AMADORI (dell'Amadore), Francesco, detto l'Urbino
Nato da Bernardino a Casteldurante, oggi Urbania, fu dal 1530 fino alla morte domestico e aiutante di Michelangelo il quale ne ricambiò la fedeltà con l'affetto fortissimo attestato dalle lettere, nelle quali piange la perdita di quel "valente uomo, pieno di lealtà…" (Gotti, I, p. 333) definendolo "rarissimo e fedele" (Vasari, p. 240), o dal commosso ricordo in un sonetto al vescovo Beccadelli (K. Frey, Dichtungen, p. 248).
Michelangelo ne esaudì anzi l'estrema volontà curando da padrino e tutore i due figli, con i quali - e con la vedova Cornelia Colonelli - mantenne quegli assidui rapporti che appaiono dalla corrispondenza pubblicata dal Frey (Sammlung);dei due fanciulli Michelangelo eseguì i ritratti entrati in possesso del duca di Urbino, come risulta dal confronto tra due lettere di quest'ultimo del novembre 1557 (M. Gualandi) e un'altra della vedova dell'A. che, nel dicembre successivo, si doleva con Michelangelo stesso di aver ceduto appunto al duca per cento ducati i ritratti da lui disegnati. Di tali ritratti fa cenno anche il De Tolnay, ritenendoli posteriori al 1556; potrebbe identificarsene uno nel ritratto di fanciullo ora al Teyler Museum di Haarlem, da lui pubblicato ed attribuito al Buonarroti (V, p. 227).
Dell'umile ma apprezzata collaborazione dell'A. all'opera michelangiolesca nei Palazzi Apostolici è traccia dal 1540 al 1546 nella contabilità pontificia per gli affreschi della Cappella Sistina e della Cappella Paolina, riportata dal Bertolotti. Tale collaborazione - la preparazione, cioè, delle pareti all'affresco, l'approntamento delle impalcature e la macinatura di colori -gli ottennero da Paolo III, con breve del 26 ott. 1543, il titolo di "mundator picturarum Cappellarum Palatii Apostolici", con una provvigione di 6 ducati al mese (A. Gotti, I, p. 280). Alcuni ritengono che Michelangelo abbia ritratto il suo servitore e collaboratore nel S. Bartolomeo del Giudizio Universale (Redig de Campos B. Biagetti, p. 30).
Un esempio dell'attività dell'A, e della protezione di Michelangelo è dato dall'incarico da quest'ultimo commesso all'A. stesso, e a Giovanni dei Marchesi il 16 maggio 1542, dell'esecuzione di elementi ornamentali per la parte superiore della tomba di Giulio II in S. Pietro in Vincoli; per le liti ben presto sorte tra i due esecutori l'incarico fu revocato, ma di nuovo affidato il 1° giugno successivo con nuovi patti che lasciavano all'A. la parte principale del lavoro. Seguirono ancora liti tra i due scalpellini, finché Michelangelo, il 20 agosto, dovette rimettere l'opera incompleta e la somma di 1400 scudi, ricevuta per garantirne l'esecuzione, ai committenti, agenti del duca d'Urbino; questi però il giorno successivo direttamente si accordarono con Raffaello da Montelupo per l'ultimazione di cinque statue e con l'A. per "...tutto il resto del quadro, cioè l'ornamento di detta sepoltura... con tutto il frontespitio e i candellieri", su disegno fornito da Michelangelo (Gaye; Gotti, I, pp. 275-77; Milanesi, pp. 482-85,710-14). L'opera - secondo il De Tolnay (Michelangelo,1951, p. 127) - venne ultimata nel 1544. Ancora un accenno alla modesta attività applicativa dell'A. è in A. E. Popp a proposito di una copia, oggi al British Museum, di uno schizzo - sempre di Michelangelo - per una saliera da eseguire in argento per il duca di Urbino. L'A. morì a Roma il 3 dic. 1555.
