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BAROCCI, Ambrogio

di Anna Maria Matteucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BAROCCI, Ambrogio

Anna Maria Matteucci

Nacque a Milano da Antonio; detto Ambrogio da Milano o Ambrogio da Urbino, a seconda si consideri la città della sua nascita o la patria adottiva, fu architetto e soprattutto decoratore (sec. XV-XVI).

Quasi certamente non è da identificare con l'Ambrogio di Antonio, costruttore di cornamuse, ricordato da G. Filangieri (Documenti per la storia... delle prov. napoletane, V, Napoli 1891, p. 15). Nulla sappiamo della sua attività in Lombardia; attorno al 1470 si recò a Venezia ed eseguì la decorazione nelle fasce ornamentali della facciata della chiesa di S. Michele in Isola e nei capitelli e architravi delle finestre della chiesa di S. Giobbe.

La stretta vicinanza stilistica della decorazione della balaustra della chiesa di S. Maria dei Miracoli con le candelabre dello scalone principale del palazzo ducale di Urbino, lavoro del B. e della sua bottega, ha fatto sì che alcuni studiosi (Venturi) abbiano attribuito pure quest'opera al Barocci. Tuttavia, secondo il Salmi e il Rotondi, sembra che la decorazione di S. Maria dei Miracoli debba spettare a un altro artista fortemente influenzato dal B. e che detto lavoro sia stato eseguito non, come voleva il Venturi, prima dell'Attività urbinate del B., bensì dopo, probabilmente secondo disegni provenienti da Urbino.

Sempre a Venezia, più tardi, nel 1507, il B. presiedette alla decorazione della chiesa di S. Salvatore, decorazione che venne eseguita su disegno di Pietro e Tullio Lombardo.

Attorno al 1472 è da porre l'Arrivo del B. alla corte di Urbino. Qui, a capo di una validissima schiera di artisti e scalpellini lombardi, egli eseguì numerosissime decorazioni per camini e portali del palazzo ducale, in parte seguendo i disegni del Laurana e di Francesco di Giorgio Martini. Nel palazzo ducale, oltre ai numerosissimi fregi eseguiti con suprema grazia ed eleganza e raffiguranti ora gli ordini ed emblemi cavallereschi di Federico da Montefeltro (da questo ottenuti dopo il 1474), ora putti, fiori, foglie e uccelli, si trova la serie di lastre con "macchine da guerra", murate dal cardinale Stoppani nel 1756 nelle logge superiori del cortile, opera quasi certamente del Barocci. Le settantadue tavole in pietra dovevano originariamente ornare i sedili della facciata. del palazzo e il loro disegno probabilmente doveva essere stato fornito dallo stesso Francesco di Giorgio.

Al B. spetta pure il fregio interno della cappella del Perdono del palazzo ducale, lavoro che per la sua estrema leggerezza, l'Abbondanza dei motivi decorativi, e la fluidità dei passaggi è indubbiamente da considerare fra i raggiungimenti più validi e importanti dell'Artìsta. Il camino della stanza della duchessa, tra i tanti decorati dalle addestratissime maestranze agli ordini del B., è forse l'impresa più alta, dove quindi maggiormente deve essere intervenuto l'Artista.

Sebbene non tutti i critici siano concordi, molto probabilmente è da identificare con il B. quell'Ambrogio da Milano che firmò nel 1475 il monumento sepolcrale del vescovo Lorenzo Roverella nella chiesa di S. Giorgio di Ferrara, opera eseguita in collaborazione con Antonio Rossellino al quale dovrebbero spettare il volto del giacente e tutte le figure, eccetto il S. Giorgio che sembra appunto del B. insieme con le parti architettoniche e decorative dei monumento. Sempre a Ferrara, nel 1473, era attivo nella loggia del duomo un Ambrogio da Milano, probabilmente da identificare con il nostro artista.

Dal 1481 al 1484 il B. presiedette alla costruzione del campanile della chiesa di S. Maria della Quercia a Viterbo e nel 1487 giudicava a Perugia i lavori di un certo Benedetto Buglioni per il nuovo altare del duomo.

Nel 1491, con maestro Pippo da Firenze, egli presentò il disegno dell'elegantissimo portico esterno del duomo di Spoleto. Sempre assieme a questo artista, nel 1499, terminò per lo stesso duomo la tomba del conte Orsini, dalla semplice e pur preziosissima decorazione.

Nel 1516-17 il B. era a Todi dove lavorava come architetto e scultore nella chiesa di S. Maria della Consolazione, insieme con Francesco de Vita, anche lui lombardo, ai magnifici capitelli che decorano le lesene della facciata.

