AMASIA (Āmāsiyah; A. T. 88-89)
Città dell'Asia Minore, capoluogo di vilāyet, posta sull'orlo interno della zona boscosa costiera, nella profonda valle dell'Yeshil Īrmaq (420 m. s. m.). La città è divisa in due parti dal corso del fiume, ma si estende specialmente sulla riva destra, poiché a sinistra la montagna, scoscesa e brulla, scende quasi a picco sul fiume. Essa è protetta dai venti del nord, dalle alte montagne del gruppo Āq Ḍāgh (m. 2120), onde il suo clima è mitissimo nell'inverno e piuttosto caldo nell'estate. La popolazione è di circa 35 mila abitanti.
La regione è assai coltivata, producendo, solo di grano, circa 1 milione di ettolitri. Esporta anche orzo, riso, bamie, vino (specialmente della plaga di Merzīfūn), rachi. Assai apprezzate sono le frutta: noci, pere, prugne, albicocche; importanti anche la coltivazione del papavero (Gűmush-Hagi-Keni) e la bachicoltura, che alimenta un'esportazione media annua di circa 15 mila kg. di bozzoli, spediti in gran parte a Marsiglia per la via di Ṣāmsūn. Assai sviluppata è l'industria tessile, con la produzione casalinga di speciali stoffe (la manussa) assai apprezzate sul mercato, perché molto resistenti (un migliaio di telai ad Amasia, 1500 a Merzīfūn). La città è sulla strada commerciale carovaniera Ṣāmsūn (sulle coste) -Sīwās-Malāṭiyah, a tre giorni di cammino da Ṣāmsūn.
Nell'antichità, Amasia ('Αμάσεια, Amasia) fu forte città continentale situata sul fiume Iris, sboccante nel Ponto Eussino. Capitale del Ponto (πρώτη τοῦ Πόντου) in età preromana e romana, e luogo di sepoltura dei suoi re, fu conquistata da L. Licinio Lucullo (Pontico) nel 70 a. C. Vi nacquero Mitridate VI il Grande (120-63 a. C.) e il geografo Strabone. Ebbe un periodo di rifioritura con l'Impero d'Oriente, sotto Giustiniano, che vi ordinò dei restauri. Possedette un tempio di Zeus Stratios e presenta tuttora avanzi monumentali diversi (cittadella, tombe rupestri, cisterne). Si conoscono monete greche di Amasia per il sec. II-I a. C. e per il periodo da Domiziano fino ad Alessandro Severo. Un'altra città omonima in Germania è ricordata da Tolomeo (II, 11, 28).
La prima signoria musulmana che vi si stabilì sicuramente fu quella della dinastia turcomanna ad-Dānishmendiyyah, così chiamata da Aḥmad ad-Dānishmendī at-Turkomānī, già signore di Malāṭiyah e di Sīwās, il quale conquistò Amasia nel 1075. Verso il 1143 il sultano selgiuchide Mas‛ūd occupò tutto il territorio dei Dānishmendiyyah, compresa Amasia, la quale al declinare del dominio selgiuchide, circa il 1245, fu a tratti governata da principi turchi indipendenti fin che nel 1397 se ne impossessarono i Turchi ottomani. Assediata invano da Tamerlano, che ne devastò i dintorni, Amasia, data la sua posizione orientale, fu spesso oggetto delle spedizioni e delle invasioni degli scià persiani; nel 1472 fu difesa dal principe Muṣṭafà, figlio di Meḥmed II, contro Ūzūn Ḥasan di Persia. Ad Amasia nacquero Murād II e Selīm, che fu il primo sultano di quel nome; i sultani ottomani vi soggiornarono a lungo e vi ebbero un grande Serāy (palazzo); Solimano I vi ricevette un'ambasciata di Ferdinando, duca d'Austria, fratello di Carlo V e aspirante al trono ungherese.
Anche Amasia, come tante città dell'Anatolia, è famosa per la munita fortezza interna o cittadella (ič qal‛ah), che si vuole costruita da Mitridate, presa e rovinata da Pompeo e nuovamente riedificata in seguito. I Selgiuchidi vi costruirono una moschea (iniziata verso il 1237), nota ora col nome di giāmi‛-i enderūn. Altre moschee notevoli sono quella di Bāyazīd pascià, dell'anno 817 (1414-1415), opera dell'architetto Shems ad-Dīn Aḥmed Shāmī, la Burma Manāreh Giāmi‛-i, edificata nel 690 (1921) dal principe selgiuchide Naǵm ad-Dīn Farkh, la moschea del sultano Bāyazīd II, elevata tra l'886 e l'891 (1481-1486) con bel giardino.
Già capoluogo di sangiaq nel vilāyet di Sīwās, è dal 1924 sede dell'omonimo vilāyet. Tra gli abitanti, si contavano verso il 1890, 13.500 Musulmani sunniti, 6500 Musulmani sciiti e 10.000 Armeni. Sorge a 405 m. s. m., in una valle alta, irrigata da un affluente del fiume Yeshil Īrmaq. I suoi giardini sono celebrati per la bontà delle frutta e delle verdure, e il territorio circostante è fertile e ricco di minerali. Secondo il censimento ufficiale turco del 1927 la popolazione del vilāyet è di 111.145 abitanti.
Bibl.: Th. Reinach, Mithridate Eupator, Parigi 1890, p. 290 segg.; F. e C. Cumont, Studia Pontica, II, Bruxelles 1906, 149 segg.; Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 1743; E. De Ruggiero, Dizion. epigr. di antichità romane, s. v. Amasia; V. B. Head, Hist. num., 2ª ed., Oxford 1911, pagine 496, 498 segg.; Corp. inscr. gr., n. 4168 segg.; Ch. Michel, Recueil d'inscriptions gr., 1228; Corp. inscr. lat., III, pp. 1234 e 2227. Per la parte musulmana: Ch. Texier, Asie Mineure, Parigi 1862, pp. 603-605; Cuinet, La Turquie d'Asie, I, p. 738 segg.; Ḥusein Ḥusām ad-Dīn, Āmāsiyah Ta' rīkhī (Storia d'Amasia), Costantinopoli 1328-29 ēg. (= 1912-13), voll. 2.