AMASTRI ("Αμαστρις, Amastris, già Sesamos, più tardi 'Αμάστριογ, Amastrĭon, oggi Āmāṣrah)
Estrema città orientale della Paflagonia, sul Mar Nero, inclusa poi nella Bitinia, confinante ad ovest. Fu chiamata Amastri da Dionigi, tiranno di Eraclea Pontica (morto nel 305 a. C.), in onore della sua donna; o, secondo un'altra versione (v. la voce seguente), fondata circa il 300 a. C. dalla stessa Amastris, vedova di Dionisio, poi sposa di Lisimaco con immissione delle popolazioni confinanti. Fu presto occupata dai dinasti del Ponto, e saccheggiata da Lucio Licinio Lucullo durante la guerra mitridatica. Inclusa da Pompeo, nel 64 a. C., nella Bitinia romana, fu metropoli delle dieci città greche della provincia di Bitinia. Plinio il Giovane la chiama città elegans et ornata (Ep., X, 99). Le monete greche della città vanno dalla sua fondazione circa, fino al sec. II d. C. Specialmente interessante il tipo monetario più antico, impresso con testa giovanile in berretto frigio (forse Mitra) e con divinità nicefora seduta (forse Zeus Strategos). Materiale archeologico vario, proveniente da Amastri (statue, iscrizioni), si conserva nel museo di Costantinopoli.
Bibl.: Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumsw., I, col. 1749; E. De Ruggiero, Dizion. epigr. di antichità rom., s. v. Amastris; B. Head, hist. numm., 2ª ed., Oxford 1911, pp. 502 e 505; Corpus inscr. latin., III, p. 58, 2303; Arch. Jahrb., XIII (1898), p. 58 segg. (statue da A.); V. Tscherikower, Hellenist. Städtegründungen, Lipsia 1927, p. 44; W. F. Ainsworth, Travels and researches in Asia Minor, I, Londra 1942, p. 56 segg.; K. Lehmann-Hartleben, Antike Hafenanlagen, Lipsia 1923, p. 101 segg.