Se numerosi furono i viaggi e le commissioni avute fuori d'urbino, la sede stabile del B. rimase in questa città dove i documenti lo ricordano di frequente dal 4 maggio 1479, anno in cui viene citato nel catasto ducale come possessore di beni. Nel 1494 il B. insieme con Evangelista di Piandimeleto fu testimone del testamento di Giovanni Santi. Prima del 1500 venne creato nobile e diventò primo priore, carica che gli venne confermata nel 1501. I molti documenti relativi alla vita pubblica del B., alle cariche ricoperte e ai numerosi acquisti di beni fatti a Urbino, ci attestano la fortuna e il grande prestigio ottenuto in breve tempo da questo scultore, i cui alti raggiungimenti artistici nel palazzo ducale appaiono una felice sintesi tra fantasia lombarda, pittoricismo veneto e l'Aggiornatissima cultura urbinate.

Nel 1504 il nome del B. si trova per l'ultima volta nell'elenco dei priori. In Urbino ebbe numerosi discendenti: suo figlio Marcantonio, giurista, fu padre di Ambrogio, orologiaio e incisore di gemme, padre a sua volta di Federico.

Bibl.: F. Sansovino, Venezia città nobilissima et singolare, Venezia 1604, p. 175; G. Moschini, Guida per la città di Venezia, II, Venezia 1815, p. 404, n. 1; L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara..., I, Ferrara 1864, p. 95; C. Pinzi,  Memorie e documenti inediti sulla basilica di S. Maria della Quercia in Viterbo, in Arch. stor. dell'Arte, III (1890), p. 305; P. Paoletti, L'Architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, II, Venezia 1893, pp. 124, 165, 171, 210, 242, 243, 256; A. Alippi, Notizie e ricerche sull'Antica chiesa di S. Francesco in Urbino, in Nuova riv. misena, VII (1894), p. 101; A. Venturi, Storia dell'Arte italiana, VI, Milano 1908, p. 620; P. Toesca, Sculture fiorentine del Quattrocento, in Bollett. d'Arte, s. 2 (1921-22), p. 156; M. Salmi, Piero della Francesca e il Pal. ducale di Urbino, Firenze 1945, p. 70; P. Rotondi, Il Palazzo ducale di Urbino, Urbino 1950-51, pp. 273, 280, 284-87, 322, 325, 326, 329, 359, 360, 366, 367, 440, 453; F. Mazzini, Guida di Urbino, Vicenza 1962, v. Indice; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, I, pp. 392 s. (sub voce Ambrogio da Milano, con ulter. bibl.).

Vedi anche
Baròcci, Federico, detto il Fiori Baròcci (o Baròccio), Federico, detto il Fiori. - Pittore (Urbino prob. 1535 - ivi 1612), pronipote di Ambrogio da Milano (v.), studiò a Urbino con B. Franco, a Pesaro con B. Genga, suo zio, e a Roma con T. Zuccari. Ivi dipinse, con altri, alcuni affreschi (1561-1563) nel casino di Pio IV. Ammalatosi ... Urbino Comune delle Marche (228,1 km2 con 15.459 ab. nel 2008, detti Urbinati), capoluogo, insieme a Pesaro, della prov. di Pesaro e Urbino (➔ Pesaro). La cittadina è situata a 485 m s.l.m. sopra un colle alla sinistra della media valle del fiume Metauro, è centro agricolo, commerciale, industriale (poligrafica, ... Raffaèllo Sanzio Raffaèllo Sanzio (propr. R. Santi). - Pittore e architetto (Urbino 1483 - Roma 1520). Figlio di Giovanni Santi Raffaello Sanzio poté ricevere dal padre, morto nel 1494, solo un primo indirizzo alla pittura. Grande importanza ebbero invece per la sua formazione artistica le suggestioni artistico-letterarie ... scultura Arte e tecnica dello scolpire, cioè di raffigurare il mondo esterno, o meglio di esprimere l’intuizione artistica per mezzo di materiale opportunamente modellato; con valore concreto, l’opera stessa. Nella denominazione di scultura si comprende ogni opera plastica (statue, gruppi, rilievi), sia essa ...
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Vocabolario
baròcco²
barocco2 baròcco2 s. m. e agg. [prob. incrocio del fr. baroque (dal port. barroco «perla scaramazza») e di baroco, nome scolastico d’un tipo di sillogismo] (pl. m. -chi). – 1. a. Termine che, usato dapprima (fin dal sec. 16°) per significare...
barocchismo
barocchismo s. m. [der. di barocco2]. – Tendenza al barocco, gusto del barocco, come precorrimento (per es., il b. di Ovidio) o come ripresa (per es., il b. di D’Annunzio) di ciò che fu caratteristico dell’arte e della letteratura barocca...
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