NEGRETTI, Amalia Giovanna Maria
NEGRETTI, Amalia Giovanna Maria (Liala). – Di ascendenza nobile (la nonna paterna era un’Odescalchi), nacque a Carate Lario (poi Carate Urio, in provincia di Como) il 31 marzo 1897, da Tomaso, farmacista, e da Petronilla Picci.
Orfana di padre dall’età di due anni, trascorse la giovinezza tra Como e Carate. Dopo aver frequentato il liceo Alessandro Volta di Como, si iscrisse alla facoltà di farmacia, senza conseguire la laurea, poiché nel 1919 sposò il marchese Pompeo Cambiasi (1880-1965), tenente di vascello della R. Marina, trasferendosi con lui a Moneglia, nelle Cinque Terre. Iniziò a scrivere per caso, poco dopo il matrimonio, accogliendo l’invito del quotidiano genovese Il Caffaro a raccontare un incidente tra locomotive alla stazione di Moneglia di cui era stata testimone. La direttrice del giornale, Willy Dias, a sua volta autrice di romanzi per giovinette, colpita dallo spirito dell’articolo, la incoraggiò a scrivere racconti per il giornale.
Poco dopo la nascita della figlia Primavera, nel 1924, il matrimonio entrò in crisi e Negretti lasciò il marito per una relazione con il nobile pilota di idrovolanti Vittorio Centurione Scotto, che tuttavia il 21 settembre 1926 morì, precipitando con il suo velivolo nel lago di Varese durante le prove per la coppa Schneider, una prestigiosa competizione per idrovolanti. Si riavvicinò allora a Cambiasi e, nel 1929, ebbe la seconda figlia, Serenella. Tuttavia l’unione non durò a lungo e nel 1930 ci fu la separazione definitiva. Fino al 1949 ebbe una relazione stabile con l’ufficiale pilota della R. Aeronautica Pietro Sordi, per sposare il quale fece ripetuti e vani tentativi di ottenere dalla Sacra Rota l’annullamento del matrimonio. Nel 1932 Sordi si vide costretto a lasciare l’Aeronautica perché convivente con una donna separata.
Roberto Cappuccio, nella biografia di Sordi (L’aviatore dagli occhi d’oro, Pisa 1998), la cui pubblicazione le figlie di Liala cercarono di impedire, ricostruisce la storia della relazione tra i due, sostenendo che il pilota sarebbe stato l’unico grande amore della scrittrice e l’effettivo ispiratore dei suoi romanzi aviatori. Tale versione contrasta con quella divulgata ufficialmente dagli scritti autobiografici di Liala usciti negli anni Cinquanta, in cui la figura di Sordi non compare e l’unico compianto amore è Scotto.
Poco prima dell’incidente di Scotto, Negretti si era aggiudicata un concorso letterario indetto dal Secolo XIX con la novella Il diavolo in idrovolante, ma il successo arrivò qualche anno più tardi, nel 1931, quando pubblicò con Mondadori il romanzo Signorsì (Milano-Verona), storia d’amore nel mondo dell’aeronautica, che andò esaurito in pochi giorni. Prima dell’uscita del libro, il 13 febbraio, l’editore aveva presentato la scrittrice a Gabriele d’Annunzio, che, definendola «compagna di volo e d’insolenze» per la sua passione per l’aviazione e le risposte pronte, coniò il nome con cui sarebbe diventata famosa, dicendole: «Ti chiamerò Liala perché ci sia sempre un’ala nel tuo nome».
Dopo Signorsì, scrisse racconti e romanzi a puntate per varie riviste femminili di Mondadori e Del Duca. Dal 1940, dopo la morte in un incidente aereo di Mura (pseud. di Maria Volpi Nannipieri), affermata scrittrice di romanzi sentimentali, che aveva probabilmente ostacolato l’interesse di Rizzoli e di Sonzogno per la possibile rivale, iniziò a scrivere sui periodici Rizzoli: Novella, Annabella e Cineillustrato. Inoltre, tra il 1946 e il 1954, diresse il settimanale di novelle, posta del cuore e moda Confidenze di Liala edito da Mondadori.
Divenne un idolo per le sue lettrici, un modello di comportamento, un’amica creatrice di sogni capace di offrire consigli di ogni natura. Talora il giudizio del suo pubblico influì sulla stessa scrittura dei romanzi, come nel caso di Dormire e non sognare (Milano-Roma 1944): dopo aver fatto morire la protagonista Lalla, le proteste delle lettrici la convinsero a trovare uno stratagemma per farla rivivere nei due romanzi successivi (i tre romanzi divennero la Trilogia di Lalla Acquaviva, portata sul piccolo schermo nel 1984 da Duccio Tessari nello sceneggiato Nata d’amore). Era così popolare che che alcune madri battezzarono le figlie col suo nome; se lo veniva a sapere, mandava in dono alle bambine una medaglietta d’oro con inciso «da Liala a Liala».
