SCIESA, Amatore (noto come Antonio per uno sbaglio nella sentenza austriaca)
Nacque a Milano nel 1814. Operaio tappezziere, apparteneva a quella schiera di operai che, tornata in Lombardia la dominazione austriaca, mal celavano il loro odio contro lo straniero. Probabilmente lo S. frequentava quel caffè di Via del Crocifisso, dove convenivano patrioti d'ogni ceto, tra i quali Giambattista Carta, modenese, capo del Comitato dell'Olona, manipolatore di accesi proclami stampati e distribuiti clandestinamente. È pure probabile che allo S. fossero consegnate, la sera del 30 luglio 1851, in quel ritrovo, alcune copie d'uno di quei proclami, con l'incarico di affiggerli per dove passava, ritirandosi a casa a tarda sera. Arrestato all'angolo della Via Spadari e perquisito, gli furono trovate sotto il panciotto copie di proclami. Lo S., sia al momento dell'arresto, sia nei successivi interrogatorî, si mantenne negativo con eroica fermezza, ma ormai la polizia era in possesso di quanto bastava per soddisfare l'ira del Radetzky, il quale ordinò che si desse un esempio. Condannato a morte con la forca, venne invece fucilato, "per mancanza di giustiziere", il 2 agosto 1851. Secondo la tradizione immediatamente diffusa nel popolo, lo S., mentre veniva condotto al circondario di polizia, fatto passare sotto le finestre di casa sua, per indurlo col pensiero della famiglia a rivelazioni, avrebbe pronunciato la frase "Tiremm innanz". Certo è che lo S., alle insistenze e alle contestazioni della polizia, rispondeva: "Mi soo nagott!", "Podi minga parlà e parli no!", "Quell che è faa, è faa!".
A. Luzio, I processi politici di Milano e Mantova: 1851-53, Milano 1919; L. Pollini, A. S. eroe popolano, ivi 1932.