Incerto è il riferimento all'A. per la tomba di Cecchino Bracci, progettata sempre da Michelangelo, in S. Maria in Aracoeli, che secondo alcuni autori (A. Schiavo, p. 45; G.Papini, p. 434; ecc.) sarebbe stata eseguita dall'Urbino, e secondo il De Tolnay (III, p. 81), invece da Pietro Urbano. Una curiosa storia del tempo - riportata dal Vacca - ricorda infine l'A., il quale sarebbe stato vittima di un errore di persona con il reo di un furto avvenuto poco tempo prima, e imprigionato; che proprio dell'A. si trattasse non è peraltro credibile, dacché Tiberio Calcagni nella lettera dell'8 ag. 1563pubblicata da Daelli (Carte michelangiolesche inedite, Milano 1845, p. 38) attribuisce ad altro servo di Michelangelo l'episodio, occorso comunque poco prima, quando cioè l'A. era da tempo deceduto.
Bibl.: F. Vacca, Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma, scritte da Flaminio Vacca nell'anno 1594, p. 4, memoria 7, pubblicate da Famiano Nardini in appendice a Roma antica, Roma 1704; G. Vasari, Le Vite..., con nuove annotazioni e documenti di G. Milanesi..., VII, Firenze 1881, p. 240, n. 3; B. Cellini, La Vita, a cura di O. Bacci, Firenze 1901, p.371; G. Gaye, Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV, XV, XVI, II, Firenze 1840, pp. 292 ss.; M. Gualandi, Nuova raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV a XIX, I, Bologna 1844, pp. 48-52; A. Gotti, Vita di Michelangelo Buonarroti, Firenze 1875, I, pp. 275-77, 280, 332-39; II, pp. 137-40; G. Milanesi, Le lettere di Michelangelo Buonarroti pubblicate con ricordi ed i contratti artistici, Firenze 1875, pp. 314, 482-85, 542, 556, 710-14; E. Guhl-A. Rosemberg, Künstlerbriefe,Berlin 1880, I, pp. 162-65; A. Bertolotti, Artisti urbinati in Roma Prima del secolo XVIII, Urbino 1881, pp. 14-16; K. Frey, Die Dichtungen des Michelangelo Buonarroti herausgegeben..., Berlin 1897, p. 248; Id., Sammlung ausgewählter Briefe an Michelagniolo Buonarroti, Berlin 1899, pp. 351-54, 360 ss., 372-74, 384 ss.; J. de Vasconcellos, Francisco de Hollanda, Wien 1899, pp. 17, 97, 202; Lettere del duca Guidubaldo della Rovere, illustr. da Egidio Calzini con note su F. A. detto Urbino..., Urbino 1902, pp. 7 s., 11-19; E. Steinmann, Ausgrabungen und Funde, in Kunstchronik, n. s. XIV (1902-1903), p. 326; Id., Die Sixtinische Kapelle, II, München 1905, pp. 490, 510, 512, 758; H. Thode, Michelangelo: kritische Untersuchungen über seine Werke, II, Berlin 1908, pp. 4, 78, 232 s., 274, 309 s., 461; G. S. Davies, Michelangelo, London 1909, pp. 67, 72, 143, 173, 213; H. Thode, Michelangelo und das Ende der Renaissance, I, Berlin 1912, pp. 74-76 e passim; II, ibid. 1903, p. 40; III, ibid. 1912, pp. 564, 664 s., 694; H. Grimm, Leben Michelangelo's, Stuttgart 1922, II, passim; G. Brandes, Michelangelo Buonarroti, Berlin 1924, pp. 363, 400, 401, 406, 424; A. E. Popp, Fälschlich Michelangelo zugeschriebene Zeichnungen, in Zeitschrift für bildende Kunst, LXI (1927-28), pp. 15-17; D. Redig de Campos-B. Biagetti, Il Giudizio Universale di Michelangelo, Roma 1944, I, pp. 15, 19 n. 4, 30, 71, 109, 121 s., 147; G. Papini, Vita di Michelangiolo nella vita del suo tempo, Milano 1949, pp. 520-24 e passim; C. De Tolnay, Michelangelo, Firenze 1951, p. 127; A. Schiavo, La vita e le opere architettoniche di Michelangelo, Roma 1953, pp. 39, 45,51, 63, 69, 71, 96, 274 s.; C. De Tolnay, Michelangelo, I, Princeton 1947, pp. 241, 246-49; IV, ibid. 1954, pp. 66 s., 126, 140, 151, 158; V, ibid. 1960, pp. 13, 21, 88, 99, 103, 119, 136, 143, 149, 207, 227; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 372.