La corrispondenza con le lettrici contribuì notevolmente alla promozione del suo personaggio pubblico – di cui racconta la storia nella raccolta di conversazioni e ricordi Voci dal mio passato (Milano 1949), nel romanzo autobiografico Ombre di fiori sul mio cammino (ibid. 1950, ma forse composto nel 1926) e nel libro di memorie Diario vagabondo (ibid. 1977) – e costituì, inoltre, una formidabile operazione di marketing che le garantì un successo continuato, trasmesso di madre in figlia, per tre generazioni di donne italiane. Scrisse ininterrottamente per più di 50 anni e pubblicò più di 80 romanzi rosa, mantenendo una generale uniformità negli ideali rappresentati e nelle caratteristiche dei personaggi.
I romanzi descrivono un mondo patinato e aristocratico, in cui si muovono aitanti piloti di nobili origini e donne affascinanti, eleganti, educate, non necessariamente di grande intelligenza, ma dotate di un certo spirito di iniziativa, che portano nomi bizzarri, scovati, sembra, sui giornali di ippica, negli elenchi delle cavalle da corsa. La politica e la storia appaiono superficialmente, sullo sfondo, lasciando spazio alle relazioni umane e ai sentimenti. Con il passare del tempo, tuttavia, le tematiche denotano alcuni cambiamenti: a partire dagli anni Cinquanta il mondo dell’aeronautica fu gradualmente abbandonato, lasciando spazio a contesti diversi (a causa, secondo Cappuccio, della fine della relazione con Sordi). Negli anni Sessanta Liala raggiunse la sua massima popolarità, producendo sogni per le generazioni del boom e offrendo alle più giovani una vera e propria educazione sentimentale; poiché toccava temi considerati tabù, la Chiesa giudicò i suoi romanzi immorali e disdicevoli per le adolescenti. Negli anni Settanta affrontò temi più scottanti e affini alla contemporaneità, ma sempre estranei alla storia e alla politica. Le sue eroine assunsero sempre di più un ruolo subordinato come in Goodbye Sirena (Milano 1991), o in Con Beryl perdutamente (postumo: ibid. 2007, ma iniziato nel 1976), che racconta l’amore travagliato finito tragicamente di una giovane italiana e di un aviatore nero.
La critica letteraria ha sempre snobbato le opere di Liala, considerandole romanzetti di basso livello, ma negli ultimi anni si è assistito a un aumento d’interesse di natura sociologica per il genere rosa e quindi anche per lei. Sebbene la critica femminista abbia sottolineato come le donne dei suoi romanzi siano subordinate agli uomini, le figure femminili descritte sono spesso ribelli e indipendenti, vengono affrontati temi inerenti la sessualità e si parla di divorzio in anni in cui non era legale in Italia. Tuttavia, la morale trasmessa non è particolarmente trasgressiva, dal momento che il fine ultimo rimane la famiglia, le donne sono fondamentalmente alla ricerca della protezione di un uomo e i personaggi che si allontanano dal sistema di valori prestabilito sono spesso puniti. Senza intaccare l’ordine costituito, comunque, questi romanzi offrivano alle lettrici la possibilità della trasgressione e istruivano le più giovani sulle relazioni tra uomini e donne. Emblematiche a questo proposito risultano le parole di Tarsilla, domestica di Liala: «Liala mi regala i sogni che non potrò mai realizzare. Me li offre, mi fa scordare le mani rosse di detersivo».
Sebbene i suoi romanzi fossero stati definiti stupidi, mistificanti e mal scritti, o oppio delle donne sottosviluppate e delle manicure senza orizzonti, Liala non si curò delle critiche procedendo per la sua strada, conscia della sua influenza e del suo successo, adeguandosi alle richieste delle lettrici e attribuendosi un ruolo didascalico, poiché nei suoi romanzi insegnava le buone maniere. Oggi i suoi scritti appaiono datati e, a tratti, quasi comici, ma riscuotono ancora successo, sorprendentemente anche tra le giovani, come dimostrano le tirature e i gruppi di ammiratrici presenti nei più noti social networks.
Di orientamento conservatore e filomonarchico, il 4 marzo 1977 ricevette la croce di Dama dell’ordine della Corona d’Italia da Umberto II, ultimo re d’Italia in esilio, con cui sin dal 1946 aveva mantenuto una corrispondenza.
