete, I; Ibid. Dispacci al Senato dei console ad Aleppo, f. 6; Ibid., Provveditori da Terra e da Mar, ff. 522 e 1385 (con 12 dispacci del B.); Ibid., Provv. alla Sanità - Necrologi, reg. 205; Venezia, Civico Museo Correr, Manoscritti Proven. Diverse, C 1058 (126); 681 e/IV; Ibid., Codici Cicogna, 872, c. 435 (Rime di B. Dotti); 3177 (36); 3181 (Notizie levate dall'itinerario del n. h. ser A. Bembo…); G.-J. Grelot, Relation d'un voyage de Constantinople, Paris 1680, p. 13; M. Foscarini, Historia della Republica veneta, Venezia 1696, p. 217; I. Graziano, Francisci Mauroceni Peloponnesiaci... Gesta, Padova 1698, p. 245; A. Locatelli, Historia della Veneta Guerra in Levante contro l'Impero Ottomano, Colonia 1705, I, p. 112; I. Morelli, Dissert. intorno ad alcuni viaggiatori eruditi venez., Venezia 1803, pp. 50-79; P. Zurla, Di Marco Polo e degli altri viaggiatori venez. più illustri, Venezia 1818, II, pp. 291 s.; I. Morelli, Operette, Venezia 1820, II, pp. 85-123; P. Amat di San Filippo, Studi biografici e bibliografici sulla storia della geografia in Italia, Roma 1882, I. p. 445; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma 1927, p. 245.