Dal 1958 si ritirò nella villa La Cucciola, nei pressi di Varese, dove, aiutata dalla figlia, visse una vita riservata, concedendo a volte interviste e ricevendo lettere dalle lettrici. Il suo ultimo romanzo pubblicato in vita, Frantumi di arcobaleno, uscì nel 1985 (ibid.), quando smise di scrivere per una malattia agli occhi. Nel 1991 rilasciò un’intervista ad Aldo Busi, da cui lo scrittore trasse ispirazione per il libro L’amore è una budella gentile. Flirt con Liala (Milano 1994).
Morì a Varese il 15 aprile 1995 e fu sepolta nel piccolo cimitero di Velate.
Dopo la sua morte, la figlia Primavera ha mantenuto viva la sua memoria promuovendo pubblicazioni ed eventi pubblici. Ha inoltre concesso alla scrittrice e giornalista romana Mariù Safier di concludere e pubblicare gli incompiuti Con Beryl perdutamente e Un ballerino in Paradiso, seguendo alla lettera la trama già stabilita dall’autrice. Nel 1998 le è stata intitolata una piazzetta a Varese.
Opere (non citate nel testo: ove non specificato il luogo di edizione si sottintende Milano). Non è facile datare con precisione le prime edizioni dei romanzi di Liala, poiché molti sono stati pubblicati per la prima volta su riviste, per poi essere ristampati in volume. Inoltre le notizie del copyright presenti nei volumi ristampati da Sonzogno, che dagli anni Ottanta stampa l’opera omnia di Liala, sono imprecise. Romanzi: Peregrino del ciel, 1934; Settecorna, 1934; L’ora placida, 1936; Fiaccanuvole, 1937; Buona fortuna: storia di un cavallo, di un cane e di un amore, 1938; Brigata di ali, 1944; Farandola di cuori, 1941; L’arco nel cielo, 1941; La casa delle lodole, 1941; Sotto le stelle, 1941; Donna Delizia, 1944; I gelsomini del plenilunio, Bologna 1944; Il pianoro delle ginestre, 1944; Una rosa lungo il fiume, 1944; Il tempo dell’aurora, 1944; Lalla che torna, 1945; Melodia dell’antico amore, Bologna 1945; Tempesta sul lago, 1945; Il velo sulla fronte, 1946; Mavì mia vita, 1947; Bisbigli nel piccolo mondo, Bologna 1948; L’ingannevole sogno, 1948; Trasparenze di pizzi antichi, 1948; Come i baci su l’acqua, 1949; Riverberi lontani, 1949; Un cuore sulla vela, 1949; La passeggera nel vento, 1950; Amata, 1951; Una carezza e le strade del mondo, 1951; Soliloquio a mezzavoce, 1951; Il peccato di Guenda, 1952; La più cara sei tu, 1952; Quel divino autunno, 1952; Una notte a Castelguelfo, Bologna 1952; Vecchio smoking, 1952; La meravigliosa infedele, 1953; ... Le parole d’amor che non ti dissi, Bologna 1953; Per quale via, Glori?, 1953; Per ritrovare quel bacio, 1954; Il profumo dell’assente, 1964; Il vento inclina le fiammelle, 1954; Le briglie d’oro, Bologna 1955; Le creature dell’alba, 1955; Passione lontana, 1955; Un altare per il mio sogno, 1956; Sottovoce o mia Niny, 1957; Una lacrima nel pugno, 1957; L’azzurro nella vetrata, 1958; Chiamami con un altro nome, 1958; Fra le tue braccia e sul mio cuore, 1959; Il sole se tramonta può tornare, 1959; Belle nubi solitarie, 1961; La finestra aperta sulla notte, 1961; Lascia che io ti ami, 1962; Un abisso chiamato amore, 1963; Non crescono fiori per Abigaille, 1963; L’addormentato cuore, 1964; La sublime arte di amare, 1964; Riaccendi la tua lampada, Gipsy, 1964; Un gesto, una parola, un silenzio, 1966; Non dimenticare Lietocolle, Bologna 1967; Il palazzo innamorato, ibid. 1967; Sognai di essere tuo, 1967; Di ricordi si muore, Bologna 1970; Una pagina d’amore, 1970; Ritorna malinconia, Bologna 1971; Un ballerino in Paradiso, 2010. Novelle e Racconti: A cavallo di Ugorò, 1941; Con l’anima a volo, 1942; La compagna velata, 1945; Fiaba d’amore tra ieri e domani, 1950; Preludi nostalgici, 1951; Foglie al vento; 1959.
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